Era ovvio: tornando a casa vi ho ritrovato tutti i problemi lasciatimi alle spalle al momento della partenza, esattamente dov'erano e com'erano; e non mi aspettavo si risolvessero da soli. Speravo però di riuscire a vederli da un diverso punto di vista, al mio rientro, di essere cambiata per affrontarli in altro modo... Non mi pare sia così, l’estate non mi ha portato molta chiarezza; a dir la verità, piuttosto, mi ha sorpresa, lasciandomi più confusa di prima.
Quando sono partita, pensavo avrei trascorso le mie giornate leggendo, e invece sono stata tanto tempo in spiaggia, o in acqua a nuotare (e non lo facevo da anni). Ho letto, sì, ma non col cuore, e questo mi sorprende, perché nei libri ho sempre vissuto vite emozionanti; stavolta sono rimasta fredda e distante, come accade da un po', a ben pensarci. Leggere non mi da più il piacere di un tempo... sono presa da altro, poco partecipe. Credo sia una cosa temporanea, ma non passerà tanto in fretta; è come se una fase della mia vita si fosse chiusa e non ci fosse spazio per la lettura, adesso. In futuro sì, ma non adesso. Forse, soltanto, sono troppo impegnata a vivere, per immergermi in vite non mie (e meno male!).
Ho cucinato tanto, più di quel che credevo; avrei fatto anche di più se avessi avuto tutti i miei attrezzi e ingredienti. E anche questo mi ha sorpresa perché, onestamente, volevo un periodo di riposo dalla cucina; invece mi sono ritrovata a giocare tra i fornelli soddisfatta come una bimba che sforna torte di fango. Ho raccolto le idee e preso ispirazione qua e là, ho pensato piatti futuri, ho lavorato a un mio progetto culinario con entusiasmo insperato e mi sono accorta di quanto mi piaccia cucinare per gli altri, per far stare bene le persone intorno a me.
Sono stata al mercato, e a dispetto dei prezzi sono stata presa dalla voglia di assaggiare tutto, di comprare almeno un etto di ogni cosa: i diversi tipi di olive, legumi sconosciuti, frutta esotica e verdura mai assaggiata… Il cocco fresco mi ha dato dipendenza. Non riesco a smettere, nonostante io sia contraria all’importazione; è un sapore che mi ha conquistata. E vogliamo parlare dell’avocado? Non mi ci fate nemmeno pensare!
Mi accorgo che se non avessi avuto la sensibilità necessaria a diventare vegetariana, sarei stata un’implacabile carnivora: avrei assaggiato tutto senza limiti, o quasi… Di certo, ora, ho tantissima voglia di provare cose nuove; per esempio, mi sono innamorata dei peperoni e della cipolla crudi (mai nella vita avrei pensato di dirlo). Sono arrivata al punto di non sopportare più il mio essere astemia; mi irrita l'idea di non poter capire niente di vini e liquori, perché basta una sola goccia di qualunque alcolico a farmi arricciare le labbra dal disgusto. Vorrei essere veganamente onnivora, conoscere tutti i sapori, gli odori, gli aromi... Ho anche cominciato ad assaggiare le spezie con la punta del dito, sapete? Ho messo l'indice nel barattolo del pepe bianco e me lo sono ficcata in bocca. E mi è piaciuto, è stato interessante. Senz'altro lo rifarò. Mi devo preoccupare?
Quando penso alla gioia di scoprire pietanze a me sconosciute, e di cucinarle, mi pare sempre di toccare un nervo scoperto, quello del mio futuro. Al momento una delle idee che mi eccitano di più è quella di preparare uno zaino e iniziare un pellegrinaggio mondiale e squattrinato, vivendo alla giornata, sopravvivendo come possibile e mangiando cibo normale nelle case delle persone normali solo per vedere loro come lo cucinano. Non sono particolarmente intraprendente con i nuovi sapori, ma se mi offrono una pietanza sconosciuta non la rifiuto, ormai. E ne ho voglia, cavolo, ne ho proprio voglia. Voglio scoprire nuovi sapori e poi venire qui a raccontarvelo.
Cresce il mio disinteresse per l’università, e non viene frenato né dal senso del dovere, né dalla vicinanza alla meta (ce la posso fare tranquillamente in un anno... e se ne ho già sopportati tre...!). L’insegnamento non è mai stato la mia aspirazione, e sì, a furia di sentirmi ripetere che la mia laurea è inutile inizio a convincermene. Alla fine della triennale ci arriverò, ma inizia a fregarmene sempre meno di “come” e di “quando”, e dubito di iscrivermi alla specialistica, l'idea mi deprime parecchio. Ho una media piuttosto buona, ma la voglia mi sta passando del tutto...
Sto facendo i conti con un aspetto "nuovo" del mio carattere: l’incostanza. Mentre fino a qualche anno fa mi sarei descritta come una ragazza tranquilla, posata e affidabile (immaginatevi la classica segretaria bruttina... ecco, uguale identica), adesso devo spostare il tiro; certo, sono ancora una persona seria, ma si fa di nuovo notare il lato pazzerello di me, quello curioso, sperimentatore, avventuroso, azzardato.
Quella Vera lì, si annoia in fretta. Non mi piace l’aggettivo “incostante”, fatico ad appiccicarmelo addosso, ma devo rassegnarmi e riconoscerlo: ho fame di cose nuove, mi distraggo con facilità, perdo presto interesse; cambio velocemente, cambiano i miei gusti e i miei obiettivi, non sono tipa da progetti faraonici e a lungo termine; non ho mai avuto uno “scopo” nella vita o meglio ne ho avuti così tanti da non essere più convinta di nessuno di essi… Prima volevo fare la veterinaria, poi l’intellettuale (sì, proprio come lavoro), poi la levatrice-fattucchiera, poi la naturalista, poi di nuovo la letterata; ho avuto una batosta a scienze biologiche, mi sono iscritta a lettere e ne sono stata felice, per un po', sembrava proprio quel che faceva per me, ma adesso sono presissima dalla cucina. Una grande capacità di adattamento, si potrebbe dire, e non lo nego, ma devo ancora imparare a tenere le redini di tutte queste risorse, altrimenti allungano il collo come i cavalli e mi tirano dove preferiscono.
Razionalmente, lo so, arriverò alla laurea e magari troverò uno straccio di lavoro prima di quanto io pensi; emozionalmente, mi sembra un obiettivo impossibile! Eppure non sono stupida. Sarei oggettivamente ingiusta nei miei confronti se dicessi che mi mancano le capacità. In realtà (qui lo dico e qui lo nego), sotto sotto sono convinta di poter fare qualsiasi cosa voglia; ma il problema spesso è capire i miei desideri, e restarne convinta anche durante le bufere della vita.
Ho interessi vari, multiformi, diversi tra loro; spazio tra superficialità e approfondimento estremo a seconda della giornata, e in definitiva la vibrazione di fondo del mio modo di essere è l’inquietudine, l’irrequietezza. Un giorno una persona mi disse: “I tuoi occhi sono come il mare. Sembra calmo, ma sotto la superficie tutto si agita”. Mai descrizione fu più azzeccata.
Così, ora, cosa devo fare? Probabilmente solo tenere duro... mi aspetta un altro anno, sperando sia l’ultimo, di triennale; poi non so. Vorrei fare un giro di telefonate alle scuole di cucina di cui ho notizia per capire qualcosa di più preciso su orari e frequenza dei corsi, e vedere se riesco a conciliarli con l'università. Ma è questo che voglio fare per vivere? E soprattutto, posso farlo per vivere?
Ecco il punto: non riesco a immaginare nessuno dei miei talenti impiegato in un lavoro che permetta di vivere autonomamente. È sfiducia nelle mie capacità oppure solo realismo? Il problema sono io? È la crisi del mercato del lavoro? È paranoia nuda e cruda?
Sto meditando di trasferirmi all’estero, memore dell’esperienza olandese di mio fratello: 24 ore dopo aver varcato la frontiera, trovò lavoro in una pizzeria, lui che in cucina ci entrava soltanto per mangiare, grazie ad una sola qualifica: quella di napoletano. Per una cosa del genere, ci metterei la firma!
Comunque sia, le vacanze non mi avranno aiutata a schiarirmi le idee, ma mi hanno dato molto. Ho potuto ricaricare le pile, limitandomi a dormire, andare a mare, mangiare, dormire, andare a mare, mangiare... mi sono concessa il lusso del mero esistere.
Ho ritrovato un'amicizia sincera, profonda e leale, ne ho compreso il valore e la preziosità. Qualsiasi cosa ne pensino gli adulti di mia conoscenza, certe amicizie possono essere per tutta la vita (e non dico che sia facile). Credo di avere buone possibilità in questo senso.
Mi sono accorta di dedicare troppo poco tempo al divertimento, semplicemente perché mi dimentico di quanto mi faccia bene ridere; devo ritagliarmi degli spazi per farlo, e trovare delle persone con cui farlo, un po' più spesso.
In generale mi sono sentita di nuovo viva: ho apprezzato il bacio del sole sulla pelle, le carezze del vento sul mio corpo, l'abbraccio avvolgente del mare. E anche gli sguardi dei bonazzi in spiaggia, diciamolo pure (e non uno che abbia attaccato bottone, alla faccia del maschio latino!). Ho sentito il sangue scorrermi caldo e veloce nelle vene, ho vissuto d’aria perché il carburante l'avevo tutto dentro, e non mi serviva altro, per star bene, che respirare.
Per quanto in passato siano stati velati di lacrime, o resi opachi dalla tristezza, i miei occhi brillano ancora. Scintillano quando sono felici, ammiccano quando sto bene, si accendono di uno sguardo che fa girare la testa agli uomini quando… beh, quando serve. Scoprirmi così viva non è cosa da poco: a volte ho dubitato di poterlo fare. E invece, mi sono sentita così e anche peggio: come dieci Shakira messe insieme.
Così scrivo anche questo, per non dimenticarmelo. Devo lasciar muovere questi benedetti fianchi e devo pensare di più con la pancia, con le ginocchia, con le mani, con le spalle, e meno, meno con la testa. Nei fianchi ci sono idee ed emozioni, nei fianchi c'è tanta creatività, e devo soffiare su questa creatività come su braci sacre da non far spegnere mai.
La creatività potrebbe essere la chiave di tutto, se proprio non riesco ad essere una persona ordinaria...
Quando sono partita, pensavo avrei trascorso le mie giornate leggendo, e invece sono stata tanto tempo in spiaggia, o in acqua a nuotare (e non lo facevo da anni). Ho letto, sì, ma non col cuore, e questo mi sorprende, perché nei libri ho sempre vissuto vite emozionanti; stavolta sono rimasta fredda e distante, come accade da un po', a ben pensarci. Leggere non mi da più il piacere di un tempo... sono presa da altro, poco partecipe. Credo sia una cosa temporanea, ma non passerà tanto in fretta; è come se una fase della mia vita si fosse chiusa e non ci fosse spazio per la lettura, adesso. In futuro sì, ma non adesso. Forse, soltanto, sono troppo impegnata a vivere, per immergermi in vite non mie (e meno male!).
Ho cucinato tanto, più di quel che credevo; avrei fatto anche di più se avessi avuto tutti i miei attrezzi e ingredienti. E anche questo mi ha sorpresa perché, onestamente, volevo un periodo di riposo dalla cucina; invece mi sono ritrovata a giocare tra i fornelli soddisfatta come una bimba che sforna torte di fango. Ho raccolto le idee e preso ispirazione qua e là, ho pensato piatti futuri, ho lavorato a un mio progetto culinario con entusiasmo insperato e mi sono accorta di quanto mi piaccia cucinare per gli altri, per far stare bene le persone intorno a me.
Sono stata al mercato, e a dispetto dei prezzi sono stata presa dalla voglia di assaggiare tutto, di comprare almeno un etto di ogni cosa: i diversi tipi di olive, legumi sconosciuti, frutta esotica e verdura mai assaggiata… Il cocco fresco mi ha dato dipendenza. Non riesco a smettere, nonostante io sia contraria all’importazione; è un sapore che mi ha conquistata. E vogliamo parlare dell’avocado? Non mi ci fate nemmeno pensare!
Mi accorgo che se non avessi avuto la sensibilità necessaria a diventare vegetariana, sarei stata un’implacabile carnivora: avrei assaggiato tutto senza limiti, o quasi… Di certo, ora, ho tantissima voglia di provare cose nuove; per esempio, mi sono innamorata dei peperoni e della cipolla crudi (mai nella vita avrei pensato di dirlo). Sono arrivata al punto di non sopportare più il mio essere astemia; mi irrita l'idea di non poter capire niente di vini e liquori, perché basta una sola goccia di qualunque alcolico a farmi arricciare le labbra dal disgusto. Vorrei essere veganamente onnivora, conoscere tutti i sapori, gli odori, gli aromi... Ho anche cominciato ad assaggiare le spezie con la punta del dito, sapete? Ho messo l'indice nel barattolo del pepe bianco e me lo sono ficcata in bocca. E mi è piaciuto, è stato interessante. Senz'altro lo rifarò. Mi devo preoccupare?
Quando penso alla gioia di scoprire pietanze a me sconosciute, e di cucinarle, mi pare sempre di toccare un nervo scoperto, quello del mio futuro. Al momento una delle idee che mi eccitano di più è quella di preparare uno zaino e iniziare un pellegrinaggio mondiale e squattrinato, vivendo alla giornata, sopravvivendo come possibile e mangiando cibo normale nelle case delle persone normali solo per vedere loro come lo cucinano. Non sono particolarmente intraprendente con i nuovi sapori, ma se mi offrono una pietanza sconosciuta non la rifiuto, ormai. E ne ho voglia, cavolo, ne ho proprio voglia. Voglio scoprire nuovi sapori e poi venire qui a raccontarvelo.
Cresce il mio disinteresse per l’università, e non viene frenato né dal senso del dovere, né dalla vicinanza alla meta (ce la posso fare tranquillamente in un anno... e se ne ho già sopportati tre...!). L’insegnamento non è mai stato la mia aspirazione, e sì, a furia di sentirmi ripetere che la mia laurea è inutile inizio a convincermene. Alla fine della triennale ci arriverò, ma inizia a fregarmene sempre meno di “come” e di “quando”, e dubito di iscrivermi alla specialistica, l'idea mi deprime parecchio. Ho una media piuttosto buona, ma la voglia mi sta passando del tutto...
Sto facendo i conti con un aspetto "nuovo" del mio carattere: l’incostanza. Mentre fino a qualche anno fa mi sarei descritta come una ragazza tranquilla, posata e affidabile (immaginatevi la classica segretaria bruttina... ecco, uguale identica), adesso devo spostare il tiro; certo, sono ancora una persona seria, ma si fa di nuovo notare il lato pazzerello di me, quello curioso, sperimentatore, avventuroso, azzardato.
Quella Vera lì, si annoia in fretta. Non mi piace l’aggettivo “incostante”, fatico ad appiccicarmelo addosso, ma devo rassegnarmi e riconoscerlo: ho fame di cose nuove, mi distraggo con facilità, perdo presto interesse; cambio velocemente, cambiano i miei gusti e i miei obiettivi, non sono tipa da progetti faraonici e a lungo termine; non ho mai avuto uno “scopo” nella vita o meglio ne ho avuti così tanti da non essere più convinta di nessuno di essi… Prima volevo fare la veterinaria, poi l’intellettuale (sì, proprio come lavoro), poi la levatrice-fattucchiera, poi la naturalista, poi di nuovo la letterata; ho avuto una batosta a scienze biologiche, mi sono iscritta a lettere e ne sono stata felice, per un po', sembrava proprio quel che faceva per me, ma adesso sono presissima dalla cucina. Una grande capacità di adattamento, si potrebbe dire, e non lo nego, ma devo ancora imparare a tenere le redini di tutte queste risorse, altrimenti allungano il collo come i cavalli e mi tirano dove preferiscono.
Razionalmente, lo so, arriverò alla laurea e magari troverò uno straccio di lavoro prima di quanto io pensi; emozionalmente, mi sembra un obiettivo impossibile! Eppure non sono stupida. Sarei oggettivamente ingiusta nei miei confronti se dicessi che mi mancano le capacità. In realtà (qui lo dico e qui lo nego), sotto sotto sono convinta di poter fare qualsiasi cosa voglia; ma il problema spesso è capire i miei desideri, e restarne convinta anche durante le bufere della vita.
Ho interessi vari, multiformi, diversi tra loro; spazio tra superficialità e approfondimento estremo a seconda della giornata, e in definitiva la vibrazione di fondo del mio modo di essere è l’inquietudine, l’irrequietezza. Un giorno una persona mi disse: “I tuoi occhi sono come il mare. Sembra calmo, ma sotto la superficie tutto si agita”. Mai descrizione fu più azzeccata.
Così, ora, cosa devo fare? Probabilmente solo tenere duro... mi aspetta un altro anno, sperando sia l’ultimo, di triennale; poi non so. Vorrei fare un giro di telefonate alle scuole di cucina di cui ho notizia per capire qualcosa di più preciso su orari e frequenza dei corsi, e vedere se riesco a conciliarli con l'università. Ma è questo che voglio fare per vivere? E soprattutto, posso farlo per vivere?
Ecco il punto: non riesco a immaginare nessuno dei miei talenti impiegato in un lavoro che permetta di vivere autonomamente. È sfiducia nelle mie capacità oppure solo realismo? Il problema sono io? È la crisi del mercato del lavoro? È paranoia nuda e cruda?
Sto meditando di trasferirmi all’estero, memore dell’esperienza olandese di mio fratello: 24 ore dopo aver varcato la frontiera, trovò lavoro in una pizzeria, lui che in cucina ci entrava soltanto per mangiare, grazie ad una sola qualifica: quella di napoletano. Per una cosa del genere, ci metterei la firma!
Comunque sia, le vacanze non mi avranno aiutata a schiarirmi le idee, ma mi hanno dato molto. Ho potuto ricaricare le pile, limitandomi a dormire, andare a mare, mangiare, dormire, andare a mare, mangiare... mi sono concessa il lusso del mero esistere.
Ho ritrovato un'amicizia sincera, profonda e leale, ne ho compreso il valore e la preziosità. Qualsiasi cosa ne pensino gli adulti di mia conoscenza, certe amicizie possono essere per tutta la vita (e non dico che sia facile). Credo di avere buone possibilità in questo senso.
Mi sono accorta di dedicare troppo poco tempo al divertimento, semplicemente perché mi dimentico di quanto mi faccia bene ridere; devo ritagliarmi degli spazi per farlo, e trovare delle persone con cui farlo, un po' più spesso.
In generale mi sono sentita di nuovo viva: ho apprezzato il bacio del sole sulla pelle, le carezze del vento sul mio corpo, l'abbraccio avvolgente del mare. E anche gli sguardi dei bonazzi in spiaggia, diciamolo pure (e non uno che abbia attaccato bottone, alla faccia del maschio latino!). Ho sentito il sangue scorrermi caldo e veloce nelle vene, ho vissuto d’aria perché il carburante l'avevo tutto dentro, e non mi serviva altro, per star bene, che respirare.
Per quanto in passato siano stati velati di lacrime, o resi opachi dalla tristezza, i miei occhi brillano ancora. Scintillano quando sono felici, ammiccano quando sto bene, si accendono di uno sguardo che fa girare la testa agli uomini quando… beh, quando serve. Scoprirmi così viva non è cosa da poco: a volte ho dubitato di poterlo fare. E invece, mi sono sentita così e anche peggio: come dieci Shakira messe insieme.
Così scrivo anche questo, per non dimenticarmelo. Devo lasciar muovere questi benedetti fianchi e devo pensare di più con la pancia, con le ginocchia, con le mani, con le spalle, e meno, meno con la testa. Nei fianchi ci sono idee ed emozioni, nei fianchi c'è tanta creatività, e devo soffiare su questa creatività come su braci sacre da non far spegnere mai.
La creatività potrebbe essere la chiave di tutto, se proprio non riesco ad essere una persona ordinaria...
che bel post..
RispondiEliminati può far sentire in compagnia sapere che io, a 32 anni, con una pseudo-famiglia e un lavoro diciamo-sicuro, mi sento ancora così?????
quello che posso garantirti è che a dispetto di tutte le riflessioni che potrai mai fare sull'oggi e sul domani, la vita riserva sempre qualche sorpresa che inaspettatamente devia il tuo percorso, a volte migliorandolo, a volte incasinandolo...
tante sfide che ti fanno sentire viva!!
in bocca al lupo
marta-blabla
ma scusa, trova degli amici e apri un ristorante bio vegetariano no? ;-)
RispondiEliminalo so che non è mica tanto facile ma qualcuno l'ha pur fatto
ciao....che bello che sei tornata..che post bello e profondo....i bilanci sono sempre un momento tosto.....mi sembra che tu abbia molti talenti, on disperderli e cerca di capre quale approfondire...con lo studio mi sembra che tu sia ormai a più di metà percorso, valuta bene, anche se per esperienza la parte finale è più dura...
RispondiEliminaora scappo, hai ragione Castroni è un mito!!
forza, resistere resistere resistere..
pazza, pazza, pazza su una terrazza! XD veraaa, è così che ti vogliamo, don't worry sognare è gratis. ps: se abiti vicino marcianise e hai intenzioni serie a riguardo un ristorante vegetariano, non esitare a contattarmi.
RispondiEliminaIncostanza, che brutta parola...a me sembra pura energia vitale, ed è normale che si rivolga continuamente verso cose nuove ^__^
RispondiEliminaE comunque a me sembra che tu sappia quali sono le cose che ti riescono bene e che ti rendono felice...da lì, tutto sta nel cercare di tradurle in un lavoro, in un progetto di vita, che lo so che è difficilissimo e un po' spaventa ma...il primo passo è fatto ^__^
Buona vita, mia cara Shakira partenopea ^_^
PS: quello di Dass mi sembra un ottimo suggerimento...
Qua la zampa.. mi ritrovo appieno nelle tue parole, soprattutto le ultime. Soprattutto oggi, e non è un caso. Basta, davvero basta all'uso quasi esclusivo della testa, del pensiero, che etichetta per paura, che crea appigli per insicurezza, e poi ci si aggrappa e ...muore.
RispondiEliminaI fianchi sono la vita, e la vita crea, si muove, danza, cambia..rischia!
Spero di incontrarti presto! E' tempo di riconoscersi, ri-unirsi e ricominciare a creare in sintonia con chi sentiamo di essere veramente!
Un abbraccio
Cecilia
p.s. a proposito, da settembre ricomincio in corso di danza del ventre.. :P
ciao Vera, ti ho conosciuta trammite il tuo blog per caso, qualche tempo fa, e da allora non mi dimentico mai di passare di qui quasi ogni giorno. E' incredibile quanto hai saputo spiegare bene, a parole, le sensazioni che anche io provo in questo esatto momento della mia vita. Sono un po' piu' grande di te, ma ora come non mai mi sento 'instabile' come situazione oggettiva (amore, lavoro, amicizie ecc.) e come sensazioni.
RispondiEliminaChissa' se il nostro futuro ci riserverà di trovare, prima o poi, quello che ci fara' passare questa inquietudine, oppure se e' nostro destino vivere cosi', molto incerte, incostanti come dici tu, ma piene di idee, voglia di vivere e costante attenzione a quello che succede dentro e fuori di noi.
In bocca al lupo a te, e a me, io dico che cascheremo sempre in piedi!
Silvia
Ohhh passo solo ora di sfuggita....che bello in nuovo template :O
RispondiEliminaIo sono in preda a trasloco fisico e sentimentale, quindi non posso collegarmi + di tanto, ma appena posso leggo tutto con attenzione!!
Ciauuu e bentornataaaa ^_^
Marta, hai perfettamente ragione... spero sempre che dopo i casini la mia vita risulti migliorata e devo ammettere che quasi sempre è così... Cercherò di affrontare le cose con spirito costruttivo! :)
RispondiEliminaDass, un po' impegnativo come primo lavoro, non trovi? ;-)
Non che l'idea non mi sia balenata per la mente, tra qualche giorno ci scriverò un altro post.
Anonimo, grazie dell'incoraggiamento, è proprio vero che la parte finale è la più difficile e me l'aspettavo... terrò duro!
Manuel, ma perché vicino a marcianise? :| Non è esattamente una bellissima zona...!
Antaress, chiamarla "pura energia vitale" in effetti suona meglio che "incostanza", ma non vorrei indorarmi troppo la pillola! :D
Grazie delle tue parole, come sempre riesci a farmi sentire meglio. ;-)
Cecilia, mi contatteresti via e-mail? Potremmo andare a fare una passeggiata insieme e magari parlare di questa bella scuola di danza del ventre, di cui voglio sapere tutto... ;-)
Silvia, che bellissimo augurio, quello di cascare sempre in piedi!
Personalmente sto iniziando ad apprezzare l'idea di essere così "volubile" - ecco che spunta un altro aggettivo connotato negativamente... meno male che sto iniziando a rifiutarmi di attribuire solo significati negativi a questo genere di parole: la vita è movimento e cambiamento, dunque se mi trasformo è perché sono viva, e devo esserne orgogliosa e trarne vantaggio... ;-)
Colubrina, grazie del bentornata, buon trasloco a te e a rileggerci presto! ;-)
vera, perchè a marcianise avrei un posto letto, a casa di una mia carissima amica! XP nb: andrebbe bene anche caserta, dai, comunque, nessuna pressione, se però decidi di passare ai fatti, tienimi informato, l'ho detto anche a miss vanilla. ^_^
RispondiEliminaAAAHH, capito!
RispondiEliminaComunque penso che marcianise sia uno degli ultimi posti al mondo dove penserei di aprire un ristorante, sia perché è praticamente in mezzo al nulla, sia perché è una zona "leggermente" sconsigliabile per aprire una attività... e non dico altro...
appena c'incontriamo parliamo del tuo post... nel frattempo penso a quando diventerai la mia scrittrice preferita....lunghe e scorrevoli pagine che raccontano di amori di dolori e..... di cibo e piatti prelibati!!!!eh che ne dici?
RispondiEliminaa prestissimo!
stefania
ah!dimenticavo!
RispondiEliminati consiglio http://www.silvanoagosti.com/ e soprattutto i suoi libri...
c'è molto di quello che scrivi e soprattutto come ti piacerebbe vivere adesso!!prova a spulciare tra i suoi"diari"troverai belle sorprese!!
baci baci
Stefania, con molto piacere. ;-)
RispondiEliminaUn libro? Forse a 50 anni avrò abbastanza vita da raccontare da tirar fuori qualcosa che valga la pena leggere. :) Ma inizio a credere che scrivere bei libri sia una cosa da "vecchi" :D (oddio, dopo questa possono espellermi dalla Facoltà).
Anch'io credo di essere un veganamente onnivoro ;-) Bentornata!
RispondiEliminaGrazie, yari. :)
RispondiEliminaA proposito, non ricordo se ti ho già fatto i complimenti per il nuovo blog, è molto bello. ;-)
Ciao, cucciolina! :)
RispondiEliminami è piaciuto tantissimo il tuo post, magari poi ne riparliamo meglio al telefono! ;)
Un abbraccio colorato
ti voglio bene :)
beavegan
shakti
dai dai veruccia, vieni in germania e facciamo il club delle laureate in lettere che cucinano vegano. Non é lo sbocco naturale della nostra laurea??
RispondiEliminaBea, molto volentieri. ;-)
RispondiEliminaVila, la Germania mi sembra troppo... Cermanica per i miei gusti ;-)
Comunque mai dire mai... Sullo sbocco naturale: vuoi mettere la soddisfazione di fare la lavapiatti e avere un futuro assicurato, rispetto alla solita tiritera del "finirete sotto ai ponti, laureati ma sotto ai ponti" che ci ripetono ogni giorno?!
;-)
Cara Veruccia, io sono stata incostante e sconclusionata tutta la vita, a 35 anni ancora non accenno a trovare la stabilità, a volte mi fa ansia però di certo mi sono anche tanto divertita. Ho letto molto di me in questo tuo post :-)
RispondiEliminaNon è mica un caso che siamo del segno dei gemelli, no? :-)
Missvanilla
:)
RispondiEliminaDovrei averci fatto il callo, ma a quanto pare ancora non mi abituo!
Come ti capisco Vera... anch'io sento questo lato incostante e volubile, certe volte ho una paura tremenda di non riuscire in niente, nonostante non sia uno stupido... in bocca al luppolo per tutti i tuoi progetti, che tu voglia fare l'astronauta o lo chef... ^_^
RispondiEliminaPS anch'io mi unisco al club dei veganamente onnivori =P
Grazie, Immanuel... ricambio! :)
RispondiEliminaBentornata! apro solo ora il tuo blog (chissà perché pensavo fossi ancora in vacanza!)e ho letto questo tuo bellissimo post. Ti definisci incostante ma io che sono una maestra in questa pratica ti assicuro che la tua è una "curiosità produttiva verso il mondo". Produttiva perché l'idea si fa azione (mi riferisco a tutte le cose che hai sperimentato e poi segnalato sul blog in modo davvero chiaro e divertente). Incostanza - per come la vivo io - è restare in bilico tra desiderio e cimento, in quel limbo in cui vorresti fare qualcosa ma non riesci neppure a partire, e se parti ti fermi quasi subito.
RispondiEliminaVai avanti così che sei fortissima, e hai una carica travolgente.
Quando vai a Milano? Perché io abito a Verona e mi piacerebbe conoscerti.
Ciao
Vale
Vale, grazie mille, le tue parole mi sono state davvero di sostegno. :)
RispondiEliminaLa prossima volta che salirò a Milano, magari, riusciremo a vederci, chissà!