30 giugno 2008

Riepilogo di Giugno

Ricette: il grano saraceno, il riso integrale, il farro decorticato, salvia fritta, "tripudio di fragole", tarallini integrali, cura per il seitan anemico, pasta frolla, tofu strapazzato, fragole e ciliegie secche, banana flambé al cioccolato, seitan al cocco in salsa di banane.

Altro: il 5x1000 all'ADDA, La buona cucina vegetariana, come difendersi dai mangimi inadeguati per conigli, on line il sito Tree of freedom, mamme napoletane e pannolini lavabili, come mettere le faccine nei post.

Ultime su Sojafit: odio/amore, il filtro B, fotografie.

Non starò a ripetere quanto sia stato intenso queste mese, per me... grazie del vostro sostegno e incoraggiamento!

28 giugno 2008

Dolce... far niente

Per oggi e, credo, per domani, non posterò niente... mi serve tempo per riprendermi dal post sulla Sojafit e dallo stress dell'ultimo esame.
Ma a proposito, "voi" ci siete ancora, vero? Vista la scarsità di commenti ai post dell'ultima settimana, mi viene il dubbio che siate andati tutti in vacanza!

27 giugno 2008

Foto della Sojafit

Avrei voluto fotografare la mia Sojafit subito dopo l'acquisto, quando era bella, immacolata e senza un graffio. Adesso, dopo qualche settimana di utilizzo, sembra... giudicate voi! Sono certa che con una passata di aceto o acido citrico tornerebbe a splendere, ma dato che non la faccio partecipare alla sfilata nazionale delle Sojafit mi evito volentieri questa fatica. E' già abbastanza impegnativo darle una nomale "pulita"!
Ora per favore ignorate le opacità dell'aggeggio e l'orribile riflesso del mio top arancione sulla superficie dello stesso, e concentratevi sulla descrizione delle componenti. Grazie.

Questo è l'aspetto della Sojafit montata di tutto punto (manca solo il cavo elettrico che dovrebbe sporgere dalla parte posteriore del cervellone, ma mi ero dimenticata di inserirlo).
Il cervellone è la parte elettronica dell'aggeggio, contenente il micro-computer (o qualsiasi cosa sia) che regola le diverse funzioni, e non va assolutamente bagnato (anche se io lo bagno lo stesso, sui lati, per scrostare la pappa di soia - ma facendo tanti tanti scongiuri ed evitando accuratamente che entri acqua "dentro". Essendo tutto sigillato, non penso sia un problema). A sinistra c'è la feritoia attraverso la quale, tolto il tappo, si introducono i semi.

Questa è la parte superiore della Sojafit. Al centro, le lame che tritano i semi (molto affilate, non vi tagliate le dita quando le pulite); in alto a sinistra il sensore che controlla il livello dell'acqua e impedisce che il liquido trabocchi; a destra, il sensore per la temperatura. La serpentina invece è la resistenza che scalda l'acqua e tiene il latte vicino all'ebollizione. Si intravede anche l'attacco del cavo elettrico del cervellone, in quella che io considero la sua "parte posteriore".
Quando il liquido è troppo o troppo poco, oppure la serpentina non funziona e non scalda l'acqua a dovere, la macchina emette un segnale di allarme (verificate periodicamente l'effettivo funzionamento dei sensori).

Qui ho montato il filtro alla macchina, avvitandolo nelle apposite scanalature. Dopo aver compiuto questa operazione, si possono "caricare" i semi, rigorosamente dall'alto (non mettete i semi nel cestello, altrimenti urteranno contro le lame e non riuscirete ad agganciarlo... e poi la carica dall'altro è così comoda! C'è un unico inconveniente: dato che la feritoia è un po' stretta i fagioli si potrebbero accumulare tutti nello stesso punto creando un blocco, ma basta inclinare l'apparecchio per sparpagliarli e torna tutto regolare).

I due filtri messi a confronto: a sinistra il filtro A (per i fagioli di soia), a destra il filtro B (per gli altri tipi di semi).
La differenza di trama non è enorme, ma si rivela sostanziale nella preparazione del latte. Il filtro A ha davvero i buchi troppo stretti e non riesco a capire come pretendano di farlo funzionare con i fagioli di soia... Comunque sia, lavate accuratamente il filtro con uno spazzolino da denti o qualcosa di simile, oltre che col sapone e la spugnetta, perché è molto importante tenere i buchi pulitissimi e assolutamente liberi da impurità e incrostazioni.
A proposito di spugnette, avete presente la parte verde delle spugne per piatti, quella che serve per scrostare? In dotazione vi viene dato un panno di quel materiale... mamma l'ha usato per pulire le pentole e si è disintegrato, quindi trattatelo bene, era molto utile.

A sinistra, il misurino fornito in dotazione per calcolare la quantità di semi o fagioli da utilizzare. Non so per quale motivo ci sia un segno anche a 85 g dal momento che, se non sono impazzita, non c'è scritto da nessuna parte di usare 85 g di questo o di quello, neanche nel foglio di istruzioni per altri latti vegetali. La Sojafit è piena di misteri.
A destra, il tappo della feritoia attraverso la quale si introducono i semi. Come potete vedere, i buchi sono piuttosto piccoli e si otturano facilmente, quindi secondo me usarlo è controproducente. Forse, togliendolo, l'apparecchio fa più fatica a mantenere la temperatura, ma meglio questo che l'effetto geyser! E poi un minimo di sfiato ci vuole, altrimenti dopo il ciclo di preparazione del latte vi ustionate le mani sollevando la parte superiore (a me succede sempre).

L'ultima componente è questo contenitore, che arriva dentro la Sojafit ma va tolto quando essa è in funzione. Servirebbe come supporto per pulire la macchina: si riempie di acqua e ci si infila dentro la parte superiore. Io lo uso per appoggiarla, filtro con l'okara compreso, dopo aver fatto il latte, mentre raffredda; non riesco a usarlo per lavarla, anche perché se ci si infila la macchina non ci entrano più le dita (ma la Sojafit, l'ha progettata lo scienziato pazzo?). Tutto sommato, però, ha una finalità nobile: tenere in ammollo il tutto, così la soia non si incrosta!

Per finire, e concludere questo lunghissimo post, questa bella bottiglia di latte di soia è il risultato delle ultime sperimentazioni. Ho usato fagioli di soia ammollati per 8 ore, non sbucciati (marca La finestra sul cielo) e poi il programma numero 1 (a caldo), come da istruzioni. Non ho aggiunto niente, né olio né dolcificante, ma la cosa più interessante è che la consistenza, di suo, non è acquosa ma fluida. Non l'ho assaggiato, perché mi serviva per preparare il tofu, ma da adesso in poi, risolti i problemi tecnici, si ricomincia a lavorare sul fattore gusto!

26 giugno 2008

Sojafit - Il filtro B

Sono TROPPO felice!
Isabella mi ha gentilmente spedito il filtro B della sua Sojafit, dato che non lo usa, e finalmente ho risolto i miei problemi con la macchina del latte di soia.
Ho preparato il latte sia ieri che l'altro ieri ed è andato tutto liscio come non mai. Non ha eruttato, non si è otturato il filtro e non mi sono ritrovata la caraffa piena di acqua di cottura di fagioli, perché la trama larga ha lasciato passare polpa sufficiente a ottenere un bellissimo latte di soia, ma non tanta da dover filtrare tutto manualmente.

Io rimango sempre più perplessa: il venditore dice che non mandano più il filtro B (quello per il latte di semi) perché non è più in produzione, e quindi ora vendono questa macchina chiamandola "per il latte di soia" e non più "per il latte di soia ...e altri latti vegetali"; ma il filtro A, in realtà, si intasa facilmente. Che la vendessero solo col filtro B (che va bene per tutto), invece che con quello A (che non va bene per niente), no??

Presto posterò foto del latte di soia, e della Sojafit, immortalata in tutte le sue componenti. Nel frattempo continuo con le sperimentazioni!

25 giugno 2008

Seitan al cocco in salsa di banane

Si può preparare anche usando il tofu; l'accostamento è inusuale ma saporito!

Ingredienti: 300 g di seitan (o 400 g di tofu), 2 banane, il succo di un limone, un cipollotto, un pizzico di zenzero in polvere, 30 g di cocco secco, 1/2 cucchiaino di curry, 2 cucchiai di olio di semi di arachidi.

Riscaldate l'olio in una padella e nel frattempo pulite e tritate il cipollotto; soffriggetelo delicatamente con curry e zenzero mentre tagliate il seitan a dadini. Quando il cipollotto si sarà ammorbidito, unite il seitan, e cuocete finché non diventerà croccante, mescolando spesso.
Nel frattempo, mettete il cocco nel bicchiere del frullatore e versate acqua sufficiente a coprirlo. Frullate fino a ridurlo in crema e versatelo nella padella, mescolando accuratamente.
Sbucciate e tagliate a pezzi le banane; schiacciatele con una forchetta e frullatele col succo di limone; versate la crema nei piatti e adagiatevi sopra il seitan con la salsina di cocco. Servite appena si intiepidisce.

Se volete, potete prepararlo in anticipo, ma frullate le banane solo al momento di servire, altrimenti si scuriranno.

24 giugno 2008

Banana flambé al cioccolato

Ingredienti per 1 persona: una banana matura grande o due piccole, due cucchiai di olio di mais, 2 cucchiai di rum, 20 g di cioccolato fondente (equo), un cucchiaino di cocco secco (equo).

Tagliate la banana a fette o pezzetti e tenetene da parte un pezzo di 4-5 cm.
Riscaldate l'olio in una padella (non antiaderente) e soffriggete delicatamente su entrambi i lati le fette di banana. Quando si saranno colorite, versate il rum e, con cautela, fiammeggiate.
Mentre aspettate che le banane prendano colore, sciogliete il cioccolato a bagnomaria, schiacciate il pezzetto di banana tenuto da parte con una forchetta, e mescolate la crema ottenuto alla cioccolata, sbattendo bene per amalgamare.
Adagiate la banana sul piatto di portata, coprite di cioccolata e spolverizzate col cocco.

Ps: qualcosa non va col farro decorticato? Niente da dire?

23 giugno 2008

Il farro decorticato

L'aspetto del farro non è nulla di sorprendente, specie se avete mai avuto a che fare col grano in chicchi: si assomigliano molto, dato che sono imparentati. Anzi, se ben ricordo, il farro è un antenato dell'odierno frumento; viene tuttora coltivato, ma è diventato uno dei tanti cereali "di nicchia" a causa della bassa resa.

Lo consumo in due forme: chicchi decorticati e farina integrale; lascio perdere la pasta al farro, perché non mi piace il modo in cui tiene la cottura e inoltre perché costa molto. Con un prezzo inferiore a quello di 500 g di pasta, compro 500 g di chicchi che mi durano di più (si gonfiano molto in cottura, e quindi a parità di peso la resa è maggore).

Oggi ci occupiamo del farro decorticato. Necessita di ammollo (6 ore circa) e di una cottura piuttosto lunga; come anche gli altri cereali, è sempre bene sciacquarlo prima di metterlo a bagno (nella fotografia, il farro non è stato sciacquato e forse si nota come sia un po' "polveroso"). Il volume raddoppia durante la cottura, quindi non esagerate con le dosi, di solito mi tengo sui 60-70 g a persona.

Vi indico il procedimento di cottura tradizionale e quello in pentola a pressione.

In pentola normale: cuocete il farro con un volume d'acqua doppio rispetto al cereale, per circa 50 minuti. Se al termine della cottura l'acqua non è stata assorbita del tutto, lasciate riposare ancora per qualche minuto a fiamma spenta.

In pentola a pressione: versate acqua sufficiente a superare i chicchi di un dito o due; cuocete per 20 minuti dal fischio.

In entrambi i casi si può unire il condimento al termine della cottura, o anche prima per far meglio amalgamare i sapori, dipende da cosa volete cucinare. Qualche suggerimento? Usate i chicchi di farro al posto del riso per preparare una fresca insalata oppure un farrotto, un "risotto" di farro.
Sarò monotona, ma come prima ricetta ho mangiato insalata tiepida di farro e pomodori... non è colpa mia se i pomodori mi piacciono tantissimo, e ancor più abbinati ai cereali!

Questi i valori nutrizionali per 100 g di farro (tratti da SSNV):
Proteine 15.1 g
Grassi 2.5 g
Carboidrati 67.1 g
Ferro 0.7 mg
Calcio 43 mg
Fosforo 420 mg
Potassio 440 mg
Sodio 18 mg
Energia 335 Kcal

22 giugno 2008

Fragole e ciliegie secche

Qualche tempo fa erano sul mio essiccatoio, ora sono in barattolo in attesa di essere mangiate. Soprattutto le fragole, sono buonissime. Temo di aver tagliato le fette troppo sottili, sembrano carta velina - ma una carta velina dolcissima!

Prossimi esperimenti: zucchine, banane, mele. Ci sto già lavorando! Evviva il sole.

21 giugno 2008

Mmm...

Ho molte bozze da mettere a punto e pubblicare, ma mi ritrovo a girare in tondo senza concludere un granché. Mi rendo conto che non è la prima volta che scrivo qualcosa di simile, anzi accade piuttosto spesso, e la domanda logicamente conseguente è: come mai?
Mi prendo più impegni di quanti riesca effettivamente a gestire, o sto diventando cronicamente incapace di organizzarmi?

Non credo che il problema sia la disorganizzazione. Temo di avere le batterie un po' scariche, sì. Me lo confermano la lentezza esasperante con la quale sto preparando questo esame e il pizzicorino ai piedi, quello di quando il corpo dice "vai", perché ne hai bisogno. Mi sorprendo spesso a fantasticare su vari progetti, e a pianificare il mio futuro immediato; da settembre in poi cambieranno tante cose, credo, dovrò rivedere le mie priorità e sospetto che lo farò in un modo che non avevo previsto. Un modo inaspettato.

Ispirazione. Una scelta che deve essere fatta. Un cambiamento di prospettiva. Qualcuno o qualcosa da amare, di cui innamorarmi. Tutte queste cose, stanno davvero per arrivare?
Speriamo.


Ps: Oggi è il solstizio. Approfittate della luce, godetevela: fate qualcosa di speciale. Da oggi in poi, sarà il buio ad avanzare.
Vi sentite anche voi diversi dal solito?

19 giugno 2008

Fotografia?

Avevo detto fotografia?
Sicuri?

Già, l'avevo detto, avete ragione.
Ma quello era prima.
Prima che mamma se ne andasse in Inghilterra con papà e decidesse per motivi a me sconosciuti di mettere il restante tofu nel freezer.

Così, dato che sbriciolare un mattone congelato di tofu è un po' difficile, devo aspettare che le infallibili leggi della fisica facciano il loro corso.

Uff, io ho fame!

18 giugno 2008

Tofu strapazzato (o anche "finte uova strapazzate")

Non è la prima volta che lo preparo, ma mi sono resa conto di non aver mai postato prima questa ricetta! La foto arriverà più tardi perché ieri l'ho divorato prima ancora di poter pensare di andare alla ricerca della macchina fotografica.

Ingredienti per una persona: una manciata di tofu, 1/2 cipolla piccola, uno spicchio d'aglio, la punta di un cucchiaino di curcuma, la punta di un cucchiaino di sale, pepe, olio extravergine d'oliva.

Riscaldate l'olio in padella e soffriggete delicatamente l'aglio e la cipolla tritati con la curcuma, il pepe e il sale.
Nel frattempo sbriciolate il tofu con le dita e dopo 5 minuti aggiungetelo al soffritto, mescolando bene perché prenda colore e sapore. Cuocete per altri 5 minuti, mescolando sempre, e servite.

Considerazioni: non ho mai mangiato in vita mia le uova strapazzate (ero una patita delle frittate, e comunque stracotte: l'uovo crudo mi ha sempre fatto senso) ma comunque non credo che il sapore del tofu strapazzato abbia qualcosa a che vedere con esse... però è carino da vedere! E' anche buono, ma considerate che io uso solo tofu autoprodotto, dal sapore molto più tenue di gran parte di quelli in commercio. Questa ricetta è ottima se il tofu vi riesce granuloso perché non lo dovete affettare, ma sbriciolare, quindi non serve che rimanga perfettamente compatto, anzi è meglio se si sgretola!

Sono soddisfatta di questo piatto, a volte mi piace mangiare qualcosa di diverso dai soliti legumi (che pure adoro) e so bene che il seitan, per quanto sia buonissimo, non andrebbe mangiato troppo spesso. Il tofu fatto in casa mi sembra un'ottima via di mezzo tra un pasto spartano e qualcosa di sfizioso.

17 giugno 2008

Mamme napoletane e pannolini lavabili

Qualche tempo fa mi ha scritto Laura, una mamma napoletana che cercava altre mamme napoletane per un confronto sui pannolini lavabili per neonati. Non riuscendo a trovare molti contatti, Laura ha aperto un blog, quindi se siete interessate all'argomento scrivetele, e se potete, spargete la voce!

16 giugno 2008

Come faccio a mettere le faccine nei post

Eccomi qua, solo per dirvi che mi sono rubata un trenta all'esame e per poco non ci scappava la lode (quindi devo dedurre che qualcuno ha incrociato per bene le dita), e che se riesco a mettere le faccine nei post non sono poteri magici, semplicemente conosco questo sito.
Scorrete lo "smile menù" a destra, selezionate una categoria, selezionate il circoletto dove c'è scritto html e poi cliccate sulla faccina prescelta. Copiate la stringa che appare sopra, incollatela nell'html del post, e il gioco è fatto.

Pasta frolla

Mentre voi leggete questo post, io sono (spero) nelle grinfie del prof di storia dell'arte; vi prego di fare tutti gli scongiuri del caso, ne ho davvero bisogno, grazie.
Come premio, la ricetta della pasta frolla!

Ingredienti per uno stampo da circa 24 cm: 300 g di farina, 40 g di zucchero di canna, 100 g di margarina vegetale non idrogenata, 150 ml di latte vegetale, un pizzico di sale, un pizzico di bicarbonato o cremor tartaro, buccia di limone grattugiata.

Mescolate farina, zucchero, sale e bicarbonato o cremor tartaro. Lasciate ammorbidire la margarina tagliata a cubetti e incorporatela alla farina insieme al malto. Impastate velocemente, aggiungendo il latte poco alla volta, fino ad ottenere un impasto compatto; avvolgetelo in un canovaccio e lasciatelo riposare in frigorifero per mezz'ora.
Stendete la pasta, rivestite lo stampo (lasciando eventualmente della pasta da parte per le strisce) e infornate per 20 minuti a 180°, finché diventerà dorata e friabile.

Sto lavorando anche al ripieno, eh.

14 giugno 2008

Sojafit, odio/amore

Di nuovo problemi.

Stavolta le eruzioni non c'entrano niente, ho appurato che facendola funzionare senza il tappino superiore (i cui fori tendono ad otturarsi con l'okara) fila tutto liscio, ma il problema si è spostato al cestello.
Ormai già da un po' invece del latte di soia mi trovo nella caraffa della macchina un litro e mezzo di acqua gialla trasparente, in quanto nel cestello resta tutta, ma proprio tutta, la polpa... il resto è acqua di cottura.

Ho rovesciato la polpa nella caraffa, rimestato vigorosamente e filtrato tutto attraverso un setaccio, ottenendo come di dovere latte di soia e okara.

Col latte ho fatto il tofu e anche il tofu mi sta dando dei problemi, ma non sono sicura che la Sojafit c'entri anche con questi ultimi. Indagherò.

Che dire? Sono sconcertata. A questo punto pregherei vivamente chiunque abbia un'altra macchina del latte di soia di qualsiasi marca di dedicarmi cinque minuti del proprio tempo e prendersi la briga di farmi sapere se anche altre marche danno problemi simili. Io sicuramente la Sojafit me la tengo, anche perché quello che mi secca del preparare il latte di soia è proprio cuocere e tritare i semi, e questo la macchina lo fa (per ora!) egregiamente: doverci mettere dei passaggi aggiuntivi non mi dispiace troppo.
Ma se è l'unico apparecchio a dare problemi, smetto subito di pubblicizzarlo!

Il cestello lo pulisco perfettamente, prima con la spugnetta per i piatti, poi con lo spazzolino da denti; con acqua e sapone e poi con acqua e aceto; e viene pulito perfettamente, tutti i buchi sono liberi. Ma allora perché adesso si ottura e non lascia passare neanche un po' di polpa? Mi sembra di fare tutto esattamente come prima!

13 giugno 2008

On line il sito Tree of freedom

Il 7 Aprile, scrivevo di essere stata contattata da una persona che mi chiedeva di pubblicizzare Tree of Freedom, un progetto d'impostazione antispecista volto a diffondere la lotta senza compromessi per la liberazione di qualsiasi essere vivente attraverso la stampa di opuscoli e ricettari, la serigrafia di borse, toppe e maglie, e la realizzazione di spillette e assorbenti in stoffa.

Adesso è online il sito www.treeoffreedom.net; me lo sono andata a guardare, alcuni slogan sono un po' violenti per i miei gusti, ma comunque è carino, ci sono delle spillette simpatiche, assorbenti di stoffa a un prezzo molto contenuto e altre cosette che potrebbero interessarvi.
Fateci un giro.

12 giugno 2008

Cura per il seitan anemico

Avete presente quando all'improvviso vi viene un'idea, semplicissima e quasi ovvia, ma che ha poi delle conseguenze che cambiano in modo radicale e inaspettato quello a cui vi stavate dedicando?
E vi sentite felici di aver trovato "la soluzione", ma contemporaneamente anche un po' sciocchi per non esserci arrivati prima?

Ecco, mi è successa da poco la stessa cosa.
E pensare che me l'avete anche chiesto nei commenti, se era normale che il seitan fatto in casa fosse molto più chiaro di quello comprato. E io: sì, certo, perché viene cotto in un pezzo unico e il brodo non penetra all'interno. E allora, perché non cuocerlo a fette?

Beh, tutto sommato un motivo c'era: cuocere il seitan direttamente a fette non è semplicissimo, perché poi come le avvolgi per tenerle in forma?
Ma esiste una via di mezzo! Arrivata ai 2/3 della cottura, dopo circa 30 minuti, ho tolto l'involto di seitan dalla pentola (ormai aveva già preso la forma di un panetto), l'ho raffreddato con acqua corrente, l'ho tagliato a fette e le ho rimesse in pentola (senza garza) per i restanti 15 minuti di cottura.
La differenza si sente e si vede, il colore delle fette è più scuro di quello del "salsicciotto" e anche il sapore è più intenso, essendosi impregnate di brodo. E le fettine risultano perfettamente cotte, a differenza dei panetti grandi che, una volta affettati, dentro possono essere rimasti troppo morbidi, se non proprio crudi.
Insomma, seguire questo passaggio in più può essere seccante, ma non so proprio come ho fatto a non pensarci prima, e la differenza è tale che vale la pena di provare!

11 giugno 2008

Mangimi inadeguati per conigli: difendersi si può

Se avete mai avuto conigli con problemi ai denti o gastrointestinali a causa di questi orridi mangimi spacciati come cibo per conigli, aderite per favore all'azione collettiva proposta dall'ass. CODICI in collaborazione con i più importanti gruppi conigliari. E' sufficiente compilare il modulo d'adesione e rispedirlo a
CODICI - Animali da Affezione
Viale Guglielmo Marconi, 94
00146 Roma
oppure
classaction@codici.org

Anche se non vi è mai capitato, diffondete la voce! Farli ritirare dal mercato è importante!

09 giugno 2008

Tarallini integrali

La foto, come al solito, non rende giustizia a questi buonissimi tarallini... un'immagine molto più accattivante la trovate su cookaround, nel thread dal quale ho preso la ricetta, modificandola in versione integrale.

Gli ingredienti sono per una singola teglia (circa 40 pezzi, a occhio).
300 g di farina integrale, 95 g di olio extravergine d'oliva, 90 g di vino bianco, 80 g di pasta madre, 15 g di sale.

Impastate tutti gli ingredienti per almeno 5 minuti, fino a ottenere un impasto elastico e morbido che non si appiccica alle mani. Fatelo riposare per 2 ore in una ciotola coperta da un panno umido, al riparo dalle correnti. A questo punto, dividete la pasta in due e lasciate riposare ancora per un'ora.
Staccate dei pezzetti dalla pasta, lavorateli con le mani formando dei rotolini piuttosto sottili, tagliateli a pezzi (lunghi circa 4 cm) e formate delle ciambelline.
Nel frattempo, portate a bollore dell'acqua non salata; tuffatevi i tarallini e scolateli quando tornano in superficie, ponendoli poi ad asciugare su di un panno. Infornateli a 200° per 40 minuti.

Al termine della cottura dovranno risultare friabili. Le varianti più diffuse di questa ricetta includono nell'impasto pepe, peperoncino o semi di finocchio. E danno dipendenza, vi avverto!

08 giugno 2008

Il riso integrale

Abbiate pietà di me.
In linea di massima, quello che si sa del riso in casa mia è che esiste quello "per minestre" e quello "per insalata", e che spesso e volentieri mia madre prepara le zuppe con quello per l'insalata, e viceversa. Anche se mamma continua a comprare il riso a seconda che sopra ci sia scritto "per minestre" o "per insalata", sto cercando di svincolarmi da questo analfabetismo culinario; quindi ho cominciato a informarmi un po' sull'argomento, e questi sono i risultati.

Il riso italiano si suddivide in quattro gruppi: comune, semifino, fino e superfino.
Il comune ha chicchi tondi e piccoli; la cottura è breve (13 minuti) e si usa per minestre, crocchette o dolci perché rilascia molto amido. Appartengono a questo gruppo le varietà Originario, Balilla, Raffaello.
Il semifino ha chicchi tondi e di lunghezza media; si usa per piatti asciutti, timballi, o come contorno. Appartengono a questo gruppo le varietà Lido, Maratelli, Padano, Vialone nano e Italico.
Il fino ha chicchi affusolati e lunghi; cuoce in 15 minuti e rilascia poco amido. Si usa per risotti, insalate e piatti unici. Appartengono a questo gruppo le varietà Ribe, Sant'Andrea, Europa, Rb, Ringo e Razza 77.
Il superfino, infine, ha chicchi grossi e lunghi, si usa per risotti, insalate, timballi. Appartengono a questo gruppo le varietà Roma, Arborio, Baldo e Carnaroli.

Il parboiled non è una varietà, ma un metodo di lavorazione; è riso trattato al vapore e poi essiccato per conservarne i valori nutritivi e la tenuta in cottura: non scuoce e non "attacca".

Comunque, si tratta sempre di riso "bianco", lavorato per rimuoverne gli strati più esterni: vi consiglio di leggere qui per conoscere a fondo i procedimenti di lavorazione del riso raffinato; il tutto consiste nel togliere, togliere, togliere e alla fine il chicco ne risulta impoverito.
Se il riso, invece, viene soltanto sbramato (eliminando la pula) si ottiene il riso integrale.
Esistono anche varietà di riso esotiche come il thai, l'indica, lo jasmine, il punjab e tantissime altre; si trovano nelle botteghe del commercio equo, e possono essere sia integrali che raffinate (per farvi un'idea, qui il riso di Altromercato, qui quello di Commercio alternativo, qui quello di Libero mondo...).

Proprio perché il riso integrale non è una varietà, ma un processo di lavorazione, ne esistono diversi tipi (quelli di Alce nero, quelli del Ki group, qui e qui quelli del Baule Volante...).
Di solito, le differenze tra riso bianco e integrare riguardano l'aspetto (più scuro), i tempi di cottura (più prolungati), le proprietà nutrizionali (più fibre, vitamine e minerali). Anche il sapore è diverso: in generale, come la pasta integrale, anche il riso non raffinato ne ha uno suo particolare e deciso... Senza entrare nello specifico delle profumatissime varietà esotiche, provate a mangiare un piatto di riso bianco lessato e uno di riso integrale bollito e poi fatemi sapere se non sentite differenze.


Io, per adesso, sto usando il Riso integrale lungo (tipo Ribe) del Baule volante, e non ho nulla di particolare da segnalare, tranne il fatto che cresce poco durante la cottura, quindi la porzione dovrebbe essere di quasi 100 g (di chicchi crudi) a persona. Ma credo che la cosa possa cambiare di molto a seconda della varietà prescelta, quindi fate delle prove.

Dati i lunghi tempi di cottura, di solito procedo in questo modo: lavo i chicchi per togliere eventuali impurità; verso il riso in una terrina, copro d'acqua e lo lascio reidratare per un paio di ore; poi lo scolo e lo sciacquo ancora una volta.
Lo metto in pentola a pressione con un volume doppio di acqua fredda rispetto al riso; poi lascio cuocere per 20 minuti dal fischio e solitamente a quel punto il riso è quasi cotto e pronto per finire la cottura secondo la ricetta indicata... senza pentola a pressione ci mette circa 40 o 50 minuti per cuocersi completamente.
Non sarà un metodo ortodosso, ma se non avete intenzione di trascorrere la vostra giornata a rimestare cereali e/o legumi, sappiate che la pentola a pressione è utilissima, conserva bene i nutrienti del cibo e non vi fa mangiare una ciofeca, garantisco.

Se avete domande chiedete pure... vi lascio con qualche indicazione sui nutrienti del riso, valori calcolati su 100g di prodotto (fonte SSNV).

Proteine 7.5 g
Grassi 1.9 g
Carboidrati 77.4 g
Ferro 1.6 mg
Calcio 32 mg
Fosforo 221 mg
Potassio 214 mg
Sodio 9 mg
Vit.B1 0.48 mg
Vit.B2 0.05 mg
Vit.B3 4.7 mg
Vit.E 0.7 mg
Energia 337 kcal

07 giugno 2008

La buona cucina vegetariana n.3

E' in edicola La buona cucina vegetariana n.3, ristampa dei numeri di Marzo, Aprile e Maggio 2006 (numeri 7 - 8 - 9) di Cucina vegetariana. 3 euro e 95 cent per le tre copie. Compratele, perché questi numeri qui sono davvero bellini e interessanti!

Ps: se non trovate in edicola La buona cucina vegetariana, optate per Cucina naturale; non è una rivista vegetariana, ma attualmente è la cosa che più ci si avvicina. Mi sembra che non propongano la carne; di solito ci sono ricette di pesce, ma poche; spesso ci sono adattamenti vegan delle ricette proposte... insomma, se in edicola ne hanno una copia, sfogliatela, potrebbe piacervi.

06 giugno 2008

Tripudio di fragole

La ricetta è di anastasia, alla quale andrà la mia gratitudine in eterno perché era una torta deliziosa e mi ha fatto fare un figurone con le amiche; l'ho modificata soltanto leggermente, cambiando in sostanza la copertura per renderla ancora più golosa.

Ingredienti: 220 g di farina bianca, 1 cucchiaino di cremor tartaro, 100 g di zucchero di canna, 100 g di malto di riso, 120 ml di olio di semi di mais, 15 ml di aceto di mele, 1 cucchiaino di vaniglia bourbon in polvere, 225 g di fragole fresche frullate.
Per la copertura: mezza confezione di panna da montare soyatoo, 1 cucchiaio di succo di agave o malto di grano o altro dolcificante, 20 fragole fresche, 40 g di cioccolato fondente equosolidale.

Accendete il forno a 180°. Mescolate la farina, il cremor tartaro e lo zucchero di canna, setacciati. A parte sbattete insieme con una frusta l'olio, l'aceto, la vaniglia, il malto; incorporate la purea di fragole e mescolate di nuovo.
Versate gli ingredienti liquidi su quelli secchi, mescolate energicamente ma non molto a lungo; versate l'impasto in una tortiera oleata e cuocete per 30 minuti (verificate la cottura con uno stuzzicadenti). Fate intiepidire la torta, toglietela dallo stampo e lasciatela raffreddare completamente.

Mescolate la soyatoo (tenuta in frigorifero per due ore) con il dolcificante e montatela per due minuti; poi tenetela in frigorifero fino al momento di decorare la torta (quando la base si sarà raffreddata). A questo punto spalmate la base di panna, tagliate le fragole a metà dopo averle ben pulite ed asciugate, disponetele dall'esterno verso l'interno sulla torta e decorate col cioccolato tagliato a pezzi non troppo piccoli.
Tenete in frigorifero fino al momento di servire.

Oltre ad essere buonissima, questa torta è anche molto scenografica; come saprete, le torte vegan non vengono quasi mai molto alte, ma con questa decorazione di frutta la torta diventa un vero spettacolo, anche nelle dimensioni. Non è affatto difficile da preparare, richiede solo un po' di tempo, ma potete anticiparvi cuocendo la base il giorno precedente alla "stesura" della farcia.

Anastasia ha un'associazione culturale che si occupa di arte e tematiche legate alla differenza sessuale, portando l'arte nella vita quotidiana delle persone attraverso vari percorsi. Lo spazio scelto per questo scopo non è la classica galleria imbiancata ed asettica, bensì uno spazio "promiscuo" comprensivo di una sala da tè/bar; grazie ad anastasia l'80% del cibo servito è vegan.
Se siete interessati all'iniziativa (o al cibo vegan ) visitate il sito www.esposta.net o il blog esposta.net/blog.

Il panico dilaga!

Sto per inviare un comunicato stampa a tutti i quotidiani nazionali (e, perché no, anche alla stampa estera) per rassicurare i miei lettori e il mondo intero: la ricetta della torta arriverà!
Abbiate un pochino di pazienza, stamattina non avevo nessuna voglia di alzarmi ma il pensiero dell'esame di Storia dell'arte moderna inizia ad incalzarmi e mi sono già concessa il lusso di ben due giorni di pausa dopo l'esame di Letterature moderne comparate, quindi devo darmi da fare...
...ok, facevo prima a scrivere la ricetta piuttosto che stare a spiegarvi perché non posso scrivere ora la ricetta, ma un po' di suspance una volta tanto ci sta bene, no?

05 giugno 2008

E foto sia!

04 giugno 2008

Umpf

Dichiaro ufficialmente il giorno del mio compleanno come "giorno più deprimente dell'anno".
E' normale iniziare a detestarlo prima ancora (molto prima ancora) di arrivare, che so, agli -anta, o almeno agli -enta?
Sto andando a preparare le torte per domani ma sono di umore così nero che ho paura di rovinare tutto quindi tenetemi le dita incrociate.

03 giugno 2008

Salvia fritta

Ingredienti: una decina di foglie grandi di salvia, 1 cucchiaio raso di farina di ceci, 2 cucchiai rasi di farina di frumento, 2 cucchiai di acqua o birra, un pizzico di sale, olio extravergine d'oliva.

Preparate una pastella morbida con le farine e l'acqua o la birra; riscaldate bene l'olio e nel frattempo lavate e asciugate accuratamente le foglie di salvia. Passatele nella pastella, sgocciolatele e friggetele su entrambi i lati finché saranno croccanti; quindi salate leggermente e servite.

Sono buonissime e non avrei mai immaginato di gustare, un giorno, le foglie della salvia. Forse ho subito un trapianto di papille gustative a mia insaputa. Sto diventando decisamente troppo intraprendente.

Il solo dubbio che mi resta è questo: ho comprato la piantina della foto alla mostra di Portici, dal vivaio Gran Burrone; aveva il suo bel cartellino con scritto "salvia a foglie larghe, ottima da friggere (ce ne siamo accorti, ndVera)" però senza nome scientifico.
Serena mi aveva detto che era la Salvia Sclaraea, ma cercandola sul web mi pare che esca tutt'altra pianta. Qualcuno ne sa di più?

02 giugno 2008

Il grano saraceno

Dopo la spesa da Gaia Terra, sto provando qualche ingrediente nuovo: il riso integrale è stato abbondantemente spazzolato dato che sapevo già come trattarlo (presto gli dedicherò un post); mentre il grano saraceno era per me una novità assoluta. A ben pensarci, qualche anno fa provai i pizzoccheri, ma non ho un ricordo nitido di quell'esperienza, quindi diciamo che parto da zero.

Innanzitutto c'è da dire che il grano saraceno non è né grano né saraceno (come non lo è il granturco!); è una poligonacea originaria della Cina, ma viene utilizzata come un cereale (un po' come la quinoa). Sui valori nutrizionali non mi pronuncio perché vorrei trovare una fonte attendibile, quindi per adesso mi limito a parlare del suo uso pratico.
Non contiene glutine, quindi è consentito ai celiaci; non necessita di ammollo (ma secondo me esso è sempre utile quando si ha a che fare con cereali o legumi secchi, altrimenti restano duri); ed è vero, come ho letto qua e là, che ha un sapore abbastanza forte e potrebbe non piacere a tutti. Io però l'ho trovato buono, e sono sempre scettica coi sapori nuovi... secondo me vale un tentativo.

Ricetta base
Ingredienti per una persona: 70 g di grano saraceno, un cucchiaio di olio extravergine d'oliva, 100 g di acqua calda (il doppio del volume del grano).

Sciacquate i chicchi di grano saraceno, eventualmente metteteli a bagno, e in ogni caso sgocciolateli bene. Riscaldate l'olio in un tegame, versatevi il saraceno e tostatelo, girando spesso, per 5 minuti; a questo punto versate l'acqua calda, un pizzico di sale e fate cuocere per circa 20 minuti. Al termine della cottura l'acqua dovrà risultare assorbita.

Il volume non aumenta moltissimo rispetto a quello iniziale, mi sembra che non raddoppi neanche; il sapore c'è, ed è particolare, così come la consistenza; bisogna provarlo per giudicare. Io l'ho mescolato a una bella insalata di pomodori, freddissima, e l'ho mangiato con gusto. Seguiranno altre ricette!

EDIT del 6/6/08: ho recuperato alcuni valori nutrizionali del grano saraceno:
Proteine 12.4 g
Grassi 3.3 g
Carboidrati 62.5 g
Ferro 4 mg
Calcio 110 mg
Fosforo 330 mg
Potassio 450 mg
Vit.B2 0.6 mg
Vit.B3 4.4 mg
Energia 314 kcal

Ovviamente sono su 100g di prodotto. Se ne pesco altri li aggiungo qui!