21 maggio 2006

Lettera ai vegetariani

Lettera aperta ai vegetariani: verso il veganismo
di Marina Berati (marzo 2002)

Questa lettera è indirizzata a chi è vegetariano per motivi etici, ma non ancora vegano. Cosa voglio trasmettervi, in queste pagine? Voglio convincervi a diventare vegani, ve lo dico subito. Voglio spiegarvi perché lo sono diventata io, nella speranza che gli stessi meccanismi di pensiero e di empatia funzionino anche in voi. Forse pensate che sarebbe più utile convincere i carnivori a diventare vegetariani, piuttosto. Può essere. Lascio questo compito a chi è più bravo di me nel confrontarsi coi mangiatori di animali. Un compito importante, per salvare delle vite. Io cercherò invece di comunicare con voi, che siete più simili a me, che sentite, come me, orrore e rabbia al solo pensiero che un animale possa essere ucciso, angoscia e furore per gli allevamenti, i pescherecci, i macelli. Così possiamo ragionare su basi comuni. E questo è un compito altrettanto importante, perché si tratta, anche in questo caso, di salvare delle vite.

Io sono stata vegetariana per nove anni. Non vi spiego i motivi, perché sono gli stessi vostri. Credevo che non sarei mai diventata vegana. Non è necessario, pensavo. Quello che voglio è non uccidere. E consumando latte e uova non si uccide nessuno. E' vero che c'è dello sfruttamento dietro gli allevamenti di galline ovaiole e mucche da latte. Ma il problema, allora, è cambiare i metodi di allevamento, di trattamento degli animali. Non è la produzione in sé di latte e uova, il problema. E' il metodo. Quindi, in linea di principio, mangiare questi alimenti non è sbagliato. Perché, comunque, non uccide. Devo dire che forse, anche fosse vero che il consumo di latte e uova non uccide gli animali, questo ragionamento non sarebbe stato molto valido, perché occorre comunque dissociarsi e non contribuire allo sfruttamento, quando esiste. Ma questo è quel che pensavo, e ne ero convinta. Forse anche molti di voi ne sono convinti, e, per essere più in linea coi propri principi, consumano solo uova di galline allevate a terra, o di piccole fattorie, e latte di allevamenti non intensivi.

Purtroppo, purtroppo per gli animali, intendo, questo non basta, perché c'è un problema in più: non è "solo" una questione di sfruttamento. Ma di uccisione. Perché anche il consumo di latte e uova implica, necessariamente, l'uccisione di animali. Non gli stessi individui che producono questi "alimenti" (o almeno, non subito), ma loro simili, i loro figli, che devono morire affinché questa produzione sia possibile. E' matematicamente, statisticamente, economicamente impossibile produrre latte e uova senza uccidere un altissimo numero di animali. Vi spiegherò ora perché. Per cui, alla fine, se avete scelto di essere vegetariani per non uccidere dovete, per lo stesso motivo, diventare vegani. Il motivo è identico, quindi è una decisione facile da prendere, perché ci siete già passati una volta. Siete già convinti della sua validità.

Mi concentro sul fatto dell'uccisione proprio per questo: si trattasse solo di sfruttamento, uno potrebbe sempre scegliere di usare prodotti di allevamenti non intensivi (il che significherebbe comunque, se si è coerenti, limitare molto il proprio consumo, renderlo minimale, perché gli allevamenti non intensivi non possono certo fornire prodotti a tutta la popolazione della Terra, nella quantità oggi considerata abituale). Ma si tratta invece di morte. E, come vegetariani per motivi etici, siete di sicuro già convinti che non sia lecito UCCIDERE gli animali. Perciò, punto su questo.

Perché produrre uova significa uccidere animali? Sentiamolo prima dalle parole di un allevatore di galline ovaiole. Vediamo qual è la realtà. I fatti, solo i fatti. E vediamo di tradurre questo esempio in una regola generale.

MUCCA PAZZA: SOS SMALTIMENTO IN DISCARICA PER PULCINI MORTI (ANSA) - ASTI, 3 FEB 2001 - Preoccupazione per lo smaltimento in discarica di quintali di pulcini morti, prima destinati alle industrie produttrici di farine animali, è espresso dagli allevatori dell'astigiano. L' SOS viene, in particolare, dall'azienda "Valversa" di Cocconato dove c'è il più grande impianto italiano di incubatrici per pulcini. "Ogni settimana - spiega Valerio Costa, uno dei fratelli titolari dell'azienda - dalle nostre incubatrici nascono 260.000 pulcini. Circa metà sono femmine e vivono per diventare galline ovaiole, l'altra metà maschi e vengono uccisi". Ogni settimana, dunque, tra pulcini morti e gusci d'uova, circa 300 quintali di scarti riempiono almeno 2 autocarri che, fino a quindici giorni fa, erano destinati alle fabbriche per le farine animali a un costo di 30 lire al chilogrammo. Adesso il sindaco di Cocconato, Carlo Scagno, dopo aver sentito tutte le autorità sanitarie regionali, ha emesso un'ordinanza che consente lo smaltimento nella discarica torinese di Basse di Stura per una spesa di circa 1.000 lire al chilo. "Non sappiamo - ha aggiunto il sindaco - fino a quando la discarica torinese potrà accogliere questi rifiuti speciali". D'altra parte "nell'azienda - afferma Costa - si lavora a pieno regime. Bloccare le incubatrici che ogni 21 giorni fanno nascere oltre un milione di pulcini e bloccare l'allevamento di oltre 50 mila galline che producono uova per le incubatrici, sarebbe un disastro". (ANSA).

Che cosa si ricava da questo, in sostanza? Che, mediamente, al fine di far nascere una gallina ovaiola, un pulcino maschio viene ucciso. Nella maggior parte dei casi viene ucciso subito, tritato, soffocato, gasato. Questo è il caso più "fortunato" per lui. In alcuni altri casi, vive qualche settimana per poi essere macellato come pollo. E questo vale ovviamente anche per le galline dei piccoli pollai a conduzione familiare o amatoriale. Anche per quelle galline che non finiranno mai macellate (come invece finiscono macellate quelle ovaiole degli allevamenti intensivi, in gabbia o a terra che siano, a fine carriera). Se in un pollaio ci sono anche solo cinque galline, da qualche parte saranno nate, no? Non ci sono di certo anche cinque galli, lo dice pure il proverbio... Al più, un gallo. E gli altri quattro, che statisticamente devono essere nati per poter aver le cinque galline femmine? Uccisi. Da qualunque posto venissero le galline. Questa è solo logica, e statistica.

Veniamo al latte. Perché la sua produzione comporta l'uccisione di animali (a parte le mucche da latte stesse, a fine carriera)?

Un esempio, dal mondo reale della produzione della mozzarella di bufala, una testimonianza di prima mano (apparsa in una mailing list a diffusione pubblica):

12 marzo 2002 - Il 12 di febbraio ultimo scorso, tornando a casa, ho intravisto una grande macchia scura sul bordo della strada. Avvicinandomi, ho visto che "la cosa"... era un bufalotto di alcuni giorni, ancora vivo. Devo dire che diverse volte negli anni mi è capitato di vedere carogne di bufalotti nei campi e lungo le strade, e ho sempre pensato che fossero morti di malattie perinatali. Ho segnalato il fatto all'autorità competente che è intervenuta per rimuovere la carcassa. Ma questa volta non si trattava di un cadavere, era un animale vivo. Un bufalotto maschio, senza marca nell'orecchio, senza padrone. L'ho caricato in macchina e l'ho portato a casa. Ho chiamato subito il Servizio Veterinario il cui responsabile ha detto che posso tenerlo per farlo crescere, perché probabilmente è stato abbandonato essendo un maschio. Allora i maschi vengono abbandonati? Si, mi è stato risposto, è l'abitudine in zona. Per legalizzarlo sono andata ai Carabinieri per fare la denuncia di "ritrovo". Anche il Comandante "sapeva": i maschi si uccidono, si lasciano lungo le strade, è "normale", non servono, non danno latte. Si parlava di soffocarli buttando la paglia in gola... Con il Servizio Veterinario abbiamo fatto i calcoli: circa 15.000 bufalotti maschi all'anno "non nascono" ufficialmente. Ma devono essere nati, perché la natura procura l'equilibrio: nascono tanti maschi come femmine. E se sono iscritti 40.000 bufali femmina devono essere minimo 15.000 i maschi che "spariscono". Ho sentito di altri "metodi" di uccisione: la maggior parte degli allevatori semplicemente lascia morire di fame i neonati, cioè li allontanano dalla mamma subito dopo il parto e non danno più attenzione. Muoiono! Basta! Ci sono quelli che li sotterrano vivi e ci sono quelli che li buttano nella fossa del letame. Qualche allevatore locale cresce i bufali maschi per la carne. Una percentuale molto bassa. Per il resto, per continuare a produrre mozzarella di bufala si dovrebbe organizzare una raccolta dei piccoli appena nati per portarli ai macelli.

Al di là dell'esempio specifico, per far produrre latte alla mucca occorre farle partorire un vitellino. Uno ogni anno, o ogni due, in ogni caso, se il vitellino è maschio non potrà vivere come "mucca da latte", perciò vivrà qualche mese e poi verrà macellato. I bufaletti fanno la stessa fine dei pulcini, ammazzati, o lasciati morire, appena nati. I vitellini invece vengono abitualmente mangiati, perciò vivono qualche mese per mettere su carne.

In conclusione, non è pensabile che possano essere mantenuti "a sbafo" animali improduttivi (i maschi). Anche nei piccoli allevamenti. Significherebbe raddoppiare i costi. E se mai gli allevatori e i consumatori diventassero così (e comunque ADESSO non lo sono e quindi ADESSO latte e uova implicano morte) tanto sensibili al benessere degli animali da consentire agli animali maschi di vivere... credete davvero che non sarebbe più probabile che si arrivasse invece a una semplice rinuncia a quella piccolissima quantità di prodotti animali che allevamenti di questo genere consentirebbero di ottenere?

Mi sembra così dimostrata, in termini logici, e in termini empatici (con i due esempi sopra riportati, che non possono non far inorridire un vegetariano), la necessità di diventare vegani. Il perché queste ragioni non siano immediatamente visibili non lo so, io stessa ci ho messo nove anni a rendermene conto. E ora sono vegana da cinque anni. Una volta scoperti i motivi, quale può essere la remora a diventare vegani? Solo qualche problema pratico in più. Maggiore difficoltà nel mangiare fuori casa. Minore scelta di cibi, e quindi qualche dubbio sul "ma cosa posso mangiare???" Perplessità sull'aspetto salutistico no, perché è noto che latte e uova di certo non fanno bene, anzi. Piuttosto, il non voler rinunciare alla mozzarella così buona o all'omelette alle verdure. Però... ci siamo già passati una volta, nella transizione da carnivori a vegetariani. E ce l'abbiamo fatta. Possiamo farcela anche questa volta. Dopotutto, questi sono gli stessi motivi che adducono i carnivori nel non voler diventare vegetariani. E noi, da vegetariani, non li accettiamo, vero?

Attenzione: è vero che facciamo già molto come vegetariani, e non possiamo essere perfetti, che non ridurremo mai a zero il nostro impatto negativo sul mondo e sugli animali, però... queste non possono essere delle ragioni per non fare il più possibile il prima possibile. Una volta che ci rendiamo conto del perché sia giusto e necessario.

Datevi tempo. Ma iniziate a pensarci. Grazie.

9 commenti:

  1. Le riflessioni proposte in questo post hanno una notevole rilevanza e risultano senz'altro validi contestualizzati in una realtà economica e sociale "industriale" ma non devono apparire dogmi assoluti.
    Se un agricoltore s'accudisce una coppia di polli come fossero animali da compagnia, e simbioticamente utilizza le uova prodotte dalla femmina senza badare al rapporto tra i costi di mantenimento delle bestie e il prodotto ricavato- le uova, appunto- , quale azione immorale commette?

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  2. All'anonimo del 27 febbraio,scusami ma pensi ke sia possibile ke un agricoltore tenga un pollo come animale da compagnia? Io sinceramente lo trovo altamente improbabile...pensaci. Comunque ci tengo a dire all'autrice della lettera, per quel che può interessare, che ammiro molto la sua capacità di saper spiegare così dettagliatamente le motivazioni che spingono alla scelta vegan, complimentissimi, io la penso come te e penso che molti vegetariani intelligenti faranno la nostra stessa scelta.

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  3. L'autrice della lettera è Marina Berati.
    La trovi su veganhome.it e gestisce agireora.org

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  4. io sono tentatto dall'idea di rinunciare a prodotti derivati animali, ma incontro alcune difficoltà di vario genere che riassumo in breve:

    -motivo alimentare:
    assenza di vitamina b12 in prodotti non animali; mangiare alimenti 'arricchiti' mi lascia parecchie perplessità.

    -motivo economico: non vivo in grande città, i prodotti veg- costano di più dei corrispettivi non-veg-.

    -convivenza: già difficile mi è risultato far accettare l'essere vegetariano...

    -motivo etico:
    non riesco a dare del tutto torto a chi mi ribatte che, se gli animali esistono ancora oggi ed esisteranno in futuro, è perchè in essi l'uomo vede un mezzo, un'utilità, e nel momento in cui cadrà questa utilità, anche per gli animali sarà grama.

    -altro motivo etico:
    mi sorge un dubbio.. io non mangio prodotti animali. al loro posto mangio cereali e soia..dove sono coltivati e prodotti questi?
    da chi? i coltivatori sono liberi o sfruttati?

    insomma sono convinto solo di una cosa, che bisogna ricercare il male minore..il problema è capire qual'è?

    spero mi srispondete presto, ciao

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  5. Ciao Ste!

    Dunque, ti rispondo per quello che penso io. ;-)

    La mancanza di B12 non è una certezza, il funzionamento dell'assorbimento di questa vitamina non è chiarissimo... comunque pure gli onnivori vanno in carenza di B12 dopo i 50 anni perchè l'organismo diventa meno capace di sintetizzarla...
    In ogni caso preferisco una pastticchina di B12 alla settimana ai farmaci per il cuore che mio padre prende tutti i giorni a causa della sua pressione arteriosa troppo alta (cosa sulla quale influirebbe beneficamente una dieta a base vegetale...).

    Sul fatto che la dieta veg sia costosa ti deco contraddire: una dieta vegan, composta solo di cereali, legumi, frutta, verdura, grassi e frutta secca non si discosta in nulla da quanto un onnivoro dovrebbe comunque mangiare (e anzi, un onnivoro in più ci mette carne e latticini che non sono affatto economici!), e inoltre sono tra i cibi più economici esistenti.
    Tutto il resto, i sostituti vegetali, sono sfizi, non sono indispensabili e costano tanto perchè sono alimenti di nicchia, ma si preparano in casa a prezzi bassissimi.

    Sulle difficoltà a far accettare agli altri la propria scelta... Il problema è degli altri, non tuo, e solo tu puoi conoscere il modo migliore per far accettare ai tuoi conoscenti la tua scelta.
    Tu non hai niente di cui vergognarti, nell'essere vegan.

    Se gli animali d'allevamento non esistessero più non potrebbero che esserne felici. Chi è vegan non vuole certo che tutti quelli nati fino ad oggi siano uccisi, vuole anzi che non ne nascano proprio più. Se queste specie si estinguessero... sono specie selezionate apposta dall'uomo, ma non è neanche detto che debbano estinguersi, alcune magari rimarranno (penso ad alcune mucche) sui pascoli, o forse no... ma che non nascano proprio, forse è molto meglio che nascere per essere uccisi!

    Cereali e legumi (non necessariamente soia!) vengono coltivati anche in Italia, basta controllare la provenienza.
    La carne argentina, allora?
    I coltivatori sono liberi o sfruttati, finanziare gli uni o gli altri dipende da te... gli animali sono semplicemente uccisi. Non c'è alternativa.

    Spero di averti dato qualche spunto si cui riflettere e di non esserti parsa aggressiva!

    Vera

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  6. Non sono un vegetariano, mangio carne, e trovo assurdo dire che se ci fosse l'estinzione delle mucche non sarebbe un problema; allora non è un problema l'estinzione di qualsiasi altra specie. Il selezionamento delle specie coinvolge animali e piante già gli Egizi e i Maya selezionavano il grano e il mais per avere produzioni sempre migliori e il cane è da 14.000 anni che viene selezionato per i vari scopi difesa, pastorizia, caccia.
    Sono contrario all'allevanento intensivo ma appoggio gli allevamenti e le coltivazioni biologiche. In una coltivazione di cereali "tradizionale" quanti antiparassitari vengono usati? e fertilizzanti chimici? che uccidono insetti e piccoli animali distruggendo l'equilibrio naturale. L'uomo per sua natura per sopravvivere sfrutta la natura es. per muoverci usiamo mezzi di trasporto; anche la bici inquina per essere predotta per non parlare del petrolio utilizzato per produrre gomma o altri prodotti di uso quotidiano.
    Il mondo perfetto non esisterà mai finche esiste l'uomo; cerchiamo di limitare i danni a questo nostro pianeta.
    Ciao da Max

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  7. "Il mondo perfetto non esisterà mai finche esiste l'uomo; cerchiamo di limitare i danni a questo nostro pianeta."
    Appunto, cerchiamo di limitare i danni... smettere di mangiare carne mi sembra un ottimo punto di partenza per limitare i danni ambientali e non solo, non ti pare?

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  8. le tue riflessioni sono interesanti, ma parli solo di animali. Non pensi cne sia lo stesso per i vegetali (es.rapanelli che fanno crescere con concimi chimici per farli diventare più grossi)? Forse perchè non si lamentano? Sai che ci sono agricoltori che non fanno la rotazione delle colture e quindi impoveriscono la terra e uccidono l'habitat degli animali? Anche questi sono abusi. Allora perchè diventare vegani? Penso che in tutte le cose ci voule buonsenso. Io e mia moglie, nel nostro piccolo, cerchiamo di consumare cibi dove sia stato rispettata il più possile la natura mangiando comunque un pò di tutto.

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  9. Ciao Anonimo.

    Se sei preoccupato per le cose che dici, questo non mi sembra affatto un punto a sfavore del veganismo, bensì a suo favore, perché mangiando prodotti derivati dagli animali si consuma una quantità molto più elevata di vegetali (con i quali gli animali che tu mangi sono stati alimentati per crescere) rispetto al consumo diretto dei vegetali stessi. Di conseguenza, se tutto il mondo diventasse vegan, dovendo produrre meno vegetali, sarebbe (è) possibile ricorrere ad un tipo di agricoltura maggiormente sostenibile.

    Si può essere vegan (o onnivori) e mangiare vegetali provenienti da agricoltura biologica, che rispettano la terra, e le due cose non si escludono a vicenda. Non è che se uno diventa vegan, per mangiare verdure, deve per forza comprare quelle pompate... Non capisco proprio il senso del tuo discorso, e continuare a "mangiare un po' di tutto" per una presunta forma di rispetto della natura mi sembra semplicemente insensato.

    Sei consapevole dell'enorme danno ambientale causato dalla produzione e dal consumo della carne e degli altri prodotti animali? Leggi il sito del NEIC (Nutrition Ecology International Center) per avere maggiori informazioni sull'argomento.

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