Se a Febbraio lamentavo di non aver visto praticamente nulla di Roma, stavolta non ci ho nemmeno provato, ma sono felicissima così. In realtà, Roma l'ho vista eccome! L'ho vissuta non da turista ma come ospite, l'ho scoperta di certo solo in parte ma poco a poco, senza fretta, e me ne sto lentamente innamorando. Per certi aspetti, mi ricorda Napoli; se un giorno dovessi andare a viverci, ne sarei davvero molto contenta. Chissà...
Non mi dilungherò nel raccontarvi i cinque giorni appena trascorsi, saprete tutti cosa merita una visita a Roma e cosa no e c'è senz'altro chi lo può dire meglio di me; io, come sempre, mi sono dedicata alla ricerca e all'acquisto di ingredienti culinari e a colossali mangiate per ampliare il mio orizzonte dei sapori. Sono incorreggibile, temo; metà delle cose che stavo per comprare sono rimaste nei diversi negozi solo perché non sarei mai riuscita a farle entrare nello zaino (e soprattutto a caricarmelo in spalla).
Comunque, più o meno, ecco come sono andate le cose.
Mercoledì. La sveglia non suona, ma fortunatamente il mio orologio biologico inizia a trillare al momento opportuno; mi accingo a partire contentissima, nonostante non abbia potuto posticipare la prenotazione per prepararmi con più calma, faccia caldissimo e lo zaino pesi da morire (giuro, ho portato pochissime cose, ma avevo toppato del tutto nella stratificazione degli oggetti; ho il vizio maledetto di mettere le cose più pesanti in alto e all'esterno - bisogna fare sempre il contrario!). Il sole splende, niente a che vedere con la nebbia di febbraio; nell'InterCity mi rilasso, cercando di non pensare a quanto disorganizzata sia la mia vacanza: la fortuna mi assisterà...
Trascorro una giornata stupenda a casa di un'amica, in compagnia di una gatta pazza e due tartarughe fameliche; poi Nico (facciamolo santo) mi accompagna a cena all'Eritreo, il "solito", posso ormai dire.
Non so perché, ma stavolta non ho gradito molto i piatti piccantissimi, specie gli "involtini" di ingera con salsa berberè (sopra), grazie ai quali stavo soffocando: il peperoncino non si staccava più dalla gola... Anche il misto vegetariano con legumi e verdure (a destra) mi è sembrato più "forte" dell'altra volta.
Meno male che dopo mi sono rifatta il palato con un dolce buonissimo, l'halva (a sinistra), a base di crema di sesamo, zucchero e pistacchi. Ne esistono diverse versioni e si impiega anche come ingrediente per piatti più complessi; è assolutamente da rifare in casa, ma solo se non siete a dieta.
Giovedì. Giovedì ho seriamente rischiato di finire in bancarotta perché ho scoperto Castroni (in Via Cola di Rienzo 196), praticamente il paese delle meraviglie o giù di lì. Non vi racconterò di tutte le cose meravigliose che vendono perché non voglio ritenermi responsabile dell'altrui tracollo finanziario; se passate da quelle parti, entrerete assumendovi la responsabilità delle vostre azioni. Io vi consiglio solo di far precedere la visita da un'ora di training autogeno, ripetendovi che non spenderete più di 10 euro, in nessun caso: non servirà comunque, ma potrete contenere il danno.
Ecco il frutto della mia razzia: preparato per falafel (quello che tanti anni fa non mi era piaciuto!), arrowroot (che tutto sommato si può sostituire con la maizena, ma ero curiosa di provarlo dato che spesso è incluso nelle ricette in inglese), semi di papavero blu (perché sono troppo fèscion, guardate qui), garam masala e tandoori masala (il primo perché lo uso parecchio, il secondo perché è un mix di spezie rosso-fucsia e il colore mi piaceva tantissimo ), spezie per falafel (ho imparato a prepararli in casa), crema di cocco (completamente senza zucchero; ho scoperto, ahimé, di essere diventata coccodipendente, quindi mi potrà servire), silken tofu (sembra essere utile in dolci e altre cosette, diversamente dal normale tofu duro). Tanti altri prodotti sono stati messi nel carrello e poi tolti, in continuazione, finché ho rinunciato a comprarli perché troppo voluminosi e/o pesanti. E poi, lo ammetto, mi è venuta un po' di tristezza a pensare che comunque finisco sempre per cucinare per 4 e mangiare da sola; la maggior parte di quegli acquisti sarebbe purtroppo stato sprecato.
Dopo essere stati da Castroni per un'ora e quarantacinque minuti (sì, avete capito bene, non riuscivamo più a uscire di lì), abbiamo preso il pranzo da Pizza design (Via dei Marrucini 8), praticamente di fronte alla Sapienza.
Nel parco di Villa Mercede abbiamo scartato e mangiato il tutto, e con tutto intendo i felafel con salsa piccante e abbondanti verdure per contorno (a scelta tra tanti tipi diversi: peperoni, pomodori, insalata, olive, patate, cetrioli...); un micio intraprendente mi ha adottata per qualche ora, seguendomi ovunque, salendomi sulle gambe, camminando sulla spalliera della panchina eccetera... che tenerezza e che pena, poverino.
Dato che si moriva di caldo, nessuno ha potuto privarmi della mia bella grattachecca all'ananas e cocco, comprata a Piazza Gioacchino Belli (chiosco Fonte d’oro): deliziosamente rinfrescante (non avrebbero mai dovuto farmi scoprire quanto il cocco stia bene con l'ananas).
Dopo un giretto sull'Isola Tiberina, nei vicoli del ghetto e non ricordo più dove, ci siamo trovati a Torre Argentina dove ho acquistato due calendari da tavolo per sostenere la cura dei randagi... Sniff sniff, quanto mi è mancata Tarty!
Mentre tornavamo all'auto, siamo passati davanti al negozio di prodotti biologici Il Canestro (in via S. Francesco a Ripa 106); non potendo resistere alla tentazione di entrare, abbiamo speso un bel po' di soldi tra latte di soia, wurstel di seitan e golosità varie (mandare due vegan a far spese insieme non è saggio, a quanto pare).
A cena abbiamo preparato delle tortillas. Ora, non vorrei far venire l'orticaria ai puristi delle tortillas: ci abbiamo messo dentro quello che c'era in casa, ed erano buonissime, ma saggiamente Nico mi ha consigliato di omettere la ricetta in quanto da perfezionare. Se volete la ricetta delle finte tortillas, pestate un po' i piedi e sarete accontentati!
Venerdì. Venerdì abbiamo pranzato al Kabir Fast Food (Via Mamiani 11); cucina indiana e, per noi, decisamente "slow"! Nel tempo impiegato a consumare il nostro pasto, gli altri avventori avrebbero mangiato tre volte... ci siamo guadagnati qualche occhiataccia da parte del proprietario, ma per fortuna il locale non affollato ci ha evitato situazioni spiacevoli.
Il menù, per noi, offriva come antipasto patate o melanzane pakora (cioè fritte in pastella), mix di verdure (una grande frittella tenuta insieme da farina di ceci) e samosa ripieni di verdure, che potete vedere nella foto a sinistra. Solo i samosa sono piccanti, ma non tantissimo.
Il piatto principale è riso bianco, oppure con piselli e zafferano; si accompagna con lenticchie, o ceci, o patate e piselli (o due dei suddetti contorni) che sono tutti piuttosto speziati. A destra il mio vassoio, con le lenticchie, a sinistra quello di Nico con ceci, piselli e patate; l'insalata con cetrioli e cipolla aiuta a sopportare il sapore piccante.
C'erano anche alcuni dolcetti tipici, vegan, che però non ho assaggiato perché stavo esplodendo... sarà per la prossima volta!
Sabato. Sabato abbiamo pranzato a casa, con gnocchi di patate al pesto e insalata di spinaci e funghi, una cosa delicata e deliziosa che dovrò rifare presto; mentre a cena siamo andati al ristorante cinese (e qui mi serve la consulenza di Daniela perché non mi ricordo l'indirizzo né cosa abbiamo preso!).
[EDIT: Il ristorante è il Re dei cuochi, Via G. Albimonte 14/b. Dovrò poi ricordarmi cosa abbiamo preso, perché nonostante il cibo fosse l'ultimo dei miei pensieri ho apprezzato molto la cucina cinese. Impensabile!]
Domenica. Domenica siamo tornati al fast food indiano, giusto per farci guardare ancora un po' male e la cena l'ho saltata perché ero su un treno regionale per Napoli... ma prima di partire, abbiamo preso un bel gelato da Doppia Panna (in Via Sampiero di Bastelica 102). Se capitate da quelle parti fateci un salto: scegliete il cono per chi ha intolleranze alimentari, e chiedete quali sono i gusti vegan (ottimo accostamento di gusti, solitamente vegan, è cioccolato fondente e banana); non l'ho fotografato... ma meritava! Il prezzo, tra l'altro, è contenuto: 1.50 euro per un cono con due gusti.
Poi sono andata in stazione, ho armeggiato 10 minuti per stampare il biglietto (sbagliando ripetutamente la selezione delle impostazioni ed esitando, infine, prima di confermare l'acquisto), e sono salita sul treno con lo stomaco annodato, il sorriso sulle labbra, una lacrima in ciascun occhio, ma piccolina.
E così sono finite le mie vacanze. Ho tanto da dirvi (i miei pensieri estivi, le disavventure con Tarty, i bagnetti a mare della mooncup, le nuove ricette provate nelle scorse settimane, due parole sui libri letti...) ma mi ci vorrà del tempo. So che avrete pazienza, come sempre; aspettate un po', arriverà tutto, senza fretta.
Mi sto tenendo stretti i ricordi, e sto cercando di far restare ancora intatto sul mio viso il sorriso che mi ha accompagnata, ininterrottamente, per cinque meravigliosi giorni.
Roma, aspettami. Ritornerò presto.
Non mi dilungherò nel raccontarvi i cinque giorni appena trascorsi, saprete tutti cosa merita una visita a Roma e cosa no e c'è senz'altro chi lo può dire meglio di me; io, come sempre, mi sono dedicata alla ricerca e all'acquisto di ingredienti culinari e a colossali mangiate per ampliare il mio orizzonte dei sapori. Sono incorreggibile, temo; metà delle cose che stavo per comprare sono rimaste nei diversi negozi solo perché non sarei mai riuscita a farle entrare nello zaino (e soprattutto a caricarmelo in spalla).
Comunque, più o meno, ecco come sono andate le cose.
Mercoledì. La sveglia non suona, ma fortunatamente il mio orologio biologico inizia a trillare al momento opportuno; mi accingo a partire contentissima, nonostante non abbia potuto posticipare la prenotazione per prepararmi con più calma, faccia caldissimo e lo zaino pesi da morire (giuro, ho portato pochissime cose, ma avevo toppato del tutto nella stratificazione degli oggetti; ho il vizio maledetto di mettere le cose più pesanti in alto e all'esterno - bisogna fare sempre il contrario!). Il sole splende, niente a che vedere con la nebbia di febbraio; nell'InterCity mi rilasso, cercando di non pensare a quanto disorganizzata sia la mia vacanza: la fortuna mi assisterà...
Trascorro una giornata stupenda a casa di un'amica, in compagnia di una gatta pazza e due tartarughe fameliche; poi Nico (facciamolo santo) mi accompagna a cena all'Eritreo, il "solito", posso ormai dire.
Non so perché, ma stavolta non ho gradito molto i piatti piccantissimi, specie gli "involtini" di ingera con salsa berberè (sopra), grazie ai quali stavo soffocando: il peperoncino non si staccava più dalla gola... Anche il misto vegetariano con legumi e verdure (a destra) mi è sembrato più "forte" dell'altra volta.
Meno male che dopo mi sono rifatta il palato con un dolce buonissimo, l'halva (a sinistra), a base di crema di sesamo, zucchero e pistacchi. Ne esistono diverse versioni e si impiega anche come ingrediente per piatti più complessi; è assolutamente da rifare in casa, ma solo se non siete a dieta.
Giovedì. Giovedì ho seriamente rischiato di finire in bancarotta perché ho scoperto Castroni (in Via Cola di Rienzo 196), praticamente il paese delle meraviglie o giù di lì. Non vi racconterò di tutte le cose meravigliose che vendono perché non voglio ritenermi responsabile dell'altrui tracollo finanziario; se passate da quelle parti, entrerete assumendovi la responsabilità delle vostre azioni. Io vi consiglio solo di far precedere la visita da un'ora di training autogeno, ripetendovi che non spenderete più di 10 euro, in nessun caso: non servirà comunque, ma potrete contenere il danno.
Ecco il frutto della mia razzia: preparato per falafel (quello che tanti anni fa non mi era piaciuto!), arrowroot (che tutto sommato si può sostituire con la maizena, ma ero curiosa di provarlo dato che spesso è incluso nelle ricette in inglese), semi di papavero blu (perché sono troppo fèscion, guardate qui), garam masala e tandoori masala (il primo perché lo uso parecchio, il secondo perché è un mix di spezie rosso-fucsia e il colore mi piaceva tantissimo ), spezie per falafel (ho imparato a prepararli in casa), crema di cocco (completamente senza zucchero; ho scoperto, ahimé, di essere diventata coccodipendente, quindi mi potrà servire), silken tofu (sembra essere utile in dolci e altre cosette, diversamente dal normale tofu duro). Tanti altri prodotti sono stati messi nel carrello e poi tolti, in continuazione, finché ho rinunciato a comprarli perché troppo voluminosi e/o pesanti. E poi, lo ammetto, mi è venuta un po' di tristezza a pensare che comunque finisco sempre per cucinare per 4 e mangiare da sola; la maggior parte di quegli acquisti sarebbe purtroppo stato sprecato.
Dopo essere stati da Castroni per un'ora e quarantacinque minuti (sì, avete capito bene, non riuscivamo più a uscire di lì), abbiamo preso il pranzo da Pizza design (Via dei Marrucini 8), praticamente di fronte alla Sapienza.
Nel parco di Villa Mercede abbiamo scartato e mangiato il tutto, e con tutto intendo i felafel con salsa piccante e abbondanti verdure per contorno (a scelta tra tanti tipi diversi: peperoni, pomodori, insalata, olive, patate, cetrioli...); un micio intraprendente mi ha adottata per qualche ora, seguendomi ovunque, salendomi sulle gambe, camminando sulla spalliera della panchina eccetera... che tenerezza e che pena, poverino.
Dato che si moriva di caldo, nessuno ha potuto privarmi della mia bella grattachecca all'ananas e cocco, comprata a Piazza Gioacchino Belli (chiosco Fonte d’oro): deliziosamente rinfrescante (non avrebbero mai dovuto farmi scoprire quanto il cocco stia bene con l'ananas).
Dopo un giretto sull'Isola Tiberina, nei vicoli del ghetto e non ricordo più dove, ci siamo trovati a Torre Argentina dove ho acquistato due calendari da tavolo per sostenere la cura dei randagi... Sniff sniff, quanto mi è mancata Tarty!
Mentre tornavamo all'auto, siamo passati davanti al negozio di prodotti biologici Il Canestro (in via S. Francesco a Ripa 106); non potendo resistere alla tentazione di entrare, abbiamo speso un bel po' di soldi tra latte di soia, wurstel di seitan e golosità varie (mandare due vegan a far spese insieme non è saggio, a quanto pare).
A cena abbiamo preparato delle tortillas. Ora, non vorrei far venire l'orticaria ai puristi delle tortillas: ci abbiamo messo dentro quello che c'era in casa, ed erano buonissime, ma saggiamente Nico mi ha consigliato di omettere la ricetta in quanto da perfezionare. Se volete la ricetta delle finte tortillas, pestate un po' i piedi e sarete accontentati!
Venerdì. Venerdì abbiamo pranzato al Kabir Fast Food (Via Mamiani 11); cucina indiana e, per noi, decisamente "slow"! Nel tempo impiegato a consumare il nostro pasto, gli altri avventori avrebbero mangiato tre volte... ci siamo guadagnati qualche occhiataccia da parte del proprietario, ma per fortuna il locale non affollato ci ha evitato situazioni spiacevoli.
Il menù, per noi, offriva come antipasto patate o melanzane pakora (cioè fritte in pastella), mix di verdure (una grande frittella tenuta insieme da farina di ceci) e samosa ripieni di verdure, che potete vedere nella foto a sinistra. Solo i samosa sono piccanti, ma non tantissimo.
Il piatto principale è riso bianco, oppure con piselli e zafferano; si accompagna con lenticchie, o ceci, o patate e piselli (o due dei suddetti contorni) che sono tutti piuttosto speziati. A destra il mio vassoio, con le lenticchie, a sinistra quello di Nico con ceci, piselli e patate; l'insalata con cetrioli e cipolla aiuta a sopportare il sapore piccante.
C'erano anche alcuni dolcetti tipici, vegan, che però non ho assaggiato perché stavo esplodendo... sarà per la prossima volta!
Sabato. Sabato abbiamo pranzato a casa, con gnocchi di patate al pesto e insalata di spinaci e funghi, una cosa delicata e deliziosa che dovrò rifare presto; mentre a cena siamo andati al ristorante cinese (e qui mi serve la consulenza di Daniela perché non mi ricordo l'indirizzo né cosa abbiamo preso!).
[EDIT: Il ristorante è il Re dei cuochi, Via G. Albimonte 14/b. Dovrò poi ricordarmi cosa abbiamo preso, perché nonostante il cibo fosse l'ultimo dei miei pensieri ho apprezzato molto la cucina cinese. Impensabile!]
Domenica. Domenica siamo tornati al fast food indiano, giusto per farci guardare ancora un po' male e la cena l'ho saltata perché ero su un treno regionale per Napoli... ma prima di partire, abbiamo preso un bel gelato da Doppia Panna (in Via Sampiero di Bastelica 102). Se capitate da quelle parti fateci un salto: scegliete il cono per chi ha intolleranze alimentari, e chiedete quali sono i gusti vegan (ottimo accostamento di gusti, solitamente vegan, è cioccolato fondente e banana); non l'ho fotografato... ma meritava! Il prezzo, tra l'altro, è contenuto: 1.50 euro per un cono con due gusti.
Poi sono andata in stazione, ho armeggiato 10 minuti per stampare il biglietto (sbagliando ripetutamente la selezione delle impostazioni ed esitando, infine, prima di confermare l'acquisto), e sono salita sul treno con lo stomaco annodato, il sorriso sulle labbra, una lacrima in ciascun occhio, ma piccolina.
E così sono finite le mie vacanze. Ho tanto da dirvi (i miei pensieri estivi, le disavventure con Tarty, i bagnetti a mare della mooncup, le nuove ricette provate nelle scorse settimane, due parole sui libri letti...) ma mi ci vorrà del tempo. So che avrete pazienza, come sempre; aspettate un po', arriverà tutto, senza fretta.
Mi sto tenendo stretti i ricordi, e sto cercando di far restare ancora intatto sul mio viso il sorriso che mi ha accompagnata, ininterrottamente, per cinque meravigliosi giorni.
Roma, aspettami. Ritornerò presto.
che bella Roma...ci son stata da piccola e i miei ricordi son stati gli arancini di riso (non ricordo se erano veg) le pasticcerie piene di dolcetti e docettini (che se li vedo ora mi vien la nausea....) spero di andarci con il mio maritino un giorno.
RispondiEliminaComunque ben tornata cara Vera
Certo che leggere questo post all'ora di pranzo è davvero una tortura, mi è venuta una fameeeeeeee ^__^
RispondiEliminaanvedi, sei passata praticamente sotto casa mia dato che abito a una ventina di metri da pizza design :-)
RispondiEliminala prossima volta che vai da Kabir prendi i dolci, almeno uno per tipo!
se ti possono interessare altri posti ti consiglio lo Sciam a campo dei fiori... ha solo roba vegetariana, tipica cucina siriana (molte insalate buonissime, baba ganous, hummus, tè freddi e caldi, legumi vari) e si può volendo fumare il narghilè
BENTORNATA!!!*_*! sai che intanto che tu eri in vacanza, daniele, antonella, serena e marcello sono venuti a trovarmi?^_^
RispondiElimina"E poi, lo ammetto, mi è venuta un po' di tristezza a pensare che comunque finisco sempre per cucinare per 4 e mangiare da sola"
capita spesso anche a me.
comunque guardando una foto, mi sono chiesto come avete fatto a chiudere la tortillas?
è sempre piacevole leggerti vera, un bacetto e ti aspettiamo su forum etici.
ps: fai un salto sul mio blog, che ci sono nuove ricettine e se ti và lasciami qualche commento.
Via sampiero di bastelica.. praticamente sotto casa mia!
RispondiEliminaBeati voi che amate tanto Roma, io dopo tantissimi anni sono dovuto scappare per disperazione.
RispondiEliminaCiao Vera, ho visto il tuo sito da Eva (che sembra vuole chiuderlo) e sono venuto a salutarti.
Un abbraccio a te e i tuoi amici.
Ciao Marta, grazie. Tu hai trascorso una bella estate? :)
RispondiEliminaAntaress, che ci vuoi fare, la vita è crudele! :D Meno male che non ho fotografato proprio tutto tutto tutto, allora!
Dass, da Sciam c'ero stata a febbraio, ma l'ho trovato deludente (vedi post "Roma" pubblicato il 1 marzo). Comunque grazie del suggerimento. ;-)
Manuel, personalmente le tortillas le ho arrotolate e basta, quella della foto è strapiena ma se metti dentro meno roba non è difficile chiuderla. Comunque volendo potresti bagnare leggermente i lembi, erano tortillas di grano quindi con l'amido si appiccicavano. ;-)
Karat, noooooooooooo!! Non lo sapevo! La prossima volta che vengo a Roma... ci incontriamo? :|
Oreste, stai parlando del sito di Eva Melodia...?
Si una bella estate quasi tutta a casa tra l'orto e il bricolage ;-)
RispondiEliminaAspetto nuove ricette golose
Ma certo, fammi sapere quando torni!
RispondiEliminaBentornata!
RispondiEliminaRoma è meravigliosa, se non ci fosse tutto quel traffico sarebbe la mia città ideale (nostalgia!).
RispondiEliminaHai un'aria splendida, ti sei proprio rilassata, brava :)
Questa sera voglio fare un giro sui blog che parlano di cucina per procurarmi qualche ottima ricetta. Ciao da Maria
RispondiEliminaCiao, Quest'anno avevo preventivato di andarci 4/5 giorni anch'io a Roma, poi causa dei problemi ho dovuto rinunciare, mi accontenterò della Tua bellissima descrizione, per assaporarmi Roma, ovviamente, il mio è solo un rinvio temporaneo! Ciao, grazie e buona serata!
RispondiEliminaMarta, le ricette arrivano presto, ma prima vi ammorbo ancora un po' con le mie disquisizioni esistenziali! :D
RispondiEliminaSimone, perfetto! Tra l'altro una mia cara amica abita nei dintorni, quindi passerò sicuramente da quelle parti!
Mammafelice, grazie! Il tuo blog è fantastico come sempre! ;-)
Barbara, grazie. :) La prossima volta che salgo a Roma ti vengo a trovare, però, eh?
Ciao Maria, ben ritrovata. ;-)
Ciao adamus, buona giornata a te e goditi Roma, appena ti sarà possibile! :)
Non ti conveniva farmi sapere che cucini per 4 :P Ora son cavoli tuoi^_^ Mi prenoto per l'halva :D
RispondiEliminaAAAAAHHH! Ti avevo detto di non leggere! :o
RispondiEliminaEmanuele, spiacente, ma dovrò disabilitarti l'accesso al blog... :D
Quando quel ricott... ehm, quell'impegnato giovine di fratemo torna a casa, potresti autoinvitarti per una cena. ;-)