28 ottobre 2009

"Contro Corrente"

"Ci sono elettrodomestici che continuano a consumare anche da spenti. Si chiama stand-by, ed ogni watt alla fine dell'anno ci costa circa 2 euro. E se calcoliamo che in media in ogni casa di stand-by ci sono circa 100 watt, il calcolo è presto fatto. Se n'è accorto Luca Soccodato, un giovane perito elettromeccanico di Cesena. E da allora è partita la sua crociata. Le sue armi: delle ciabatte dotate di interruttore e una macchinetta comprata su internet che serve a calcolare il consumo elettrico dei nostri elettrodomestici. Noi l'abbiamo seguito in casa di 3 volontari, ed oggi possiamo affermare che il metodo Soccodato funziona davvero."

Il metodo è semplicissimo e pratico, e si traduce in una riduzione media delle bollette del 40%. Per i dettagli, andate a vedere il servizio di Giuliano Marrucci realizzato per Report; dura poco, meno di 7 minuti. Qui c'è la sinossi della puntata, da cui sono tratte anche le prime righe del post.
A proposito, nel caso vogliate comprare anche voi "l'aggeggino" per misurare i consumi degli elettrodomestici, dovete cercare un wattmetro, ce ne sono di tutti i prezzi. Non è indispensabile, ma è utile per capire quali apparecchi elettrici consumano veramente per il solo fatto di avere la spina inserita, e quali invece no. Meglio controllare, per evitare di staccare inutilmente tutte le spine di casa.
Buona visione!

26 ottobre 2009

Tofu age(non)dashi e ingredienti insospettabili

"Il dashi e' uno degli elementi cardine della cucina giapponese, ed e' alla base di numerosissime ricette del repertorio gastronomico di questo Paese. Questo e' uno dei motivi per cui mi sento sempre in dovere di mettere in guardia gli amici vegetariani (e vegani) che pensano che la cucina giapponese sia una vera manna per chi ha deciso di evitare prodotti di origine animale; anche in un semplice piatto di verdure al vapore ci possono essere tracce - e questo succede piu' spesso di quanto immaginiate - di dashi di pesce."
Ecco, considerando che sono andata più di una volta al ristorante giapponese, dopo aver letto questo post di BiancorossoGiappone il dubbio di aver mangiato ripetutamente brodo di pesce a mia insaputa mi è venuto. Nonostante io abbia ordinato sempre piatti a base vegetale, le difficoltà di comunicazione con i camerieri non mi hanno mai convinta del tutto della chiarezza del messaggio "nessun prodotto di origine animale" - e questa storia del dashi si va ad aggiungere ad una serie di errori di valutazione commessi dall'estate a questa parte, per distrazione o per troppo entusiasmo. Mettereste mai dell'olio di pesce nei cereali per la colazione, allo scopo di arricchirli di omega3? Beh, sappiate che c'è chi lo fa; e c'è chi prepara la pizza alle olive "nascondendovi" accuratamente sotto dei pezzi di acciuga, tanto per far quasi strozzare il vegan di turno dopo il primo morso, immagino. Vi aspettereste di trovare lo strutto in un pacco di taralli all'olio extravergine d'oliva? No? Nemmeno io! Ma negli ultimi mesi, in cui sono andata sempre di corsa e mi sono fidata un po' troppo del mio - solitamente efficacissimo - radar per prodotti vegan, evitando di chiedere o di leggere gli ingredienti tutte le volte che compravo qualcosa, sono incorsa in "sviste" come queste, per le quali non posso incolpare altri che me stessa.
Non mi metto a vomitare l'anima se mangio accidentalmente un cibo contenente latte oppure uova, ma carne e pesce proprio no, credo di essere riuscita a evitarli in modo pressoché assoluto in tutti questi anni da vegan; invece in pochissimi mesi ho avuto troppi incidenti del genere e la cosa non mi fa piacere. Non mi rende fiera condividere con voi questa esperienza, ma spero che avervi raccontato l'accaduto possa evitarvi di cadere negli stessi tranelli: leggete sempre le etichette fino in fondo, e chiedete gli ingredienti ogni volta che mangiare fuori, se non volete avere brutte sorprese che poi vi farebbero stare male.


La ricetta di oggi è gentilmente offerta dal mio dolce ¾ che, come me, accanto al sashimi di avocado apprezza moltissimo il tofu agedashi. Già da un po' ci frullava in testa l'idea di farlo in casa e la spinta definitiva è venuta dopo aver appreso dell'uso del pesce (solitamente katsuobushi, un tipo di tonno secco) nel dashi in cui, come dice il nome stesso, vengono serviti questi pezzi di tofu fritti a immersione. Il merito della ricetta è tutto suo; miei sono invece gli errori di battituta e l'uso improbabile della lingua italiana, dovuti principalmente al fatto che sto morendo di sonno, ma ci tenevo troppo a pubblicare la ricetta per aspettare domani!


Ingredienti per 2:
250 g circa di silk tofu compatto*,
5 cucchiai rasi di amido di mais,
1 cipollotto fresco tagliato a rondelle,
1 cucchiaio raso di semi di sesamo tostati,
abbondante olio di semi di arachide,

Per il brodo:
3-4 funghi shitake secchi**,
4 cm di alga kombu,
1 cucchiaio di salsa di soia,
300 ml d'acqua.

Preparate il (non)dashi: mettete in ammollo per qualche ora i funghi shitake e l'alga kombu, ben puliti, nell'acqua fredda; mentre friggete il tofu, aggiungete la salsa di soia, portate a ebollizione, spegnete subito e poi filtrate con un colino.
Versione veloce: portate a ebollizione l'acqua fredda con gli shitake e la kombu, fate sobbollire, coperto, per 10 minuti, e aggiungete poi 2 cucchiai di salsa di soia.

Preparate il tofu: tagliatelo a pezzettoni di 2 cm stando attenti a non sfaldarlo; un buon metodo è capovolgere il panetto di tofu sul palmo della mano e tagliarlo sempre sul palmo, senza spostarlo (poggiandolo su un tagliere, vi si appiccica e diventa difficile poi staccarlo senza romperlo!).
Mentre riscaldate abbondante olio di semi in un pentolino alto e stretto, "inamidate" i pezzi uno per uno, su ogni lato; friggeteli a immersione facendo attenzione a non farli attaccare tra loro, smuovendoli con delle bacchette di legno, specie nei primi secondi di cottura; dopo 2 minuti, quando sono croccanti, toglieteli dall'olio e scolateli su carta da cucina.
Disponete il tofu in ciotole basse e larghe, bagnate col (non)dashi, rigirando più volte in modo che la crosta di amido si ammorbidisca e insaporisca, e cospargete con cipollotto fresco tagliato a rondelle e semi di sesamo tostati.

*Il tofu che abbiamo usato in questa ricetta è il silk tofu (o kinugoshi tofu) compatto, che è molto più morbido (quasi gelatinoso) del tofu "commerciale" che si usa abitualmente. Si trova nei negozi specializzati in cibi orientali, in quelli di alimentazione naturale, oppure chiedendo in un ristorante cinese di fiducia un panetto di tofu “crudo” e non condito (solitamente lo servono con zazai e/o salsa di soia, ma a voi serve proprio in bianco).
**Se non avete i funghi shitake, usate i porcini secchi: qualcuno dice che il profumo ricorda quello del katsuobushi!

Guardando la fotografia scattata al ristorante giapponese, possiamo dire di essere davvero soddisfatti del risultato: la consistenza è esattamente la stessa, e il sapore c'è tutto. Per me che amo i fritti, poi, è una vera bontà!

Bene, mi auguro che la ricetta vi piaccia, e spero che la lunga assenza non mi abbia arrugginito troppo le dita... se così fosse siate clementi, tornerò in forma presto.

23 ottobre 2009

Dottoressa Ferraiuolo

Ebbene sì: da tre giorni ormai posso fregiarmi del titolo di "Dottoressa in Lettere Moderne".
Ho avuto i miei quindici minuti di gloria, la corona di alloro in testa e le scarpe tortura-dita (ma vi svelo un segreto: imbottire le punte di ovatta aiuta TANTO a sopportarle!), ho ricevuto molti regali e dolcissimi bigliettini di auguri, ho mangiato a crepapelle, e rigorosamente vegan, in compagnia della mia famiglia e di una ristrettissima rosa di invitati, e dopo aver trascorso una splendida serata senza pensieri né preoccupazioni ho infilato frettolosamente in valigia 15 kg tra giacche, maglioni, guanti, sciarpe, calze, calzini e biancheria invernale e sono tornata a Roma.

Ora, sono tre giorni che mi chiedo se il mio stato d'animo è normale... perché dopo quattro anni di fatica sui libri e di giornate all'università, dopo due mesi di lavoro intensivo su una tesi che, mettendo da parte la falsa modestia, è decisamente ben riuscita, dopo una discussione conclusasi purtroppo senza lode, ma decisamente senza infamia, mi trovo in uno stato d'animo negativo e con la sensazione che la laurea sia una cosa lontanissima, successa secoli fa, e che in un certo senso non mi riguardasse... Sarà la classica fregatura della triennale, per cui sono "dottoressa" ma non ho finito di studiare, e poi si sa che ormai la "laurea vera" è la specialistica; sarà che, laureandomi in autunno, non ho tutta l'estate davanti per assimilare il traguardo raggiunto; sarà che per di più i corsi li sto già seguendo da un pezzo, pur non essendomi immatricolata; sarà la stanchezza accumulata, saranno le preoccupazioni per il futuro, o forse sarà solo che sono un'eterna insoddisfatta, che non sono mai contenta di me stessa e penso sempre che avrei potuto fare le cose "prima e meglio", ma... sono tre giorni che sorrido poco e a intervalli regolari mi scorrono sul viso lacrime in abbondanza.

Sto andando avanti così in fretta da non riuscire più a gustarmi il momento presente? Ho dato talmente tutto per scontato da non rendermi più conto delle difficoltà superate per arrivare dove sono - e dunque da non apprezzare i miei progressi? O forse è solo il mio modo contorto per digerire ed elaborare la nuova condizione in cui mi trovo, come neo-laureata quasi-immatricolata or-ora-emigrata?

Qualsiasi cosa sia, mi fa sentire anormale, non mi piace per niente, e spero che passi presto.

17 ottobre 2009

Lo dico, non lo dico, lo dico, non lo dico...

...invece lo dico!

Ero appena riuscita a entrare nell'ottica della matricola-sperduta-e-spaesata-che-prende-confidenza-con-la-nuova-università, mi ci stavo già quasi abituando, quando ho ricevuto la notizia: sessione di laurea martedì 20 ottobre. Un fulmine a ciel sereno, devo dire; avevo completamente rimosso il dettaglio dell'ancora non avvenuta discussione della tesi e già mi consideravo matricola a tutti gli effetti, ma non si fanno i conti senza l'oste, no? E quindi eccomi, anzi rieccomi, a casa mia, a correre avanti e indietro per preparare tutto, e magari anche per dare una ripassata alla tesi, che non mi sembra una cattiva idea.

Fatti gli inviti e ordinate le bomboniere, mi aspetta la prova-vestito, l'individuazione di una bella pizzeria che possa preparare un buon numero di pizze e stuzzichini vegan, e soprattutto (obiettivo che mi sembra impossibile da raggiungere), una pasticceria capace di preparare una torta decente senza usare latticini e uova.

Insomma, avrei voluto mantenere il segreto, un po' per scaramanzia, un po' perché sono molto in ansia e mi vergono anche a sbandierare questa cosa, ma dovevo spiegarvi per quale motivo non sto più scrivendo sul blog, o avreste potuto pensare che fossi andata in vacanza ai Caraibi alla faccia vostra.

Pregate per me, perché la gola non mi si secchi troppo presto, perché la lingua non si annodi mentre parlo, perché le scarpe non mi massacrino i piedi, perché i tacchi non si rompano mentre salgo le scale per raggiungere l'aula magna, e soprattutto perché il microfono della suddetta aula si guasti giusto un minuto prima della mia seduta, perché va bene affrontare una intera commissione di professori, ma farmi anche sentire da tutti i genitori presenti mentre enuncio la mia tesi sarebbe davvero troppo.

Poi torno, eh. Lo so che lo dico da un po', ma fatta questa tornerò davvero a proporvi ricette e dritte varie sul mondo vegan con una certa regolarità. Ho tante cose da raccontarvi, e soprattutto rivoglio la mia vita fatta di cucina e sperimentazioni, di uscite e di racconti. Mi manca comunicare, e spero che la mia lunga assenza da questi schermi non abbia fatto passare la voglia di leggermi a troppi lettori...

09 ottobre 2009

Emozioni

Le prime lezioni della specialistica, i primi colloqui per cercare casa, le prime uscite "non più turistiche" per Roma, la discussione della tesi che si avvicina... sto vivendo molte emozioni in questi giorni e mi chiedo come faccia la gente "normale", come facciano gli "adulti", a gestire questo tipo di situazione tenendo tutto a mente e non perdendo colpi!

Per usare poche parole, sono felice e terrorizzata; la prima settimana è stata pesantissima, adesso sto metabolizzando ma mi manca la sicurezza di casa mia. Non che sia mai stata esattamente quello che si definisce "un nido", ma la familiarità degli spazi, delle luci, degli oggetti mi manca da farmi venire le lacrime agli occhi.
Mi manca Tarty, negli ultimi giorni ho sognato molti gattini in pericolo, e poi cani, topini, opossum (!!) e altro ancora. Mi manca alzare lo sguardo e vederla sonnecchiare nelle vicinanze, sentirla galoppare da una stanza all'altra, mi mancano la sua voce e i suoi rari ma intensi slanci di affetto che la fanno tornare un cucciolo a dispetto della mole e del carattere da tigre.
Mi mancano le strade della mia città, i negozi di cui conosco da sempre le merci e i prezzi, mi manca sapere esattamente dove andare per comprare una certa cosa o soltanto dove dirigermi per una passeggiata lungo le vetrine dei negozi.
Mi mancano i miei studi, ormai talmente intrecciati da costituire un porto familiare e raramente sorprendente.

Mi manca la sicurezza di casa perché è la sicurezza di quello che sono. Adesso stanno cambiando tante cose e ne sono contenta, ma ho paura.


Per risollevarmi il morale da tutti questi sconvolgimenti, e dai folli alti e bassi di una pazza felicità e di una tristezza melancolica, il mio dolce 3/4 mi sta preparando tante cose buone da mangiare, di cui vi posterò la ricetta al più presto, per esempio la viennetta, il tofu agedashi, un hummus da favola e altre cose che ora mi sfuggono perché ho la sensazione di aver fatto corrente d'aria col cervello, a furia di soffiarmi il naso, e mi sento costantemente rincretinita. Per la cronaca, sono guarita quasi del tutto dal raffreddore o qualsiasi cosa fosse, e l'unica cosa che non mi manca troppo è il clima di Napoli, dato che anche qui c'è sole in abbondanza e le temperature non sono diversissime.
Beh, detto questo vi lascio, devo preparare il pranzo da portarmi all'università... ciao a tutti!

05 ottobre 2009

Uffa, che sfiga!

Devo proprio fare qualcosa per rafforzare le mie difese immunitarie e mi sa che mi darò all'echinacea, come molti di voi mi hanno consigliato lo scorso autunno/inverno. Sabato sono stata qui, e il passaggio dal pomeriggio caldissimo trascorso al sole alla serata decisamente fresca e ventilata mi è stato fatale: mal di gola, mal di testa e febbre in agguato!

Non sto messa malissimo perché stavolta ho deciso di non rischiare, e ai primi sintomi mi sono data al paracetamolo, però mi sento comunque la testa pesante e la gola in fiamme.

Giusto il tempo di aggiornarvi, e me ne torno a letto...

03 ottobre 2009

Arrivata sana e salva

Aggiornamenti quanto prima!