28 ottobre 2006

Consociare gli acquisti: la storia della zucca!

Ennesimo papiro - sproloquio - rievocazione nostalgica dei bei tempi andati - riflessione profonda e sofferta della sottoscritta. Preparatevi.
Nell'estate appena trascorsa, come al solito, soggiornando in campeggio, ho accompagnato spesso mia madre a fare la spesa. Non molto lontano dalla struttura, vi sono le terre di una figura che iniziai ad amare nel 2002, e probabilmente amerò per sempre: il contadino.
Posso dire che è un figaccione?
(con tutto il rispetto per la moglie, signora, non mi permetterei mai!)
Si chiama Don Alfonso, ha quasi ottant'anni e (non fosse per le bellissime e profonde rughe sul viso magro) ne dimostra non più di una cinquantina. Ha un fisico asciutto e nodoso, pelle sempre abbronzata... e coltiva verdure saporitissime.
Senza mezzi termini: non avrei mai potuto diventare vegan, se non fosse stato per lui. Era la negazione personificata di un'idea che mi trascinavo dietro da sempre: non potrò mai vivere da vegana perché le verdure non mi piacciono, sono tutte o amare o insipide o viscide! Beh, le sue certamente distruggevano questo preconcetto.

Fu un'estate di vera goduria, quella del 2002, tra zucchini, peperoni, melanzane, patate, zucca... che esperienza stupenda, che odori, che gusto! Mai, mai, mai avrei creduto di poter amare i vegetali. E invece eccomi qui. Ho perfino un blog tutto verduroso.

E lo devo anche, forse soprattutto, al sudore della fronte di Don Alfonso.

Tornando al frutto di tanta fatica, la famosa zucca del titolo, capitava spesso che lui la vendesse a un euro al chilo, ma ce la offrisse tutta intera per tre euro. Un prezzo molto conveniente, ma cosa ce ne facevamo noi di una zucca intera, per quanto piccola? Così rispondevamo che no, un chilo bastava... E la zucca tagliata gli rimaneva sul groppone, e se nessuno la comprava, stava a marcire.
Anche qui in città, dove abito, capita che il fruttivendolo offra a un prezzo molto conveniente grandi quantità di verdura, ma il discorso resta sempre quello: cosa farsene ad esempio di dieci chili di melanzane o di 5 piedi di lattuga? Mi sa che neanche un’intera famiglia di vegetariani riuscirebbe a consumare tutto.

Restando su un discorso meramente economico, è un peccato sprecare queste opportunità. Nei forum che frequento, moltissime persone mi obiettano che la dieta vegetariana è costosa... ogni volta divento così: .
E non parlano mica del seitan, del tofu, dei vegburger: si riferiscono alle basi, frutta e verdura. Non so come siano i prezzi nel resto d'Italia, ma qui tutto sommato sono abbordabili; e poi non è che la frutta e la verdura la mangino solo i vegetariani... non dovrebbe essere quello a differenziarci dagli onnivori!

Comunque sia, se davvero la scusante è questa, le occasioni per risparmiare credo non manchino. Sarebbe bastato che mia madre andasse a fare spese con una delle mie zie per accettare l'offerta e "spartire il bottino" per la gioia di tutti... O anche, perchè no?, "si coalizzasse" lì per lì con una perfetta sconosciuta, dividendo merce e spesa.
Certo, è un gesto al quale non siamo abituati... Daniele, forse la spersonalizzazione degli acquisti non è dovuta solo alla diffusione dei grandi magazzini, che dici? Serve coraggio, e un’equa miscela di audacia, desiderio di condivisione e furbizia nel saper gestire i propri affari, per compiere una tale piccola impresa.

Possibili soluzioni: siate elastici. Se dovesse capitarvi qualcosa di simile, piantonatevi nel negozio e non uscitene finché non avrete trovato qualcuno interessato a dividere con voi.

Organizzatevi. Se il vostro fruttivendolo si lancia spesso in "offerte speciali", 3x2 e simili, mettetevi d'accordo preventivamente con parenti, amici, colleghi, dirimpettai e siate pronti a cogliere l'attimo.

Trascendendo il semplice piano economico, potreste accostarvi ad una soluzione un tantino più complessa... il GAS. Cito dalle FAQ del sito della Rete nazionale dei Gruppi di Acquisto Solidale:
"Un gruppo d’acquisto e' formato da un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune, da ridistribuire tra loro. Un gruppo d’acquisto diventa solidale nel momento in cui decide di utilizzare il concetto di solidarieta' come criterio guida nella scelta dei prodotti. Solidarieta' che parte dai membri del gruppo e si estende ai piccoli produttori che forniscono i prodotti, al rispetto dell’ambiente, ai popoli del sud del mondo e a coloro che - a causa della ingiusta ripartizione delle ricchezze - subiscono le conseguenze inique di questo modello di sviluppo."

Ora... ciascun GAS rappresenta un po' un microcosmo a sé, e credo che quelli vegan siano quasi inesistenti. Personalmente non ho molto da dire sull'argomento perché, come sapete, il mio maggior cruccio è dover cucinare solo ed esclusivamente per me stessa, potrei piuttosto diventare fornitrice ufficiale di seitan fresco di un (eventuale) GAS vegan Stabiese, ma qualcosa mi dice che non sta per succedere a breve...
Pertanto, vi rimando alla Rete nazionale di collegamento dei Gruppi di Acquisto Solidale, dove potrete soddisfare la vostra curiosità in merito, acquisire piena consapevolezza delle reali motivazioni alla base di un GAS, trovare tutte le informazioni su come crearne uno vostro, se siete così spericolati , oppure sapere dov'è quello più vicino a voi, se preferite prendervela comoda.

Buona lettura e, se ne avete voglia, lasciatemi un commento. Sono sempre bene accetti.

4 commenti:

  1. Vera, la metto qui dato che il mio sito è tuttora in manutenzione (argh), non so se ce l'hai già... nel caso sorvola.

    CASTAGNACCIO

    - farina di castagne, olio di semi di girasole, acqua tiepida, poco zucchero, pinoli e/o uvette ammollate mezz'ora nell'acqua, rosmarino.

    Si stempera la farina di castagne con l'acqua tiepida sino ad ottenere una consistenza cremosa abbastanza liquida; si aggiungono mescolando alcuni cucchiai d'olio (circa due per 200 g farina), le uvette e/o i pinoli, poco zucchero. Si versa il composto in teglia larga e unta, il castagnaccio dev'essere basso. Poi si spargono un po' di aghi di rosmarino sulla superficie. Forno 180° per circa mezz'ora-3/4 d'ora.
    Gnam!!

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  2. come ho detto una volta a Daniele:
    "visto che non ho trovato un gas vegano sono diventata un gas!!" Ci sono molte aziende alle quali si può ordinare anche da soli, facendo scorte per 6 mesi o un anno, ma SEMPRE dicendo di essere un GAS e non un privato!!! ;O)

    Muuu
    Bea

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