31 maggio 2007

Riepilogo di maggio

Maggio volge al termine, e questo è il riepilogo degli interventi del mese.

Ricette mie: panino universitario, frullatone verde, pane integrale di frumento e farro, schiacciata dolce all'uvetta, insalata d'orzo, focaccia con pasta madre, frullatone rosso, pasta con la panna e briciole di zucchine.

Ricette altrui: pasta madre (di Roberta - che non ringrazierò mai abbastanza), crepes con salsina (di Barbara - fedele collaboratrice!), tofu sott'olio (da Erbaviola - donna dalle mille risorse).

Altri argomenti: ricette solari, assorbenti di stoffa fatti in casa, esperimenti assortiti, compostaggio, piccoli spunti sul risparmio idrico, solidarietà o decrescita?, balconaggio, assorbenti di stoffa e coppette mestruali, la stevia.

Segnalazioni: 5x1000 a SSNV, segnalazioni uno, due, tre, quattro.

Da leggere questo mese: Solo crudo, Coltivare l'orto sul balcone, Donne che corrono coi lupi.

Vita con Tarty: la mia aiuto giardiniere.

Per concludere.... il riepilogo di aprile 2007 e quello di maggio 2006.
Sto ancora cercando aiuto per il blog, ho ancora un mucchio di cd di ricette da piazzare, e continuo ad aggiungere elementi al mio post sul seitan.
Sono sempre disposta a spedire pasta madre a chiunque ne voglia un pezzo, ma devo purtroppo chiedervi il rimborso delle spese di spedizione, perché ho avuto molte più richieste di quanto prevedessi. Se siete interessati, mandatemi una e-mail attravero il profilo.

30 maggio 2007

Centomila visite

Il blog oggi ha sforato le 100.000 visite.
La felicità però è guastata dal fatto che qualcuno è capitato qui cercando "vitellini prezzo al chilo vivi".

A mano che non si tratti di un animalista che sta per comprare un vitellino per salvarlo dal macello, tutto quello che vorrei dire a questa persona è si vergogni.

Tofu sott'olio

Oggi vi propongo delle ricette, tratta dal blog di Erbaviola, per conservare il tofu (magari autoprodotto). Ho provato la prima ricetta, ma non mi è riuscita; io però sono imbranata con i sott'oli, quindi non faccio testo... provate un po' voi!

Tofu sott’olio con spezie - Conservare il tofu
Questa più che una ricetta è un metodo di conservazione per chi si fa il tofu fresco in casa. Il metodo l’ho mutuato dalle conserve di formaggi (caprini, tomini ecc) e mi è venuta l’idea un paio di anni fa di metterlo sott’olio e ricavarne un paio di antipasti ottimi e ingredienti altrettanto ottimi per i panini o qualche cena improvvisata all’ultimo minuto.
Pensavo fosse una cosa che facevano un po’ tutti quelli che fanno il tofu in casa invece chiacchierando con Vera è venuto fuori che no, anzi, conservare il tofu è un problema. Penso che molto dipenda dal fatto che gran parte di vegetariani e vegani hanno cominciato a cucinare dopo aver fatto queste scelte di vita. Io cucino si può dire da sempre visto che ho lasciato la casa dei genitori a 21 anni e già dai 14 passavo qualche tempo fuori dall’Italia rifiutandomi di mangiare la monnezza britannica e quindi imparando a cucinare da sola. Quando è arrivata la svolta vegetariana e poi vegana, ho semplicemente cercato di rifare i piatti che mi piacevano con altri ingredienti. Il tofu sott’olio è appunto l’idea mutuata da caprini e tomini sott’olio con spezie. Qui di seguito i tre principali metodi di conserva del tofu sott’olio.

Tofu sott’olio alla mediterranea
Ottimo come antipasto o spuntino, super sulle bruschette insieme a pomodorini freschi

300 gr di tofu, 2 carote, 100 gr olive verdi e nere, 60 gr di capperi, 1 spicchio d’aglio, olio extra vergine d’oliva, un pizzico di sale, peperoncino rosso, (brodo vegetale), Olio extravergine di oliva, quanto basta per invasare

Tritare le carote, le olive, i capperi e l’aglio e farli soffriggere in una padella con dell’olio 2 o 3 minuti.
Aggiungete il tofu tagliato a piccoli dadini (1,5 cm di lato) e lasciare cuocere per 20 minuti circa. Se secca troppo, aggiungere poco alla volta qualche cucchiaio di brodo vegetale. Al termine cospargerlo di un pizzico di peperoncino rosso, mischiare, estrarlo dalla pentola con tutte le verdurine e invasarlo. Aggiungere l’olio fino a copertura, una foglia di alloro e chiudere ermeticamente. Tempo di posa per l’insaporimento: 1 settimana circa. Dura anche 6 mesi chiuso, l’olio è un conservante naturale.

Tofu marinato sott’olio
Ottimo come antipasto, su tartine o nei panini. Buonissimo servito freddo d’estate.

300 gr di tofu, aceto balsamico di modena, olio extravergine di oliva, salsa di soia, timo o misto di spezie a piacere (timo,maggiorana, alloro, rosmarino….), una presa di sale, un pizzico di zenzero

Tagliare il tofu a cubettini piccoli o a fettine (come si fa per le verdure in carpione) e metterlo in un contenitore, irrorandolo fino a copertura con un composto fatto con tutti gli ingredienti sopra. Tempo di posa per l’insaporimento: 1 settimana circa. Dura anche 6 mesi chiuso, l’olio è un conservante naturale.

Tofu in carpione
Ottimo come antipasto o come formaggio da tavola

300 gr di tofu, 1 spicchio d’aglio, 3 cucchiai d’acqua, 2 cucchiai di shoyu, 1 cucchiaio di aceto di mele, 1 rametto di rosmarino fresco, 1 pizzico di origano secco, foglie di mentuccia fresca, olio extra vergine di oliva

Praticate dei piccoli taglietti nello spicchio d’aglio e metterlo in una scodella, dove si aggiungono 3 cucchiai d’acqua tiepida, 2 di shoyu, 1 di aceto di mele, il rametto di rosmarino ed un pizzico d’origano secco.
Lasciare riposare per almeno 10-15 minuti poi aggiungere l’olio e togliere l’aglio. Tagliare il tofu a fettine di circa mezzo cm di spessore e disporlo nel contenitore di conserva in questo modo: composto di olio - fette di tofu - foglie di mentuccia - composto di olio a coprire e via così fino a terminare il vaso o contenitore. Tempo di posa per l’insaporimento: 1 settimana circa. Dura anche 6 mesi chiuso, l’olio è un conservante naturale.

29 maggio 2007

Segnalazione e domanda

La segnalazione:
E' ancora attiva la raccolta firme (per i residenti in provincia di Milano) per la petizione disponibile qui, che richiede al Comune di Milano di istituire un servizio di pronto soccorso per animali. Chi ha già raccolto delle firme le spedisca al più presto all'indirizzo indicato sulla petizione, e continui a raccoglierne altre.

La domanda:
Potrei sapere quanti campani leggono il mio blog?
Siete pregati di manifestarvi, scrivendomi una mail o lasciandomi un commento. Sto valutando se inserire iniziative, notizie o links dedicati più espressamente alla nostra realtà regionale (vedi mostra mercato a Portici), ma logicamente se non c'è nessuno mi risparmio la fatica... A voi la parola.

Pasta con panna e briciole di zucchine

Una variante più leggera e meno faticosa della solita pasta con panna e zucchine.

Ingredienti per 4: 350 g di pasta (tipo penne), 3 zucchine grandi oppure 4 piccole, 5 cucchiai di panna di soia da cucina.
Lavate le zucchine, asciugatele ed eliminate le estremità. Passatele su una grattugia per ottenere delle "briciole" che soffriggerete in padella con un filo d'olio, fino alla cottura (aggiungendo poca acqua se dovessero asciugare troppo).
Cuocete la pasta, scolatela e versate la panna di soia; mescolate bene e poi incorporare le briciole.

Tagliando le zucchine in pezzetti piccoli si ottiene una sorta di "ragù", che consente di condire la pasta soprattutto con verdure e pochissima panna (ingrediente non molto leggero).

28 maggio 2007

Stevia

Sabato sono entrata in possesso di una pianta di Stevia.

La Stevia rebaudiana Bertoni è una piantina originaria delle montagne fra Paraguay e Brasile.
E' nota soprattutto per il suo potere dolcificante, maggiore di quello del saccarosio (una foglia fresca, o un quarto di cucchiaino di foglie essiccate, corrisponderebbero ad un cucchiaio di zucchero). Il suo uso nei prodotti alimentari è vietato in Europa e USA in quanto alcuni suoi componenti sono noti come cancerogeni. I suoi sostenitori, pur ammettendo che la stevia contiene sostanze di per sé cancerogene, ritengono che essa non abbia controindicazioni, diversamente dal saccarosio raffinato e dai dolcificanti ipocalorici contenenti aspartame.

In Giappone si usa come dolcificante per la Coca Cola Light; negli USA può essere venduta come supplemento dietetico ma non come dolcificante. Nel 2000 la Commissione Europea ha deciso che la Stevia Rebaudiana (pianta ed estratti secchi) non può essere immessa nel mercato come alimento o come additivo alimentare.

(Queste informazioni sono tratte da Wikipedia, cliccate per approfondire).

Dice bene la wiki: l'uso nei prodotti alimentari è vietato, ma i suoi sostenitori ritengono esista un complotto delle compagnie dei dolcificanti...
Questo sito, che ha lanciato la campagna Stevia libera, appoggia l'ipotesi del "complotto". La diffusione della Stevia potrebbe essere stata osteggiata in quanto la pianta non è brevettabile; perché se prendesse piede come coltivazione domestica, al posto dello zucchero raffinato, le industrie ad esso collegate ne sarebbero oltremodo colpite; allo stesso modo, la lobby chimico-farmaceutica dovrebbe dire addio ai suoi dolcificanti di sintesi.

Del resto, come abbiamo detto, la Stevia è usata nell'America latina da secoli, negli USA può essere venduta come supplemento dietetico e in Giappone, dopo 30 anni di utilizzo, non sono stati riscontrati effetti negativi.
Gli studi su animali condotti per provarne la tossicità su di me non fanno presa (al di là della crudeltà degli esperimenti, non sono affatto certa della validità scientifica dei risultati); pertanto, anche se la questione pare controversa, o quanto meno non del tutto trasparente, non potevo mica lasciarmi sfuggire la piantina?

Ho intenzione di coltivarla, seguendo queste istruzioni e quelle del pollice verde; di certo non ne farò un uso smodato, e comunque sono fiduciosa sulle sue proprietà.

Anche se la pianta è molto giovane, non ho resistito alla tentazione...
Ho staccato una fogliolina, e l'ho assaggiata; poi ne ho dato il resto ai miei genitori.
Io l'ho trovata deliziosa, inizialmente sa un po' di erba, subito sopraggiunge un sapore dolce molto intenso e infine si avverte il retrogusto di liquirizia... mio padre ha detto che era "forte", mamma che non sapeva di niente.
Il retrogusto di liquirizia, comunque, è stato universalmente riconosciuto. Pare che ciò limiti le applicazioni di questa pianta (mi hanno garantito che col caffé fa a cazzotti!), tuttavia non mi pare un ostacolo insormontabile: se avete mai fatto uso di mascobado (zucchero di canna integrale, dal retrogusto di liquirizia), non dovrebbe esservi difficile trattare con la stevia.

Alla consegna della piantina mi è stato detto che: teme i ristagni d’acqua (portano marciume radicale), pertanto il terreno deve essere drenato molto bene; va posta in mezz’ombra e mai esposta a temperature inferiori ai 5° (ritiratela in casa, eventualmente); raggiunge un'altezza di 70 cm. Alla fioritura, si prelevano le parti da seccare (foglie e fusti), lasciando due nodi per la successiva vegetazione, si pongono all'ombra e poi si triturano con un macinacaffé. Si conserva in barattoli di vetro: un cucchiaio di polvere equivale a 4-5 di zucchero.

Come si fa a trovarla? Non è facile, purtroppo. Bisogna telefonare ai vivai della propria zona e chiedere se ce l'hanno, o farsela spedire (provate qui oppure qui, per esempio) oppure recarsi appositamente in trasferta per procurarla... la riproduzione per seme, purtroppo, è difficoltosa; più facile quella per talea.

Per me è stata pura fortuna. Ero all'orto botanico di Portici per una mostra-mercato di piante; c'era un meraviglioso stand del Bio Vivaio Gran Burrone, pieno di aromatiche fantastiche e piante officinali... e la stevia. Così, la piantina è giunta tra le mie mani dalla provincia di Perugia per caso... spero che il nostro sodalizio duri a lungo, e sia fruttuoso!

26 maggio 2007

Donne che corrono coi lupi

Lo so, il post precedente sulla Loba probabilmente vi è risultato criptico... era piuttosto autoreferenziale.

Prima di proseguire su questa strada, dato che l'argomento non è esaurito, devo quindi aiutarvi a capire almeno nelle linee generali di cosa sto parlando, perché possiate seguirmi. Dico nelle linee generali perché non è semplice comprendere "cosa sia" questo libro; non lo è nemmeno per me che l'ho letto.

Non è un testo attualissimo, si porta quindici anni sulle spalle, ma non importa. La sua voce sembra senza tempo, e forse senza luogo, come se parlasse un linguaggio universale.
Si rivolge alle donne, alle donne oppresse e piegate dai vincoli sociali, culturali, imposti ed autoimposti perché così ci hanno insegnato, così ci hanno cresciute, così pensiamo che sia normale essere. E anche se siamo tremendamente infelici e insoddisfatte nelle nostre vite, anche se qualcosa dentro ci pungola e ci spinge a muoverci, non sappiamo di poter essere qualcosa di diverso. Forse lo intuiamo, lo desideriamo, ma "l'educazione" ci ha convinte che non sta bene, non sta bene ribellarsi, far sentire la propria voce, smettere di subire e sacrificarsi per fare l'esatto opposto: affermarsi, cercare rispetto, dagli altri e da noi stesse, prenderci i nostri spazi, creare, inventare, nutrire, far crescere cose, essere individui autonomi, mostrare un coraggio che pure possediamo, trovare la vera natura sepolta nel profondo e permetterle di venire a galla, con le sconvolgenti conseguenze che ciò comporterebbe.

Come faccio a sintetizzarvi in breve la magia di più di 500 pagine, dense e ricche e stimolanti?
La memoria non mi viene in aiuto, ho prestato questo testo dopo una prima lettura e non l'ho ancora riavuto indietro, e ormai il ricordo della struttura interna vien meno... resta invece quello di un soffio, un soffio rinfrescante che sentivo costantemente sul viso ogni qual volta schiudevo le porte di un mondo diverso, attraverso la copertina, e mi addentravo nella lettura.

Donne che corrono coi lupi è un libro per la psiche. Utile avere un'infarinatura di psicologia per comprenderlo al meglio, utile anche rammentare le storie e le fiabe dell'infanzia: scarpette rosse, il brutto anatroccolo, la piccola fiammiferaia, barbablù... Attraverso di esse l'autrice scioglie il suo canto, rivisita la tradizione, e le dona nuovo valore. Mi sono stupita di non aver mai letto nelle leggende presentate quegli spunti che pure, con la sua guida, mi sembrano esserci, evidenti.

Tutto il testo è pervaso da un'atmosfera di fiducia e curiosità, con un pizzico di ribellione: come un cane in attesa, le orecchie dritte puntate in avanti, la coda leggermente in movimento, la lingua bonariamente fra i denti e il pelo un po' erto. Ad osservare quello che sta arrivando.
Fiducia, è quanto mi ha trasmesso questo testo che parla in modo straordinario al mio cuore.
Fiducia in me come donna, come femmina, come animale che istintivamente sa.

E non è poco, non è poco. Non mi ha mai detto nessuno che le mie intuizioni sono potenti. Non mi ha mai insegnato nessuno a credere in me stessa così a fondo. Nessuno mai mi ha avvertita di avere un potere così grande. Il sapere istintivamente cosa c'è da fare. Men che meno, non sono mai stata spinta a pensare di poter essere così forte da fare esattamente quello che sapevo doveva essere fatto.
E' poco importante? E' troppo difficile? Non direi. Non ho mai pensato nulla del genere, mentre bevevo parole e parole e un turbine di emozioni e pensieri mi attraversava. Ricordo però che, appena richiudevo il libro, sembrava davvero troppo difficile per me. Ma bastava riaprirlo, a volte solo guardarlo, per capire che sì, c'era una lupa in me, voleva svegliarsi, voleva ululare, e con un piccolo balzo, quasi un passo di danza, mettersi in marcia.

E non sarebbe stata sola.
Non so che aspetto abbia, Clarissa Pinkola Estes, non so proprio nulla di lei, ma le sue parole mi hanno tenuto compagnia come l'amica più preziosa non avrebbe potuto fare. Nonna, madre, zia, sorella e confidente, a colmare il vuoto di un ruolo che oramai nessuno ricopre più.

La mole di lavoro sottesa a quest'opera traspare chiaramente, così come la preparazione culturale dell'autrice. E' una lettura molto impegnativa, perché densa, profonda, ma nonostante ciò, piacevole, con tratti lirici, pervasa da poesia.
Sincera, coraggiosa. E preziosa.


Mi terrà compagnia a lungo, quando tornerà a casa. Una volta sola non basta. Ho bisogno di riavere quel libro tra le mani, di guardarlo, toccarlo, portarmelo addosso, sfogliarlo, leggerne brani, sentirlo mio e con me, per trarne forza e ispirazione.
Abbiamo un viaggio da fare, noi due, conoscerci, crescere insieme.

La strada è ancora lunga, lo so, ma adesso, posso scorgere il sentiero.
Si parte?



Clarissa Pinkola Estés
Donne che corrono coi lupi
Frassinelli
2002
520 pagg.
€ 17,00

25 maggio 2007

Segnalazioni 2

Mi pareva di aver dimenticato qualcosa!!

UDITE UDITE: NASCE LA VEGANZETTA!
Riceviamo da veganzetta.org
Care amiche e cari amici,

Vi scriviamo per darvi una bella notizia, dopo mesi di faticosa gestazione è nata la VEGANZETTA!
La VEGANZETTA è un foglio informativo in formato A3 stampato su carta riciclata e distribuito gratuitamente, la pubblicazione è divisa in due sezioni, la prima pagina è divulgativa e rivolta ad un pubblico eterogeneo: si parla di animalismo, veganismo, antispecismo e problemi correlati a tali argomenti. La seconda pagina è di approfondimento e destinata ad un pubblico già introdotto nell'argomento veganismo/antispecismo.
Il linguaggio che intendiamo usare è innovativo e sarà gradualmente inserito nei testi per guidare il lettore verso una nuova ottica antispecista.
La VEGANZETTA intende diventare un piccolo punto di riferimento per i vegani, un mezzo per diffondere le nostre tematiche e dove confrontarsi.
Attendiamo quindi spunti e contributi.

La VEGANZETTA ha una versione digitale online, è possibile infatti scaricare il numero 0 della VEGANZETTA direttamente online all'indirizzo:
www.veganzetta.org

Link diretto.
Visitate il sito che è aperto ai vostri commenti e alla discussione anche tramite un apposito forum.

Il sito della VEGANZETTA è in continua crescita e funge da approfondimento del giornale cartaceo, in tale luogo virtuale si potranno ampliare gli argomenti affrontati sul giornale, direttamente dal sito ci sono le indicazioni per ricevere via posta la copia cartacea della VEGANZETTA.

Vi saremmo grati se voleste diffondere la notizia e pubblicizzare il sito internet.

Grazie
La Redazione


Questo l'ho ricevuto da Agire ora.
Un appello: diverse persone ci hanno fatto notare che sarebbe carino avere il sito VegFacile.info stampato su carta, in un libretto che si possa distribuire ai tavoli informativi, conferenze, ecc. L'idea ci piace, e quindi abbiamo pensato di partire con una raccolta fondi, come gia' fatto coi pieghevoli sul veganismo, in modo da finanziare la prima stampa di 3.000 copie, mentre le ristampe successive verranno finanziate con la distribuzione di queste prime copie. Il totale da raggiungere e' di 3600 euro.

Potete controllare l'andamento della raccolta dalla progress bar attiva nella home page di AgireOra Network per tutta la durata della raccolta fondi!

Potete contribuire o con una donazione, o prenotando e pagando anticipatamente un certo numero di libretti - almeno 20. Prevediamo che saranno pronti ad ottobre. I libretti avranno circa 140-150 pagine, saranno in bianco e nero, con la copertina a colori e con alcuni inserti a colori che riporteranno alcune foto e cartelloni presenti sul sito; e il contenuto sara' esattamente quello del sito.

Per le donazioni può essere usato il conto corrente postale numero 71736326 intestato ad AgireOra Edizioni, Torino. Sullo stesso numero di conto BancoPosta si possono effettuare anche bonifici bancari, i dati sono: ABI 07601 - CAB 01000 - CIN P. Oppure si puo' utilizzare PayPal o la carta di credito cliccando sul bottone in questa pagina.

Se non usate PayPal, ricordatevi di scrivere la causale del versamento sul bonifico o bollettino, e meglio ancora mandarci anche un'email, all'indirizzo info@agireoraedizioni.org indicandoci l'importo della donazione effettuata, e lo scopo.

Oppure, potete prenotare e pagare, sempre scrivendo all'indirizzo di cui sopra, 20 o piu' copie di questi libretti, al costo di 1,30 euro l'uno piu' 3 euro di spese di spedizione, in modo che appena sono pronti (indicativamente ad ottobre) ve li spediamo.

Grazie a tutti per la partecipazione, diffondete la notizia :-)

AgireOra Edizioni



Segnalazioni assortite...

Si sta avvicinando l'estate e, purtroppo, estate significa aumento di cani randagi, abbandonati da "padroni" privi di scrupoli e di cuore...
Mi sembra l'occasione giusta per riproporvi il cd di ricette vegan che ho realizzato per l'ADDA; leggete questi due post (uno, e due), e pensateci. Il vostro aiuto sarebbe graditissimo!


Leggendo il forum consapevolmente, ho trovato delle istruzioni (con fotografie) per cucire in casa i pannolini di stoffa per bambini. Sono davvero interessanti, le trovate qui.
Anche se non avete bambini, conservatele a futura memoria!


Non ricordo se l'avevo già segnalato... ZeroRelativo.it.
Questo sito mette in contatto gli utenti che vogliono riciclare e scambiare i loro oggetti, utilizzando il baratto. L'utilizzo del servizio è gratuito.
Magari è la volta buona che casa Lentini trova una macchina fotografica digitale usata?


Nuovi blog... Equo, eco e vegan, blog di una vegana ecologista felicemente equosolidale. Uno in più non può che farmi piacere!


Per finire, ricevo da Agire Ora e giro.
Il ridicolo servizio del TG1 sui "pericoli" dell'alimentazione vegan nei bambini
Al TG1 di ieri sera, 22 maggio e' andato in onda un servizio degno delle peggiori riviste di pettegolezzi, non di un TG nazionale, che praticamente sosteneva che i vegan ammazzano i propri figli a causa di "carenze nutrizionali" presenti in questo tipo di alimentazione.

Pensate che hanno addirittura detto che ci sono stati "ben 3 casi" di mortalita' infantile di bambini vegan in 4 anni, negli USA... quando di bambini morti sotto l'anno di eta', in 4 anni, solo in Italia, ce ne sono quasi 10.000, figuriamoci negli USA... tutti in galera i genitori onnivori, dunque?!

Sarebbe da scuotere semplicemente la testa increduli dell'illogicita' dei "ragionamenti" di questa gente, se non fosse invece molto preoccupante e triste il fatto che chi dovrebbe fare informazione dimostra invece solo ignoranza e non si preoccupa della brutta figura pur di raggiungere l'obiettivo "spezzare le gambe ai vegan".

Ma a noi non ci spezzano ne' ci piegano, percio', scriviamo al direttore del TG1 per dire cosa ne pensiamo e quanto vergognoso sia questo servizio, e con che faccia lui permetta che si mandino in onda servizi del genere.

Direttore del TG1 - Gianni Riotta
tg1_direzione@rai.it

Qui il filmato e la trascrizione.
Qui un articolo di commento dettagliato.


Risparmio i miei commenti su questo servizio costruito sull'aria fritta...


Sono stremata.
Fortunatamente, oggi è l'ultimo giorno di corsi all'università (si spera: nessuno di noi ha intenzione di tornare in aula il 31 maggio per leggere le meravigliose lasse della Chanson de Roland inerenti il processo a Gano, con conseguente duello giudiziario dei campioni, sconfitta di Pinabello, squartamento di Gano e impiccagione di trenta uomini appartenenti alla sua schiatta. Va bene, nessuno mette in dubbio che sia un capolavoro affascinante e interessante, per quanto truce, ma dobbiamo proprio ridurci al trentuno di maggio??).
Anche se prestissimo inizierà il tour de force degli esami, non vedo l'ora di essere più libera di gestirmi gli impegni e poter sperimentare in cucina!!

24 maggio 2007

Frullatone rosso

Oramai mi sto affezionando ai frullati mattutini, e ammetto che è divertente, con l'avanzare della primavera e la disponibilità di nuovi frutti, giocare sui colori e i sapori!!

Ingredienti: pere, fragole, mele a seconda dei gusti.
Tagliate la frutta a pezzettini dopo averla sciacquata (io lascio la buccia, ben lavata ovviamente) e frullatela, aggiungendo se necessario succo di limone per diluire.

Ci manca solo il frullatone bianco, dopodichè faccio il tricolore...

23 maggio 2007

Crepes con salsina (di Barbara)

Ultimamente il tempo che trascorro in cucina è drasticamente diminuito... sto vivendo di frullati, insalate e cose del genere e soprattutto tra la preparazione degli esami e i progetti autocostruttivi che sto portando avanti mi sento così.. *_*

La ricetta di oggi, pertanto, ce la offre Barbara.

Ingredienti: farina di ceci e farina di farro in parti uguali (per due crepes piccole ho usato 3 cucchiai di ciascuna farina), rosmarino, un cucchiaio di succo di limone, acqua.
Mescolate fino ad ottenere una pastella fluida. In una padella antiaderente ben unta e caldissima, versate metà del composto e quando si stacca dalla padella, girate. Cuociono in fretta, dunque attenzione a non bruciarle!
Per il ripieno, non avevo molto in casa, così ho improvvisato una salsina con due cucchiai di panna di soia, prezzemolo tritato, lievito alimentare e un pizzico di sale.
Stendete un cucchiaio di salsina su ciascuna crepe, arrotolate e gustate!

22 maggio 2007

Assorbenti di stoffa e coppette mestruali

Aaaaaaaaaaaaaaaaaallora!
Oggi ho bisogno di un po' di scambio di opinioni, ma prima...

...dato che ogni qual volta nomino gli assorbenti di stoffa mi salta su qualcuno a consigliare moon cup, tanto vale affrontare direttamente l'argomento una volta per tutte.
Non posso parlare per esperienza diretta, non uso mooncup e non ho intenzione di usarla nell'immediato, ma si trovano informazioni in abbondanza. Cercherò di suggerirvi qualche pista.
Innanzitutto se andiamo su wikipedia ci viene spiegato cosa sia una coppetta mestruale; scorrendo la pagina vengo a conoscenza di altri tipi di coppette esistenti, oltre alle ormai note Keeper e Mooncup.

Personalmente, in Italia ho sentito parlare sempre e solo di questi due oggetti; le opinioni in merito si sprecano (basta leggere questa discussione per averne un'idea) e generalmente sono positive. Per altri riscontri basta usare un motore di ricerca e troverete di tutto di più (negozi on line compresi). I prezzi possono variare a seconda dei distributori, quindi fate i confronti del caso!

Per sciogliere dubbi e perplessità, vi consiglio di fare riferimento alla discussione cui prima accennavo. Di mooncup parla anche ecomamma (sono quasi certa di conoscerla, ma non ricordo chi sia ), c'è un accenno su camminare lento e una bella discussione sul forum di Lola. In giro se ne sono dette di cotte e di crude, molte persone hanno ragliato "che schifo" senza averla provata, qualcuna non ci s'è trovata bene ma pare che in generale la maggioranza dei commenti sia positiva. Mi sembra abbastanza scontato avvertirvi che è più difficile accostarsi a questo strumento se non si usano abitualmente gli assorbenti interni; ma nel caso tampax&co siano vostri fidati alleati, il passo dovrebbe essere breve.

Insomma, gli strumenti per valutare ci sono, a voi la riflessione e la scelta!


Detto questo, torniamo all'argomento di oggi: gli assorbenti di stoffa fatti in casa. Li ho provati e in linea di massima è andata bene, ma ho qualche considerazione da fare...

Tanto per cominciare, voglio sperare che nessuno di voi abbia in casa la candeggina, vero?? Per me la candeggina dovrebbe essere bandita dal commercio e di sicuro nessuna persona interessata all'ambiente la userebbe mai... Al momento non ho sottomano dati sui danni che questo prodotto arreca quando si disperde nell'ambiente, ne avevo letto nel libro di Julia Hill e non ricordo bene; comunque sia, non la uso mai e gradirei che anche mamma non lo facesse.
E invece lei continua a gingillarcisi, facendo diventare rosa i miei top, azzurri gli slip, versandola amabilmente sulle t-shirt preferite e distruggendoci gli assorbenti di stoffa.
La candeggina ha la simpatica capacità di logorare i tessuti e i miei Imse vimse blu, adesso, somigliano a un cielo azzurrognolo con nuvole bianche. E si sono completamente sfibrati.
Tenete lontana la candeggina dai vostri assorbenti!!

Per quanto riguarda gli aggeggi: due strati di spugna vanno bene per garantire assorbenza e comodità, ma purtroppo "qualcosa" supera sempre la barriera, col risultato che più di una volta mi si sono sporcati gli slip di sangue.
Purtroppo non c'entra nulla con il numero di strati: la spugna, semplicemente, lo assorbe, si impregna e lo mette a contatto con lo slip.

Urge trovare qualcosa che faccia da isolante, mi è bastato usare una tasca impermeabile Imse vimse, posizionata sotto all'assorbente, per risolvere il problema.
Quindi: conoscete qualche tessuno che sia leggero, sottile, morbido e impermeabile e potrebbe fungere? Sapete esattamente di cosa siano fatte queste tasche impermeabili?
Mia madre mi ha suggerito di usare gli slip igienici, che hanno una fodera di plastica... ma l'idea non mi ispira!

Suggerimenti?

Un'altra annotazione: andateci abbondante col filo di cotone, e poi tagliate tutti i rimasugli che penzolano. In caso contrario rischiano di scucirsi e rovinarsi in lavatrice.
Mi sta poi sorgendo il dubbio che per renderli più robusti sia meglio cucire anche la flanella in doppio strato (due sopra, due sotto), ma ho bisogno di ulteriori verifiche.

Sono graditissimi commenti, scambi di idee e quant'altro, specialmente dalle fanciulle che usano assorbenti di stoffa (se ne esistono) e dalle mamme che usano pannolini lavabili (il campo è lo stesso). Tirate fuori qualsiasi follia vi venga in mente: la follia è parente del genio, lo sapevate?

21 maggio 2007

Focaccia con pasta madre

Me la sono pappata ieri sera, era davvero buonissima: alta, soffice e corposa come quella delle migliori panetterie! Ancora più buona mangiata qualche ora dopo, appena tiepida...

Ingredienti per l'impasto: 200 g di pasta madre, 500 g di farina (a piacere, anche mista), 2 cucchiaini di sale, 1 cucchiaino di malto o zucchero di canna, 60 g di olio extravergine d'oliva, circa 300 ml d'acqua.

Stemperate la pasta madre con poca acqua in cui sia stato disciolto il sale. Aggiungete il malto o lo zucchero e impastate bene; incorporate la restante farina, con acqua a sufficienza e l'olio d'oliva.
Lasciate lievitare, coperto da un canovaccio umido, in un luogo riparato, finché raddoppia (circa 6 ore), quindi stendete l'impasto in una teglia e lasciate lievitare ancora un paio d'ore.
Prima di infornare (per 30 minuti a 200°) distribuite sulla focaccia il condimento che preferite: in questo caso, ho usato della panna di soia e funghi misti fatti rinvenire in acqua tiepida e spezzettati.

20 maggio 2007

Balconaggio!!

Stamattina un commento lasciatomi da Bea (ciao Beeeaaaaa!!! ) mi ha spronata a parlare di orto sul balcone (mi viene spontaneo chiamare questa attività balconaggio, sappiatelo).
Anch'io a volte leggo parole scritte da altri e mi rendo conto che rispecchiano perfettamente la mia opinione, anche se non sarei mai riuscita ad esporre gli stessi concetti con la medesima chiarezza; oppure mi capita di leggere su forum o blog altrui pensieri su un tema che avevo deciso di affrontare nel mio spazio...

Oggi sono rimasta particolarmente colpita da una coincidenza: l'articolo odierno pubblicato su Italia Civile (Apologia dell'orto) mi sembra faccia pendant con le riflessioni di erbaviola su Quanto costa fare un orto, pubblicate qualche giorno fa. Avendo già pensato che fosse il caso di spendere due parole sull'argomento, mi sembra opportuno segnalare questi due scritti e rifletterci sopra.

Per quanto mi riguarda, è presto per i bilanci: sono al primo anno di balconaggio e non posso quantificare la produzione ottenuta, ma alcune considerazioni posso farle comunque.

Circa i costi sostenuti per approntare l'orto pensile, sono stati abbastanza contenuti. Molti vasi li avevo già, altri li ho dovuto acquistare ma tutto sommato le balconette, adatte a quasi tutte le coltivazioni, sono economiche. Se riuscite a usare materiali di recupero, i costi si riducono ulteriormente. Sempre erbaviola suggerisce diverse idee, alla quale ne aggiungo una mia: per le piante che hanno uno sviluppo radicale considerevole (ad esempio le radici degli zucchini, i miei almeno, tendono a svilupparsi molto verso il basso piuttosto che in larghezza), cercherò di procurarmi quei bidoncini di plastica in cui solitamente viaggiano olive in salamoia eccetera... per le piante che, al contrario, necessitano di vasi poco profondi, sono perfette le cassette della frutta (non troppo basse però) foderate con le buste nere della spazzatura e riempite di terra.
Come sempre, ingegnandosi un po' si evita di farsi spillare un sacco di soldi nei grandi magazzini che ti vendono di tutto e di più, purché sia assolutamente non indispensabile.

Non mi piace l'idea di acquistare le piante già pronte per la messa a dimora, così, tranne che per il lampone (ne vedete i frutti nella foto in alto) e alcune aromatiche, ho acquistato delle bustine di semi e mi sono preparata a fare tutto da sola. Una busta mediamente costa 70 centesimi, qualcosa in più se di provenienza biologica (la Coop dovrebbe averne una linea). E basta senz'altro per una intera stagione, il contenuto è eccessivo per qualsiasi balcone (molti semi, infatti, li ho dovuti regalare).

Le spese per l'acqua non sono aumentate; come ho scritto qualche giorno fa riesco a recuperare molta acqua dalle normali attività domestiche; non ho acquistato concimi (ci penserà, per l'anno prossimo, il compost, e... qualcosa di cui forse un giorno vi parlerò ); in linea di massima sono riuscita ad arrangiarmi per tutto, dai tutori (canne di bambù e simili) ai laccetti per legare i rami (quelli di metallo plastificato delle confezioni di pane a cassetta... li conservo da anni).

Insomma, senz'altro qualche spesa c'è stata, ma molto contenuta; mi ripagherà, spero, il sapore dei frutti; mi sta abbondantemente ricompensando lo stare tanto all'aria aperta e al sole e con le mani nel terreno (e il gatto intrufolato nei vasi) e sentire che, in qualche modo, qualcosa di magico, antico a profondo accade costantemente dinanzi ai miei occhi.

19 maggio 2007

Solidarietà o decrescita?

A volte, oserei dire spesso, è difficile compiere delle scelte, nella propria vita.

Partiamo dal presupposto che "non scegliere" è comunque una scelta: non si scivola passivi in questo mondo, si agisce sempre, anche con la propria inazione.
Impossibile calcolare il peso che i nostri gesti mancati possono avere a lungo termine. Non ci credete mai, quando vi dicono "chi te lo fa fare, tanto non cambia niente": rimanere indifferenti significa decidere di lasciar fare, di stare a guardare, di rinunciare a cambiare lo stato delle cose lasciando che restino come sono.
Ed è una scelta anche questa, non dimenticatelo.


Parlavo di decisioni, decisioni difficili o quantomeno importanti. Ultimamente mi sono interrogata spesso su un dilemma particolare; cercherò di illustrarvelo in breve.

Sono vegan, e il veganismo è una parte importantissima della mia vita; ma non è tutto.
E' stato un punto di partenza che mi ha dischiuso molti orizzonti, mettendomi a conoscenza di altre realtà ad esso non strettamente legate, ma che, a voler ben guardare, non potevano da esso essere scisse. "Vegan", per me, non significa più soltanto "chi non utilizza alcun prodotto implicante la morte o lo sfruttamento di animali". Senz'altro non significa solo questo quando penso a me stessa.

"Uomo, natura, animali, o si salvano o si perdono insieme", è uno slogan piuttosto noto, da me condiviso pienamente.
La dicotomia tra animale-uomo e animale-e-basta si spiega ai miei occhi perché, purtroppo, noi siamo i soli responsabili dello sfacelo o della conservazione del pianeta Terra.
Ma nonostante questa opposizione, non considero l'uomo come un nemico, anzi. Mi duole che l'umanità sia fatta anche di esseri oppressi, sfruttati, torturati, in miseria, affamati, malati... deboli, resi deboli, mantenuti deboli perché conviene a chi, invece, ha saputo rendersi più forte.

Per me la protezione del debole non si ferma all'animale. Non faccio gerarchie, né l'esso viene prima dell'uomo né l'uomo ha la priorità sull'animale.
Domanda classica dei sostenitori della vivisezione: tu chi salveresti, il topo o il bambino? Io continuo a pensare che debba esistere un modo per salvare entrambi. A chi mi dicesse che esistono problemi più importanti, relativi agli umani, a cui pensare, piuttosto che preoccuparsi degli animali, rispondo che ho tutto il tempo di gestire le due questioni.

Ma come potrebbe essere diversamente? E' una battaglia combattuta su tutto il fronte, dove la priorità è dettata soltanto dall'immediatezza dell'azione. Ecco perché innanzitutto sono diventata vegan: era semplice, e avrebbe avuto effetto all'istante.
Ecco perché poi sono passata all'uso di prodotti riciclati, biodegradabili, ecologici: era facile, e avrebbe fatto effetto subito.

Penso che queste battaglie si possano, si debbano, portare avanti tutte insieme, ma a volte, beh, a volte forse non è così.
A volte è talmente difficile riuscire a fare del bene, senza compromessi!


Il problema sul quale mi sto interrogando di recente è questo: cosa scegliere, solidarietà e giustizia, o decrescita in nome dell'ecologia?
Sul piano pratico: acquisto o no i prodotti del commercio equo, che fanno bene a chi li produce, ma non tanto all'ambiente, dato che non provengono proprio da paesi dietro l'angolo?

Ho provato a immaginare pro e contro.
Sì, sono prodotti che hanno sulle spalle chilometri di viaggi. Ma sono prodotti che in Italia non sono disponibili, essendo esotici, quindi non c'è alternativa, si tratta di rinunciarci. Se non li compro io, che almeno mi interesso dei boicottaggi, dei diritti dei lavoratori, chi lo farà? Poche persone, e ciò significa che i progetti in loco non potranno svilupparsi per carenza di fondi. Molti non capiscono che c'è un motivo se il cioccolato alla bottega lo paghi un euro e mezzo, e al supermercato 50 cent. Non è certo per generosità! E se di questo io sono consapevole, che fare?

Gira e rigira, i miei due neuroni si sono incontrati e hanno stabilito delle regole di condotta.
Acquistare solo prodotti insostituibili. Non ha senso comprare i funghi andini perché crescono anche in Italia (non quelli andini, certo, dicevo i funghi in generale), mentre può avere senso comprare lo zucchero di canna (anche se si può quasi sempre sostituire col malto italiano - il caffé col malto però non so come verrebbe!). Ha sicuramente senso comprare caffé e derivati del cacao perché altre forme di distribuzione non danno garanzie sul trattamento dei lavoratori. E via discorrendo.
Acquistare prodotti di base e con imballaggi ridotti, riciclati, riciclabili. Così come preferisco acquistare separatamente farina, malto e latte per preparare un budino, invece di prenderlo confezionato, quando vado in bottega faccio scorta di cacao e cioccolato e cereali, ma allo stato meno lavorato, così risultano più versatili, e possono essere usati in più preparazioni. Meglio se non sono confezionati nella plastica...
Privilegiare le varianti biologiche. Esistono linee di alimenti derivati da agricoltura convenzionale e altre da coltivazione biologica, e preferisco logicamente acquistare queste ultime (non tutti i prodotti più elaborati sono vegan, tra l'altro).
Sobrietà. Come in tutti gli acquisti, cerco di non farmi ingannare da desideri passeggeri e di prendere solo cose davvero utili. Lo ammetto, è difficile: trovo che l'artigianato del commercio equo sia splendido, quasi sempre di una finezza rara, specie a confronto col genere "etnico da bancarella". Mi fermo ad ascoltare il canto da sirena di un set di tazzine da caffé color cioccolato (e io non lo bevo il caffé!!) e per resistere all'impulso compro un nuovo bruciatore per gli incensi... tutto sommato mi mantengo sull'utile, anche se non propriamente indispensabile.

E poi faccio pubblicità spudorata alle botteghe, così mentre io continuo pacificamente a decrescere, qualcuno può prendere il mio posto!

18 maggio 2007

Insalata di orzo

Mi ha accompagnata all'università un paio di volte, con mia enorme soddisfazione!

Ingredienti: 70 g di orzo decorticato in chicchi, 1 fetta di affettato vegetale di seitan, 2 pomodori tagliati sottili, 1 manciata di insalatine, olive a piacere, un pizzico di sale.

Mettete a bagno l'orzo la notte prima in un volume d'acqua doppio rispetto al cereale. Cuocetelo per circa un'ora o finché diventa tenero, sempre in un volume d'acqua doppio rispetto all'orzo, con un pizzico di sale.
Scolatelo (se avanza acqua di cottura potete riutilizzarla per cucinare), mescolatelo in un'insalatiera con le foglie di lattuga sminuzzate, le olive a pezzetti, l'affettato vegetale a striscioline, i pomodori, e se volete ingredienti a vostra scelta. Lasciate riposare per qualche ora prima di consumare, tiepido, in modo da far risaltare bene i sapori degli ingredienti.

Una delizia leggerissima e ricca di minerali!

17 maggio 2007

Schiacciata dolce all'uvetta

L'impasto è lo stesso dei panini all'uvetta, è' buooooooonaaaaaa!!!

Ingredienti: 500 g di farina (metà 00 e metà manitoba), 100 g di zucchero di canna, 200 g di pasta madre, 200 g di latte vegetale, 70 g di olio di semi di mais, uva passa, un pizzico di sale, 1 cucchiaio di malto di riso, 50 g di acqua.
Sciogliete la pasta madre nel latte (entrambi devono essere freddi di frigorifero); aggiungete l'olio, il malto, lo zucchero, il sale e la farina. Impastate bene, aggiungendo poco per volta l'acqua se necessaria (a me non è servita). Per ultime incorporate uvette a volontà.
Lasciate lievitare 8 ore circa, quindi riprendete l'impasto e senza lavorarlo troppo stendetelo con le dita su un foglio di carta forno inumidita. Lasciate lievitare altre 3-4 ore coperto con un canovaccio.
Scaldate il forno a 180°, mettete sul fondo una ciotola d'acqua; spennellate la superficie con del latte e cuocete per 25 minuti circa.

Volendo, si possono aggiungere all'impasto dei pezzetti di cioccolato fondente equosolidale...

16 maggio 2007

Piccoli spunti sul risparmio idrico

Come da titolo.

Questi consigli li traggo dal sito della regione Emilia Romagna.

Apriti a nuove esperienze
Chiudi il rubinetto mentre ti lavi i denti, ti radi o fai lo shampoo.
Evitare di consumare acqua inutilmente è la principale fonte di risparmio. Il rubinetto del tuo bagno ha una portata di oltre 10 litri al minuto, se lo lasci aperto mentre ti lavi i denti, più di 30 litri di acqua potabile se ne fuggono per lo scarico e arrivano al depuratore senza averne bisogno.
Quando ti radi raccogli l'acqua nel lavandino per sciacquare il rasoio, un rubinetto aperto non aumenta l'efficienza della rasatura. Mentre massaggi i capelli con lo shampoo o il balsamo, chiudi il rubinetto, eviterai un inutile spreco.

Non perderti un bicchier d'acqua
Un rubinetto che gocciola innervosisce. Ma soprattutto spreca migliaia di litri d'acqua.
Al ritmo di 90 gocce al minuto si sprecano 4.000 litri di acqua in un anno. Controllare se i rubinetti o la cassetta del water hanno una perdita è semplice. Durante la notte o di giorno, quando sei al lavoro, metti sotto il rubinetto un piccolo contenitore (attento a non chiudere lo scarico!), dopo qualche ora potrai rilevare anche una minima perdita. Nella cassetta del water puoi vuotare, prima di andare a dormire, una boccetta di colorante alimentare (è lavabile e non fa danni!). L'eventuale colorazione delle pareti del water, o dell'acqua sul fondo ti segnalerà una perdita. Una corretta manutenzione dei rubinetti di casa fa risparmiare acqua e denaro.

Tocca sempre i tasti giusti
Uno scarico del water che permette di regolare il flusso dell'acqua, fa risparmiare decine di migliaia di litri l'anno.
Oltre il 30% dell'acqua che consumi in casa esce dallo scarico del tuo WC. Ogni volta che premi il pulsante "ti bevi" 10-12 litri di acqua, spesso solo per un pezzettino di carta igienica. Installare una cassetta di scarico dotata di doppio tasto, o di regolatore di flusso, che eroga quantità di acqua diverse secondo il bisogno, permette di risparmiare decine di migliaia di litri di acqua in un anno. Prima di questo intervento, anche inserire nella cassetta dello scarico un mattone, o una bottiglia piena d'acqua, facendo attenzione a non ostacolare il galleggiante e il meccanismo di scarico, ti può fare risparmiare parecchi litri d'acqua.

Fai il pieno di buone intenzioni
Usa sempre la lavatrice e la lavastoviglie a pieno carico. Consumerai meno acqua. E meno energia.
Questi elettrodomestici consumano tanta acqua ad ogni lavaggio (80-120 litri), indipendentemente dal carico di panni e stoviglie. Usarli solo quando è necessario e sempre a pieno carico, consente un risparmio notevole di acqua e di energia. Leggi nel libretto di istruzioni la loro portata massima (kg di biancheria e numero di stoviglie) e adottala come regola per il loro caricamento. Ridurre i lavaggi migliorerà la tua vita e la loro durerà di più.

Prendi il tubo per le corna
Non lavare troppo spesso l'auto e quando lo fai usa il secchio. L'acqua potabile merita un destino migliore.
100 litri di acqua. Quando puoi riduci i lavaggi e usa sempre il secchio invece dell'acqua corrente: bagnare la carrozzeria, insaponare l'auto e risciacquarla, puoi farlo ottenendo un ottimo risultato sprecando meno acqua. Se ti rechi ad un autolavaggio, quando chiedi se lavano i tappetini o se usano una cera naturale, ricordarti anche di chiedere se l'impianto ha il ricircolo o il recupero dell'acqua. Avere risparmiato acqua sarà il tuo miglior risultato.

Segui il ritmo della natura
Alle tue piante servono tante cure. Non tanta acqua.
Innaffia il giardino con parsimonia e sempre verso sera: quando il sole è calato, l'acqua evapora più lentamente e non viene sprecata ma assorbita dalla terra. Aggiungi abbondante pacciamatura, proteggerà le tue piante dalla siccità e dall'arsura. Quando puoi raccogli l’acqua piovana, ancora oggi, alle piante piace molto. Se vai orgoglioso del tuo pollice verde mostrati all'avanguardia: per il tuo giardino scegli piante meno bisognose di acqua (piante xerofile) e installa un sistema di irrigazione "a goccia" (quelli con i tubi neri di plastica) programmabile con il timer, le tue piante avranno la loro giusta razione di acqua e anche la tua bolletta ne riceverà un beneficio.

Cambia le tue abitudini
Montare un semplice frangigetto può farti risparmiare fino al 50% di acqua.
I moderni frangigetto sono semplici dispositivi che, attraverso un innovativo sistema, diminuiscono la quantità di acqua in uscita dal rubinetto senza diminuire la resa lavante o il comfort. Costano pochi euro, possono essere acquistati in ferramenta o attraverso internet, si montano in pochi minuti sui rubinetti del bagno e della cucina: svitate il teminale di uscita dell'acqua (quello che trattiene la reticella contro i pezzi di calcare) ed inserite questo piccolo cilindro di plastica e successivamente riavvitate il terminale. Un piccolo sforzo che costa poco ma farà risparmiare tanto.

Vai controcorrente
Per lavare i piatti o le verdure: riempi un contenitore, lava e usa l'acqua corrente solo per il risciacquo.
Se devi lavare le verdure per preparare il pranzo ricorda che un buon lavaggio non si fa lasciando scorrere su di esse molta acqua, ma riempiendo una bacinella o un altro contenitore, lasciando in ammollo le verdure perchè i residui solidi possano ammorbidirsi e sfregando abbondantemente ed energicamente ogni ortaggio con le dita. Allo stesso modo quando lavi i piatti, riempi una bacinella di acqua calda (potresti usare anche quella della cottura della pasta) aggiungi il detersivo, lascia i piatti in ammollo per un po' di tempo e togli lo sporco con una spugna. L'acqua corrente usiamola solo per il risciacquo. Vedrai il risparmio.

Divertiti col telefonino
Usa la doccia. Puoi risparmiare fino al 75%.
Fare un bel bagno è rilassante ma richiede oltre 150 litri di acqua. Lasciarsi accarezzare dall'acqua che scende dalla doccia, strofinarsi energicamente con un guanto di crine - ricordandosi di chiudere l'acqua mentre ci si insapona - è invece tonificante e rivitalizzante, ma soprattutto richiede molta acqua in meno: mediamente tra i 40 e i 50 litri. Se hai installato anche un riduttore di flusso nella tua doccia, il risparmio sarà ancora più consistente. Tieni in forma il tuo fisico ed il pianeta. Scegli la doccia e risparmia acqua.

Leggi qualcosa prima di dormire
Controlla il tuo contatore a rubinetti chiusi. Una perdita nelle tubature può costare moltissimo.
La sera, prima di andare a dormire, controlla che tutti i rubinetti di casa siano ben chiusi e leggi sul contatore dell'acqua il livello di consumo raggiunto. Al mattino appena sveglio, prima di iniziare la giornata, controlla di nuovo quanto segna il tuo contatore. Immagine di un contatore Una differenza anche minima significa che c'è una perdita (dallo sciacquone del WC, dai rubinetti o, più probabilmente, dalle tubature) che non solo spreca acqua inutilmente - un foro di un millimetro in un tubo perde oltre 2.300 litri d'acqua potabile al giorno - ma potrebbe causare danni peggiori alle strutture della tua abitazione danneggiando muri, solai e rivestimenti.



Qualche riflessione personale...

"Usa sempre la lavatrice e la lavastoviglie a pieno carico. Consumerai meno acqua. E meno energia."
Verissimo. Da qualche tempo gira una pubblicità che sostiene che la lavastoviglie impiega meno acqua per il lavaggio rispetto a un lavaggio manuale, e si è scatenato un acceso dibattito sulla veridicità di questa affermazione. Le opinioni sono contrastanti anche tra i miei conoscenti... Io tendo a credere che il gioco non valga la candela, bisogna considerare anche l'energia che questo elettrodomestico utilizza e quella che è servita per costruirlo, e il modo, e il luogo, in cui è stato costruito.
Io non ho la lavastoviglie, e preferisco lavare i piatti a mano, ma per risparmiare acqua e sapone uso alcuni accorgimenti.
Innanzitutto non riempio completamente l'acquaio, regolo l'acqua in base al volume dei piatti. Insomma, devono stare in ammollo, non nuotare!
Lavo separatamente i piatti unti e quelli non unti: i secondi per primi, i primi per ultimi.
In tal modo l'acqua non si sporca e non devo aggiungere troppo detersivo (semmai lo verso direttamente sull'unto). Ovviamente prima di lavare i piatti elimino tutti i residui solidi visibili (lo specifico perchè mia madre non lo fa...). Importante anche gettare accuratamente via l'olio (sempre mia madre è capace di immergere una padella con un dito d'olio insieme agli altri piatti... ma sono davvero figlia sua??), smaltendolo se il vostro comune lo prevede, altrimenti... io suggerisco di fare la scarpetta.
Man mano che lavo i piatti, li impilo nell'altra parte dell'acquaio, metto il tappo e aspetto di averli lavati tutti o quasi; soltanto allora inizio a sciacquarli, sembra una stupidaggine ma in tal modo l'acqua relativamente pulita che si accumula sul fondo contribuisce a lavar via il sapone e per il risciacquo ne serve meno.

"Alle tue piante servono tante cure. Non tanta acqua."
Ottimo suggerimento quello di bagnare il terriccio di sera, e riutilizzare l'acqua piovana.
Io uso anche un altro trucchetto per risparimare acqua, basandomi sul presupposto che non usiamo quasi mai la minerale, in famiglia si beve quella del rubinetto.
E' molto semplice: ho predisposto sul balcone due taniche (vecchi contenitori di detersivo o dell'acqua distillata) in cui riverso tutta l'acqua "pulita" che raccolgo in casa. Ad esempio: quella che resta nella brocca al termine del pasto; quella che mi avanza quando torno dall'università (e mi ero portata dietro in una bottiglietta), quella in cui sciacquo frutta e verdura (biologica), eccetera eccetera.
Ovviamente serve qualche accorgimento per riuscire a "intercettarla", ma basta avere a portata di mano una piccola bacinella da tenere nell'acquaio o nelle vicinanze per quando si sciacquano vegetali e via discorrendo.
Non potete immaginare quanta acqua si recuperi in questo modo! Non mi accade mai di dover riempire queste taniche appositamente, neanche da quando ho l'orto pensile.

"Se devi lavare le verdure per preparare il pranzo ricorda che un buon lavaggio non si fa lasciando scorrere su di esse molta acqua, ma riempiendo una bacinella o un altro contenitore, lasciando in ammollo le verdure perchè i residui solidi possano ammorbidirsi e sfregando abbondantemente ed energicamente ogni ortaggio con le dita."
Mmm, è vero che la maggior perdita di vitamine idrosolubili avviene se le verdure vengono lavate già tagliate, ma lasciarle in ammollo per troppo tempo non è comunque un bene.
Io seguo una via di mezzo: le lavo in un contenitore, mettendole sul fondo, e poi le sciacquo una ad una con acqua corrente (un po' come faccio per i piatti): sul fondo eventuali residui si ammorbidiscono, e poi li sfrego via. Di solito riutilizzo l'acqua accumulata per bagnare le piante (però quest'acqua dovrebbe essere libera da pesticidi, "vale" solo per la verdura biologica).

Altre idee?
Utilizzare un bicchiere per sciacquare la bocca mentre si lavano i denti, e analogamente una brocca d'acqua per risciacquare i capelli o insaponarli durante lo shampoo: se ne usa meno e quella avanzata finisce nella famosa "tanica pro orto pensile".
Se non avete l'orto pensile, e nemmeno una piantina, si può usare viceversa per sciacquare almeno grossolanamente le verdure.

Insomma, basta un po' di inventiva e vi verranno in mente molte idee!

15 maggio 2007

Pane integrale di frumento e farro

Se la vostra pasta madre è abbastanza arzilla ed energica (e credo che ve lo farà capire chiaramente, dopo qualche rinfresco), potete preparare pane, pizze e focacce.


Presa da folle ispirazione, e per evitare che dalla mole di pasta madre che tengo in frigo si staccassero colonie in cerca di autonomia e terre fertili, ho preparato un pane integrale con farina di frumento e farro.

Ingredienti: 200 g di pasta madre, 500 g di farina integrale tra frumento e farro, 300 ml di acqua, malto o zucchero di canna.
Sciogliete la pasta madre in poca acqua in una terrina di vetro; aggiungete poco a poco la farina e 300 ml circa di acqua in cui stano stati sciolti due o tre cucchiaini rasi di sale. Aggiungete 1 cucchiaino di malto o di zucchero di canna ed impastate bene tutti gli ingredienti.
Lasciate lievitare fino al raddoppio, occorreranno circa 6/8 ore. Cuocete il pane a 200°C, ponendo una ciotola di acqua sul fondo del forno per creare umidità. Dopo 30 minuti controllate la cottura: se si è formata una bella crosta croccante, e battendo il fondo del pane si sente un suono a vuoto, il pane è pronto.


Ed è anche molto buono, l'ho mangiato ancora caldo; niente a che vedere col pane al cruschello che si compra di solito, questo ha un gusto ricco e corposo (anche se credo che il gusto migliorerebbe tagliando la farina integrale con quella raffinata) e sbocconcellarlo da una soddisfazione immensa!

14 maggio 2007

TARTY. La mia aiuto giardiniere

In questa foto la signorinella se ne sta sdraiata in un vaso di spinaci (non fate caso al crescione tutto ingiallito).

Ovviamente quando ha deciso che era ora di alzarsi gli spinaci sembravano piuttosto depressi. Mi hanno minacciata di sciopero, se non li metto in salvo dalla belva.

Credo non abbiano gradito il trattamento, ma spero che si riprenderanno (anche se ne dubito, erano proprio mal ridotti).

Perché mi è capitata una figlia così screanzata? Perché l'erba gatta non le basta?

Credo di conoscere la risposta.

L'erba gatta non ha il divieto di accesso, per cui esercita un fascino pari allo zero.
Gli spinaci "non si toccano", invece, per cui sicuramente il loro vaso deve essere il più comodo in assoluto dove sdraiarsi. Ecco perché mamma non vuole che Tarty ci si sdrai.
Mamma egoista.

Ma il vaso degli spinaci è troppo affascinante, bisogna assolutamente provarlo non appena mamma volta le spalle.

Ed ecco i risultati (spinaci defunti).


Ritenete che sia eticamente corretto prendere il vaso con gli spinaci (con dentro Tarty) e posizionarlo nelle fioriere che danno sulla strada? Io dico che ci proverebbe gusto...

Sul compostaggio

Consiglio spassionato di carattere generale: se, quando segnalo materiali esterni al mio blog, trovate qualcosa particolarmente interessante, sia esso pagina web, pdf o altro, vi conviene sempre salvarlo sul pc.
Una buona parte dei siti o documenti che avevo linkato (o consultato per mia cultura personale anni fa) ha cambiato indirizzo, è stato rimosso o semplicemente tutto il sito non esiste più (cancellato).
La cosa non è simpatica, ma succede, quindi ritenetevi avvisati!

Da un po' ho preso io stessa la cattiva abitudine di non salvare più le pagine, le infilo solo in una cartella dei segnalibri... arma a doppio taglio: se ho potuto recuperare quanto segue, lo devo alla mia saggezza di un tempo, quando non sapevo che esistessero i segnalibri e tutto quello che mi interessava veniva ossessivamente salvato in formato word (poi è facile rintracciarlo, basta segnarsi la fonte, e se il sito sparisce, usando una frase estrapolata dal testo e un motore di ricerca si può recuperare, in caso di spostamenti).

La prima chicca che ho ritrovato è un pdf chiamato Corso di compostaggio domestico. Una volta era un sito e mi ha insegnato praticamente tutto sul compost. E' molto dettagliato, lo definirei illuminante, probabilmente la miglior guida esistente in italiano, per chiarezza ed esaustività, sui vari metodi di compostaggio più o meno domestici. Salvatevelo all'istante!
Quattro anni fa queste pagine mi permisero di costruire una compostiera sofisticatissima (comprensiva di biofiltro) che però non arrivò mai al rodaggio (ero troppo fifona per provarla e non trovavo i lombrichi).
La compostiera che uso adesso è molto più semplice, ma non l'avrei mai costruita se non avessi conosciuto questo documento!

Da esso è stato tratto un altro pdf, più selettivo, dedicato esclusivamente al compostaggio sul poggiolo. Forse questo fa maggiormente al caso nostro, ma per completezza, la guida di italianostra è imbattibile e vale comunque la lettura.

Sul sito del comune di Lesignano si trova ancora un pdf sull'argomento; i contenuti ritornano più o meno simili, ma meglio saperne di più, no?

Un ultimo pdf è dedicato a diverse attrezzature che possono risultare utili, sebbene non siano indispensabili, per compostare.

Se invece vi mancassero le idee sul tipo di compostiera da realizzare, può venirvi in aiuto una ricerca su virgilio immagini alla voce (internazionale) "composter": ne salteranno fuori di ogni forma, colore e dimensione.

Concludo le segnalazioni con una pagina (in inglese) utile per identificare i diversi tipo di invertebrati che potrebbero "invadere" la vostra compostiera; è un po' impressionante, ma serve allo scopo (la lotta - pacifica - all'intruso!!!).

PS: come avevo già spiegato in questo post, sto praticando io stessa (forse) il compostaggio sul balcone. Dico forse perché non so ancora se la cosa sta funzionando al meglio, ma pare che tutto sommato io e i miei torsoli di mela ce la caviamo.

Ho semplicemente comprato un bidoncino da biancheria, volume 50 litri (a fasi alterne mi sembrano troppi o troppo pochi...); l'ho bucato tutto intorno col trapano (punta da 5mm), sui lati e sul coperchio, per arieggiare; ho posizionato delle piccole stecche di canna sul fondo per favorire il drenaggio, approntato un letto di strisce di giornale (rigorosamente quotidiani, in bianco e nero), e da allora aggiungo scarti di verdura e piante, ben sminuzzati, e fogli di giornale a seconda dell'ispirazione. Termino sempre con uno strato di giornale e una manciata di terriccio di compost, che copre gli odori e facilita il processo di degradazione, oltre a tenere lontani gli insetti (sto risolvendo in tal modo il problema dei moscerini).
E' passato un mese da quando ho cominciato, il cumulo emana un buon odore, misto di terriccio e frutta matura. Tengo il tutto umido ma non troppo, e rivoltando sembra che i giornali inizino a sparire confondendosi col resto.

Non ho una regola nè una routine precisa, ma ripeto, sembra che tutto sommato stia andando bene!

E se vi chiedete chi me lo fa fare, vi posso rispondere che non tutti i comuni italiani riciclano l'umido (il mio non lo fa), e se anche il mio lo riciclasse non vedo perché regalare fertilizzante per poi andarmelo a ricomprare per il mio orto!

13 maggio 2007

Frullatone verde

Il frullatone verde non è altro che un enorme frullato di frutta e verdura, ma la cosa che me lo rende particolarmente simpatico è l'aver letto sul blog di MissVanilla dell'espressione stupita (per non dire sconvolta) che fanno i suoi colleghi quando la vedono arrivare in ufficio con un bottiglione enorme di, appunto, pappetta verde.

Effettivamente quando ho guardato il mio primo frullatone sono rimasta un po' interdetta, però l'assaggio ha spazzato via ogni perplessità.

Non ci vuole molto a preparare un buon frullato, e si lascia ampio spazio all'immaginazione e ai gusti personali.

Gli ingredienti di base sono: 1 banana del commercio equo e solidale, verdure a foglia verde (buonissime le insalatine da taglio), frutta a piacere (mele, pere o altro, Sara dice di non utilizzare più di tre frutti diversi).
Tagliate a pezzi la banana e frullatela finché diventa cremosa. Aggiungete le insalatine spezzettate e frullate ancora. Infine, frullate la frutta spezzettata. Se dovesse risultare troppo asciutto, potete versare dell'acqua o del latte vegetale o del succo di agrumi.
Non c'è bisogno di dolcificare; potete variare a piacere le proporzioni ed eventualmente aggiungere anche dei germogli se lo preferite "verduroso".

E' buono, dissetante e lo trovo un modo splendido per iniziare la giornata.
Appena mi alzo non ho mai fame, e anche più tardi mi viene fame ma non voglia di mangiare. Il frullato mi permette di rimettermi in sesto senza però interferire con i ritmi del mio organismo (che evidentemente non è ancora predisposto a nutrirsi); l'unico accorgimento che vi consiglio è quello di consumare anche un frutto intero, insieme al frullato, per aumentare il senso di sazietà.

Per i poveri vegan ai quali l'insalata proprio non piace (come me): con questo trucchetto farete il pieno di vitamine e fibre senza neanche accorgervene.
Vado immediatamente a prepararmene uno!


PS: si sta organizzando a Rimini un'iniziativa simile a quella organizzata a Torino "Per un'alimentazione senza uccisione" a sostegno del VeggiePride.

Ciao a tutte/i, come forse saprete il 19 maggio 2007 a Parigi si terrà il Veggie Pride. Noi vorremmo aderire a questo evento organizzando per lo stesso giorno una manifestazione qui a Rimini, sul tema: "Per un'alimentazione senza uccisione".

L'idea è di manifestare davanti al McDonald's di piazzale Fellini (zona Grand Hotel), a Rimini-Marina centro, a partire dalle 15.30.

Per valutare la fattibilità della manifestazione e organizzarci di conseguenza, abbiamo assoluta necessità di sapere se e quante persone parteciperanno, pertanto vi chiediamo di darci la vostra adesione (sicura!) entro martedì 15 maggio scrivendo a info@animalliberation.it.

PARTECIPATE NUMEROSI!!!

Animal Liberation
Tel. 328/3317203
www.animalliberation.it

12 maggio 2007

Ho inserito una fotografia della pasta madre nel post ad essa relativo.
Andate a dare un'occhiata, è interessante!

Manifestazione veg 19 maggio a Torino

A Torino, 19 maggio 2007, ore 15.30, manifestazione:
"Per un'alimentazione senza uccisione"
a sostegno del Veggie Pride di Parigi

Appuntamento alle ore 15.30 vicino al McDonald's di piazza Castello (angolo via Accademia delle Scienze), a Torino, per una manifestazione di protesta contro la crudelta' verso gli animali negli allevamenti e la loro uccisione per puro sfizio, ma anche di informazione verso tutte le persone che frequentano McDonald's senza nemmeno sapere CHI c'e' nel loro panino!

Tavolo informativo, volantinaggio, striscioni, spiegazioni al megafono sulla crudelta' di allevamenti e macelli, video Meet your meat mostrato ai passanti: tutto questo sara' il presidio del 19 maggio, anche a sostegno del Veggie Pride di Parigi, che si tiene lo stesso giorno, la festa dell'"orgoglio vegetariano" che ha lo scopo di mostrare tutta la nostra solidarieta' con gli animali mangiati.

Tutti sono invitati a partecipare, possibilmente inviandoci prima la propria adesione, cosi' sappiamo piu' o meno quanti siamo - scrivete a piemonte@agireora.org

Come per il Veggie Pride, chiediamo a tutti di portare cartelloni (ma se non ne avete, non importa, ce ne sono in abbondanza!) in cui non ci siano sigle o nomi di associazioni, ma solo slogan informativi sulla sofferenza degli animali.

Chi volesse andare al Veggie Pride a Parigi puo' trovare informazioni qui.
Qui il volantino per pubblicizzare la manifestazione di Torino.

PS: incredibile a dirsi, è già passato un mese dal post sugli Incontri vegan. Non ve ne dimenticate, il tempo scorre!!

11 maggio 2007

Panino universitario

Immagino che questo post non vi cambierà la vita, però sono troppo felice e quindi lo devo scrivere!!

Finalmente sono riuscita a trovare dei pomodori che non sapessero di acqua fredda e ne sto facendo graaaaandi scorpacciate. I pomodori (maturi!) mi piacciono incredibilmente, sono stati una delle scoperte che il veganismo mi ha donato, d'estate non ne posso fare a meno e da un mese circa ne avevo una voglia tale da farmi quasi piangere.
Stava diventando una ossessione, mi sentivo in bocca quel sapore divino e sapevo che era soltanto immaginazione... adesso invece mi sto dando alla pazza gioia e inizio le mie giornate facendo colazione con pomodoro a spicchi.

Oltre a farci colazione, è quasi un must usarli per imbottire i panini!
E così da un po' di giorni mi porto all'università un panino composto da:
1 rosetta, 1 fetta di affettato vegetale di seitan, 1-2 pomodori tagliati sottili, 1 manciata di insalatine raccolte sul mio balcone, un pizzico di sale.

L'odore che si sprigiona quando svolgo la confezione è fenomenale...
Nei prossimi giorni magari proverò ad aggiungere anche qualche cucchiaino di maionese, oppure altre verdurine...


A proposito di affettato di seitan, ultimamente ho assaggiato un piccolo assortimento di sostituti vegan della carne (wurstel e affettati vari, appunto). Devo dire che non mi sono piaciuti granché, forse perchè ormai dopo cinque anni non sono più attratta da quel genere di forma e sapore... Soprattutto li ho trovati piuttosto simili al mio seitan, così da non giustificare la spesa (i prezzi sono un po' alti); resta pertanto il sogno, che cerco di concretizzare, di realizzarli in casa, più che altro per la comodità di alcuni formati.

Il primo obiettivo è proprio l'affettato vegetale... spero di poter offrire novità quanto prima.

Se volete saperne di più su questi prodotti, consultate il database di veganhome alle voci affettato vegetale e wurstel vegetali.

10 maggio 2007

Coltivare l'orto sul balcone

L'ho acquistato due giorni fa, dopo essere rimasta per diversi minuti imbambolata in libreria davanti allo scaffale del giardinaggio, indecisa tra questo libro e altri volumi: Coltivare frutta e verdura biologica, Orto e giardino biologico, Orto e frutteto biologico.
Non volevo scegliere e li avrei presi tutti, ma infine la logica ha prevalso. Non ho un orto, non ho un frutteto, ho invece un balcone: poco male se questo libro non è dedicato espressamente all'agricoltura biologica, mi sono detta (ho poi scoperto che insiste molto sulla coltivazione naturale), cominciamo a mettere in piedi l'orto pensile e poi seguirà l'applicazione dei criteri del biologico.

Credo sia stata la scelta giusta; anche se in una serata l'ho letto tutto, e pur non essendo una guida particolarmente vasta, credo sia abbastanza completa se ci stiamo limitando a voler coltivare frutta e verdura sul terrazzo. Non ci si può certo piantare di tutto!

Dopo un'introduzione sull'attrezzatura necessaria, i tipi di terriccio, nozioni generali di coltivazione, e qualche informazione sulla lotta ai parassiti (con particolare attenzione ai rimedi naturali), vi è una panoramica piuttosto vasta sulle piante che possono essere coltivate in spazi ristretti (a volte sono indicate specifiche varietà nane che andrebbero privilegiate).

Queste le piante prese in considerazione.
Piante aromatiche. Alloro, aneto, basilico, cerfoglio, citronella, coriandolo, dragoncello, erba cipollina, maggiorana, melissa, menta, origano, prezzemolo, rosmarino, salvia, santoreggia, timo.
Ortaggi. Barbabietola rossa, bietola, cappero, cavolfiore, cavolo cappuccio, cetriolo, cicoria, dente di leone, fagiolo, fagiolino, finocchio, indivie, insalata belga, lattuga, melanzana, peperoncino, peperone, pisello, pomodoro, ravanello, scalogno, sedano, spinacio, zucca.
Piante da frutto. Alchechengi, arancio, ciliegio, corbezzolo, fragola, lampone, limone, mandarino, melo, melograno, melone, mirtillo, mora, passiflora, pesco, ribes, tamarillo, uva.

C'è di che tenersi impegnati.

Per ulteriori informazioni, per ricevere (o dare!) consigli, per scambiare idee con altri che coltivano vegan, biologico e sul balcone, non mancate di partecipare alla sezione Orto, frutteto e giardino di forum etici. C'è anche uno spazio dedicato allo scambio di sementi.

E inoltre è gratis e divertente!


Autori Vari
Coltivare l'orto sul balcone
Giunti Demetra
2005
96 pagg
€ 7,50
ISBN 8844029928

09 maggio 2007

Incontro nazionale dei panificatori a lievitazione naturale

Mi è stato lasciato da Annalisa nei commenti e lo pubblico volentieri.
Il programma sembra molto interessante, l'incontro non è solo per vegan, ma se qualcuno di voi partecipa può sempre fare propaganda!

Cari tutti,
vi segnalo, e vi prego di spargere la voce, un’iniziativa molto interessante che si terrà a Firenze i prossimi 26-27 maggio (sabato e domenica): INCONTRO NAZIONALE DEI PANIFICATORI A LIEVITAZIONE NATURALE.
Non lo organizza un’associazione, un ente istituzionale, né chissacchì, lo organizziamo io e il GAS di cui faccio parte (GAOS di Incisa in Valdarno – FI) con l’aiuto di AAM Terra Nuova (www.aamterranuova.it).
Lo scopo e' di condividere qualche ora di approfondimento sul tema e di lavorazione del pane e vedere cosa succede. Non si tratta di un corso di panificazione naturale, si tratta di un incontro fra chi già lo sa fare e lo fa, senza docenti e discenti, alla pari.

Di seguito il programma di massima. Vi pregherei, se pensate di partecipare, di farmelo sapere entro il 18 maggio (feltraie@TOGLIMItiscali.it naturalmente bisogna levare il TOGLIMI antispam) in modo che possa inviarvi le indicazioni per raggiungere il posto.

Nei due giorni di incontro vorremmo riuscire a:
- passare un po’ di tempo a parlare di una passione condivisa;
- fare il pane insieme;
- costruire una rete (anche solo informale) di rapporto e di scambio fa chi autoproduce il pane a lievitazione naturale.


Quota di partecipazione – 10 Euro (a coprire le spese per le colazioni, la farina, la legna per il forno)


Programma

SABATO 26

ore 9 - Accoglienza: ci piacerebbe cominciare a conoscerci facendo colazione con il pane autoprodotto a lievitazione naturale che ognuno avrà portato. Ci saranno caffè (d’orzo e non), tè, latte, burro, marmellata, miele e olio per cominciare bene e sostenerci durante i “lavori”.
ore 10 – Inizio discussione.
ore 12 – Inizio lavorazione del pane.
ore 13 – Pranzo condiviso.
ore 14 – Ripresa discussione.
ore 18 – Termine discussione

Cena: libera uscita.

Pernottamento: all’Ospitale delle Rifiorenze per chi non trova forme di ospitalità gratuite (www.firenzeospitale.it); una notte costa 15 Euro più 4 Euro di iscrizione all’associazione.

DOMENICA 27

ore 8 – Lavorazione pane.
ore 9 – Colazione condivisa.
ore 10 – Inizio discussione.
ore 13 – Pranzo
ore 14 – Cottura pane.
ore 16 – Suddivisione del pane e saluti

IMPORTANTE!

Tempi di lavorazione
Considerato che le opinioni sulla lavorazione del pane, i tempi, il numero di lievitazioni e di rimpasti variano molto, è importante che tutti tengano conto del fatto che il pane andrà cotto intorno alle 14 di domenica e che quindi si organizzi le lavorazioni (anche insieme ad altri che condividono lo stesso modo di operare) in modo da arrivare tutti all’orario giusto con il pane pronto ad essere infornato. Gli spazi per le lavorazioni (per non perdersi nemmeno un minuto di discussione) saranno: il sabato prima delle 9, dalle 12 alle 13, dalle 18 in avanti e la domenica mattina.

Pasti
I pasti sono condivisi: mangeremo ciò che ognuno avrà portato e quindi chiederemmo a tutti di portare una cosa dolce e una salata.

Ognuno dovrebbe portare con sé:
- piatti, posate e bicchieri per sé;
- pane per le colazioni;
- cibo pronto e da cucinare (brevemente) per i pranzi del sabato e della domenica;
- la propria pasta acida.


Temi in discussione

1) Fare da sé la pasta acida;
2) Farine
a. % minime e massime dei diversi accostamenti;
b. grano tenero (esperienze d’uso di varietà antiche);
c. grano duro
d. kamut;
e. farro;
f. altre farine meno o non glutinose (segale, orzo, avena, mais, riso)
g. uso chicchi;
h. semi (lino, girasole, noci, nocciole) accostamenti con le farine.
3) Acqua
a. quantità: valori minimi e massimi di rapporto fra farina e acqua;
b. temperatura.
4) Lievitazioni/impasti
a. n° di rimpasti e lievitazioni;
b. tempi di lievitazione dei diversi impasti;
c. rapporto fra peso di partenza e aggiunte di acqua e farina.
5) Lavorazione finale e predisposizione forme.
6) Lievitazione finale.
7) Cottura
a. forno a legna;
b. forno a gas;
c. forno elettrico;
d. forno della cucina economica;
e. forno solare;
f. pentola-forno.
g. rapporto fra peso di partenza e aggiunte di acqua e farina.
8) Lavorazione finale e predisposizione forme.
9) Lievitazione finale.
10) Cottura
a. forno a legna;
b. forno a gas;
c. forno elettrico;
d. forno della cucina economica;
e. forno solare;
f. pentola-forno.

Saluti,
Annalisa

08 maggio 2007

Assorbenti di stoffa fatti in casa

Missione compiuta!
Ho finalmente portato a termine l'assemblaggio di 6 assorbenti di stoffa home made, e presto ne realizzerò altri. Devo solo valutare l'efficacia nell'assorbenza e quindi decidere quanta spugna inserire in ciascun pezzo, dopodiché potrò iniziare la produzione in serie e dimenticarmi della macchina per cucire per il resto dei miei anni.

Ma andiamo con ordine: in principio fu Imse Vimse con i suoi assorbenti di stoffa (quelli a forma di assorbente e non di "pezza").



Poi, grazie anche agli incoraggiamenti delle bloodsisters, ho deciso che li avrei fatti in casa, così risparmio ed evito di farmeli arrivare dalla Finlandia...

Occorrente: flanella di cotone, spugna di cotone, cotone per cucire, spilli, carta per cartamodelli, forbici da cucito ben affilate, un gatto.
La realizzazione non è difficile, quello che probabilmente vi manderà al manicomio sarà trovare e acquistare i materiali.

Sia la flanella che la spugna vengono vendute in pezze e purtroppo la larghezza non è standard: dipende dalla pezza ed è prestabilita, mentre sta a voi precisare la lunghezza che vi occorre.
Cosa fare quindi?
Calcolate approssimativamente le dimensioni dell'assorbente: i miei sono risultati, ali escluse, di 26 x 9 cm. Calcolate il numero di assorbenti che intendete realizzare. Il base alla larghezza della pezza, calcolate la lunghezza necessaria per ottenere tutti gli assorbenti di cui avete bisogno: dovrete acquistare il doppio di questa lunghezza per realizzare sia la facciata superiore che quella inferiore (è più facile a farsi che a dirsi).
Ripetete lo stesso procedimento per la spugna (probabilmente la pezza di spugna avrà una larghezza diversa e dovrete rifare tutto). Anche in questo caso dovrete acquistare il doppio della quantità calcolata, perché con uno strato solo di spugna l'assorbente viene sottile (a me è riuscito come un proteggi slip) e sicuramente per un ciclo mestruale medio è troppo leggero.
In tutto ciò la spesa è stata di 8 euro e a conti fatti dovrei ritrovarmi circa 15 assorbenti.
Ovviamente i prezzi possono variare; se riuscite a trovare in vendita del tessuto di cotone biologico tanto meglio, il prezzo salirà ma ci guadagnerà l'ambiente e forse anche la vostra pelle.
Per quanto riguarda il colore: la spugna l'ho trovata bianca, la flanella color panna; evitate i colori troppo forti, col tempo sbiadiscono, e poi sarebbe preferibile usare un materiale il meno "trattato" possibile. "Bianco" significa che la stoffa, probabilmente, è stata sbiancata; meglio sarebbe se il cotone venisse da coltivazione biologica e non tinto né sbiancato... Comunque, tendenzialmente, mi fiderei maggiormente del cotone bianco che di quello colorato.

Appena potete, immergete in acqua fredda il tessuto, lasciatelo a bagno per la notte e poi stendetelo ad asciugare (potrebbe restringersi, e l'operazione serve a togliere eventuali sostanze presenti sulla stoffa).

Adesso, bisogna disegnare il cartamodello. Io come punto di partenza ho usato un assorbente Imse vimse, ma va bene anche un usa-e-getta: stendetelo sulla carta e tracciatene il profilo con una matita, cercando di essere precise.
E qui viene il bello: nulla vi vincola a questa forma. Se li volete più stretti, corti, lunghi o larghi potete modificare il cartamodello a piacimento; se volete farvi gli assorbenti per tanga potete disegnarli a forma di tanga; se vi servono i proteggi slip, potete farli piccoli e sottili quanto volete, o al contrario extralunghi e superimbottiti per la notte; insomma, potete sagomarli assecondando perfettamente le vostre esigenze. E in fondo hanno ragione le bloodsisters: li volete bianchi coi cuoricini, leopardati oppure neri? Potete scegliere la stoffa che preferite, purché sia morbida a contatto con la pelle (la flanella di cotone è una carezza, devo ammetterlo).

Una volta stabilite le dimensioni e il profilo, dovete decidere come tagliare il cartamodello (e quindi, poi, gli assorbenti).
Mi spiego meglio.
Inizialmente, li avevo tagliati già sagomati, con le ali comprese, in un pezzo unico (gli Imse Vimse sono fatti così). Tuttavia in tal modo si spreca più stoffa (inutilizzabile, tra una sagoma e l'altra) e le ali risultano meno flessibili; pertanto ho deciso di cambiare metodo.

Ho disegnato un assorbente "anatomico" delle stesse dimensioni di quello con le ali, e le ali a parte, lasciando un paio di centimetri in più alla loro base perché poi andranno cucite sotto all'assorbente. In questo modo, dato che sia gli assorbenti che le ali possono essere tagliati quasi perfettamente affiancati (ve ne renderete conto subito), avanza solo qualche millimetro di stoffa: risparmio economico e di risorse.


Ecco i due cartamodelli. Se vi interessa posso passarli allo scanner e cercare di inserirli in qualche modo, così li vedete meglio, ma in definitiva sono molto facili da realizzare, e anche da correggere se ci andate troppo abbondanti.

A questo punto, fissate con gli spilli il cartamodello sulla stoffa e procedete al taglio.
Per quanto riguarda la flanella, che è sottilissima, l'ho tagliata direttamente "a doppio", così la parte superiore e quella inferiore combaciano perfettamente, mentre questo con la spugna non si può fare, perché è troppo spessa.
Vi consiglio di tagliare la sagoma in spugna di qualche millimetro più piccola (o viceversa la flanella più grande) per agevolare la successiva cucitura evitando eccessi di tessuto.


A questo punto è necessario il gatto.
Mi spiace, ma è un passaggio indispensabile.

E' necessario che un grosso gatto, molto peloso e con gli artigli molto lunghi e affilati, salga sul tavolo dove state lavorando, e in sequenza tenti di inghiottire gli spilli sparsi in giro, inizi a tirare i fili di cotone svolazzanti, dia la caccia alle forbici mentre tagliate la stoffa (infilando le zampe tra le lame) e poi cominci a "farsi le unghie" sulla stoffa, per scoprire infine che... uau, com'è morbida questa flanella... mi piace...


...e poi plof, il gatto deve addormentarsi nel centro della pezza, costringendovi a tagliare tutto intorno (e in perfetto silenzio, altrimenti non dorme bene e mugola).


Ovviamente gli assorbenti saranno pieni di peli di gatto, ma come vi ho detto è un passaggio indispensabile; quindi, se qualcuno volesse fittare Tarty allo scopo (è preferibile che il gatto abbia il mantello scuro, altrimenti non è la stessa cosa), mi dia un colpo di telefono, me ne separo davvero a malincuore, ma capisco che la necessità è reale... quindi per il bene dell'assorbenza ecologica possiamo accordarci per un prestito felino.

Al termine delle operazioni, dovreste trovarvi in possesso di un numero imprecisato di sagome anatomiche in flanella, perfettamente sovrapposte, e un numero imprecisato di sagome identiche di spugna (se ve ne trovate giusto il doppio rispetto a quelle di flanella, complimenti!).

Bisogna poi pensare alle ali. Diciamo che prima di tagliare tutta la stoffa, quando mancano ancora una trentina di cm per esaurire la pezza, conviene fermarsi, contare gli assorbenti ottenuti, e valutare il da farsi.
Se si taglia ancora una fila di assorbenti, la stoffa rimanente sarà sufficiente a preparare ali per tutti gli assorbenti tagliati? Regolatevi di conseguenza, ricordando che anche le ali vanno tagliate nella flanella "a doppio" e un po' più grandi della spugna, di cui invece non è indispensabile il doppio strato: uno solo dovrebbe bastare.

Comunque niente drammi: se per qualche motivo la stoffa non vi bastasse, potete sempre comprarne altra!


La fatica, a questo punto, sta per avere termine, concedetevi una pausa.
Ricordate che non dovete necessariamente fare tutto di seguito: il lavoro può essere suddiviso in diverse giornate, oppure svolto in compagnia spartendosi i ruoli! Il tutto potrebbe trasformarsi in una sessione di scambio e condivisione di saperi e poteri femminili tra voi, vostra madre o sua madre, la zia zitella, le cugine strette o le vostre migliori amiche. E' poco probabile che succeda, ma si può tentare!


Adesso bisogna cucire gli assorbenti.

Infilate il cotone nella macchina per cucire (sopra e sotto), fate un po' di scongiuri e iniziamo con la parte più delicata. Non sono per nulla esperta di cucito, quindi se avete più esperienza di me usate il punto e la tecnica che preferite; e scusatemi per il linguaggio poco tecnico!
Per le imbranate come me, si fa così.


Innanzitutto ponete la spugna (almeno due strati) tra le due superfici di flanella. Fate attenzione, siate precise nel sovrapporre le stoffe: se gli assorbenti sono asimmetrici non confondete avanti e dietro; lasciate fuori la parte più soffice della flanella, perché vada a contatto con la pelle.

Cucite l'assorbente per il lungo, nella parte centrale, col punto dritto; servirà a tenerlo fermo mentre cucite il resto (basta qualche centimetro).
Cucite col punto a zigzag, piuttosto piccolo, il contorno dell'assorbente (con calma, non dovete avere fretta).
Cucite, sempre col punto piccolo a zigzag, la parte arrotondata delle ali.
Non vi dimenticate di tagliare il filo di cotone tra una fase e l'altra!
Posizionate le ali sul bordo inferiore dell'assorbente, alla giusta altezza e distanza dal bordo, e cucitele col punto dritto.

Fermatevi per ammirare la vostra creazione, dovrebbe essere già abbastanza simile agli assorbenti della Imse Vimse.
Adesso, dedichiamoci alle rifiniture: può essere utile ripassare tutto l'assorbente con gli stessi punti utilizzati sopra; tagliate gli eccessi di filo, eventuale spugna fuoriuscita (ecco l'importanza di un'imbottitura più piccola) e via discorrendo.

Quando avrete ammonticchiato la vostra pila di assorbenti di stoffa, dovrete portarli in merceria e farvi applicare dei bottoni a pressione sulle ali, per poterle agganciare al di sotto degli slip. Dovreste aver fatto in precedenza delle prove, col cartamodello, per stabilire lunghezza e larghezza ottimali delle ali (e margini di sovrapposizione).


State certe che tutti i presenti in merceria vi chiederanno cosa sono, a cosa servono e perché usate quei cosi; io ho candidamente spiegato che sono assorbenti, e che li utilizzo perché gli usa-e-getta mi irritano, mentre il cotone mi fa sentire divinamente; ho riscosso l'approvazione generale (avessi detto che sono un'ecologista sfegatata mi avrebbero riso in faccia, buffa la vita!).


Tra squilli di trombe e cori angelici, dovrebbero restituirvi qualcosa del genere:





Sorridete, pagate, tornate a casa, date fuoco alla macchina per cucire e gettate tutti gli scampoli di tessuto, i cartamodelli, gli spilli e i peli di gatto in un rogo propiziatorio e purificatore.
Se avete condiviso la fatica con altre streghette, condividete anche i fiammiferi, equamente.


Idee, varianti, suggerimenti.
E' utile cucire, con i materiali che avete a disposizione (anche vecchie t-shirt vanno bene), un piccolo sacchetto con una stringa per riporre gli assorbenti.

Due strati di spugna potrebbero non bastare per garantirvi una buona assorbenza: vi consiglio di approntare un campione di prova e procedere con una verifica sul campo, prima di realizzare altri esemplari.

Se la merceria a voi più vicina cerca di rubarvi qualcosa come un euro per ogni bottone a pressione applicato, potrebbe essere un'idea l'utilizzo di un bottone normale che potete cucirvi da sole (senza buttar via metà del vostro stipendio). Per il capitolo su "come realizzare le asole" bisogna aspettare che papà, il sarto provetto, mi tenga una lezione sull'argomento.
Potreste provare a utilizzare qualsiasi altro genere di gancetto o marchingegno di chiusura vi troviate in casa.

Se avete paura che l'assorbente si sposti, forse si può cucire uno strato di velcro sulla parte inferiore dell'assorbente, e un'altra su uno dei vostri slip: neanche un tornado lo staccherebbe. Immagino che sia una cosa piuttosto originale, ma so di ragazze che nei giorni del ciclo indossano solo gli slip di paperino, oppure una versione un po' più moderna della "mutanda della nonna", o chissà che altro, quindi, perché non questo?
Lo stesso accorgimento, sempre se non volete farvi derubare in merceria, potrebbe essere usato per fissare le ali, attaccandole tra loro o allo slip.

Se conoscete o riuscite a trovare un tessuto impermeabile ma traspirante (come quello con cui Imse Vimse fabbrica le tasche per gli assorbenti ripiegati), un'ottima idea sarebbe usarlo per foderare la parte inferiore degli assorbenti, o quella superiore degli slip, escludendo completamente il rischio di perdite e macchie.

Con lo stesso tessuto, o con un tessuto completamente impermeabile, si potrebbe realizzare qualche astuccio, quadrato e chiuso da un bottone, in cui riporre gli assorbenti (sia quelli puliti che quelli sporchi) quando ci si trova fuori casa. Avete presente gli assorbenti ripiegati con il loro involucro? Il concetto è esattamente lo stesso.
Idea pendant: se tagliate in tre segmenti, nel senso della larghezza, la spugna per imbottire (più o meno poco sopra e poco sotto le ali), e la appoggiate sulla flanella lasciando un solco di un paio di millimetri tra i vari pezzi, e poi assemblate l'assorbente e cucite in quel solco col punto dritto, bene, avrete ottenuto esattamente un assorbente tripartito ripiegabile.


Tuttavia nessuna di queste idee è stata sperimentata personalmente, quindi, se ci provate, fatemi sapere i risultati.


E dopo questo post di duemilaecentonuo parole, vado a mettere i bulbi oculari sotto ghiaccio.