Qualche giorno fa, spinta dal post di lukino sulla paella vegan, mi sono decisa ad acquistare un pacchetto di alghe.
Digressione: fortunatamente per voi, questo blog è una cosina nuova nuova. Ma io sono vegan da quattro anni, e c'è stato parecchio tempo per fare pasticci! Ho avuto i miei momenti di gloria personale (tipo mangiare 250g di gnocchi di spinaci con besciamella, il tutto fatto in casa), ma ho anche combinato dei guai, o solo a volte non mi è andata come avrei voluto.
L'esperienza con la kombu rientra nell'ultima categoria. Era il lontano 1963... ahem, no, era solo il periodo in cui mi ero fissata col seitan casalingo, circa 3 anni fa; provavo a farlo con tipi di farina diversi, addirittura con l'instant seitan del baule volante (quello fu il tentativo peggiore di tutti), ma non mi riusciva... perché sostanzialmente sbagliavo tutto.
Essendo molto determinata, comunque, mi ero attrezzata "professionalmente", e l'acquisto dell'alga kombu sembrava d'obbligo. Adesso non la maneggerei neanche se me la regalassero (ordinanza restrittiva del tribunale: non possiamo avvicinarci l'una all'altra nel raggio di 100 metri fino al 2007 ), ma all'epoca, per amor di precisione... l'alga era lì.
Cosa ho da dire su di lei?
Costava un sacco di soldi, e questo non me la rendeva simpatica.
Il colore era piuttosto inquietante... nero e strano.
E poi. Puzzava. Ma tanto! Puzzava da secca, figuratevi da bagnata. Perchè ovviamente, non mi accontentai di infilarla nella pentola del seitan (magari l'avrei anche fatto ma, ricorderete, a quell'epoca non sapevo preparare il seitan ), ma decisi di farci gli esperimenti. Tipo le pizzette di alghe.
Presi questo foglio nero, mi armai di forbici dure come cesoie da giardinaggio, e cercai di fare delle striscioline da ridurre in pezzi. Oddio, solo a pensarci, mi viene lo schifo. L'alga puzzava veramente tanto, tagliarla era un'impresa, era durissima, e una volta bagnata si ricoprì di un fluido vischioso che faceva... rabbrividire! Meglio tralasciare... miracolosamente ridussi in pezzetti l'orrido foglio, lo buttai disperata nella pastella e poi mi misi a friggere.
UN DISASTRO. L'alga era coriacea come cuoio bagnato... Una tragedia, sulla quale non vale neanche la pena spendere troppe parole.
Superfluo dire che rimisi il pacchetto in dispensa, dove lo tenni segregato per tre anni, prima di decidermi a buttarlo arrendendomi all'evidenza: non lo avrei mai usato.
E adesso, masochisticamente, dato che non imparo mai la lezione, ci ho riprovato; ma stavolta ho scelto l'alga più neutra per il palato occidentale: la nori.
Eccola qua, la nuova beniamina di casa. Vi sembra bruttissima? Non capite niente!
Lei, proprio lei, mi ha fatto superare lo schifo dei vegetali marini, mi ha ridato la speranza e il sogno di poter preparare un giorno quella contraddizione in termini che è il sushi vegan.
Il mio pacchetto di alghe (Baule Volante, 5 euro e 40 per 25g) è in fogli... vanno tostati prima dell'utilizzo, passandoli su una fiamma ma senza bruciarli, finché diventano di questo bel colore verde brillante.
Hanno un loro odore, ma molto delicato, che non si attacca alle mani, e non è penetrante come per le kombu. Non ho provato a metterle a bagno, e spero di non doverlo fare mai!
Comunque sia, non ho trovato molte ricette con la nori. C'è il sushi, il sushi vegetariano e il sushi vegano, ma poco altro. Non avendo ancora abbastanza coraggio per mangiarle crude, mi sono orientata verso una preparazione più consona alle mie abitudini... le pizzette di alghe.
Sono venute buonissime e ne ho mangiate davvero tante (tranne quelle che Tarty mi ha rubato dal piatto mentre friggevo!! >_<), anche la mia famiglia ha apprezzato. L'impasto me lo sono inventata sul momento, ho mescolato 5 cucchiai di farina bianca, 2 cucchiai di farina di ceci, un pizzico di zenzero (non so perchè, ma mi andava di metterlo ), un pizzico di sale, acqua q.b., la punta di un cucchiaino di lievito in polvere per torte salate (lievito secco attivo); poi vi ho spezzettato dentro una striscetta di alga abbrustolita (7x12 cm). Dopo aver lasciato lievitare per un'ora, ho scaldato bene l'olio di semi di arachidi ed ho fritto le pizzette.
E sono molto contenta che lukino mi abbia spinta a riprovarci.
Digressione: fortunatamente per voi, questo blog è una cosina nuova nuova. Ma io sono vegan da quattro anni, e c'è stato parecchio tempo per fare pasticci! Ho avuto i miei momenti di gloria personale (tipo mangiare 250g di gnocchi di spinaci con besciamella, il tutto fatto in casa), ma ho anche combinato dei guai, o solo a volte non mi è andata come avrei voluto.
L'esperienza con la kombu rientra nell'ultima categoria. Era il lontano 1963... ahem, no, era solo il periodo in cui mi ero fissata col seitan casalingo, circa 3 anni fa; provavo a farlo con tipi di farina diversi, addirittura con l'instant seitan del baule volante (quello fu il tentativo peggiore di tutti), ma non mi riusciva... perché sostanzialmente sbagliavo tutto.
Essendo molto determinata, comunque, mi ero attrezzata "professionalmente", e l'acquisto dell'alga kombu sembrava d'obbligo. Adesso non la maneggerei neanche se me la regalassero (ordinanza restrittiva del tribunale: non possiamo avvicinarci l'una all'altra nel raggio di 100 metri fino al 2007 ), ma all'epoca, per amor di precisione... l'alga era lì.
Cosa ho da dire su di lei?
Costava un sacco di soldi, e questo non me la rendeva simpatica.
Il colore era piuttosto inquietante... nero e strano.
E poi. Puzzava. Ma tanto! Puzzava da secca, figuratevi da bagnata. Perchè ovviamente, non mi accontentai di infilarla nella pentola del seitan (magari l'avrei anche fatto ma, ricorderete, a quell'epoca non sapevo preparare il seitan ), ma decisi di farci gli esperimenti. Tipo le pizzette di alghe.
Presi questo foglio nero, mi armai di forbici dure come cesoie da giardinaggio, e cercai di fare delle striscioline da ridurre in pezzi. Oddio, solo a pensarci, mi viene lo schifo. L'alga puzzava veramente tanto, tagliarla era un'impresa, era durissima, e una volta bagnata si ricoprì di un fluido vischioso che faceva... rabbrividire! Meglio tralasciare... miracolosamente ridussi in pezzetti l'orrido foglio, lo buttai disperata nella pastella e poi mi misi a friggere.
UN DISASTRO. L'alga era coriacea come cuoio bagnato... Una tragedia, sulla quale non vale neanche la pena spendere troppe parole.
Superfluo dire che rimisi il pacchetto in dispensa, dove lo tenni segregato per tre anni, prima di decidermi a buttarlo arrendendomi all'evidenza: non lo avrei mai usato.
E adesso, masochisticamente, dato che non imparo mai la lezione, ci ho riprovato; ma stavolta ho scelto l'alga più neutra per il palato occidentale: la nori.
Eccola qua, la nuova beniamina di casa. Vi sembra bruttissima? Non capite niente!
Lei, proprio lei, mi ha fatto superare lo schifo dei vegetali marini, mi ha ridato la speranza e il sogno di poter preparare un giorno quella contraddizione in termini che è il sushi vegan.
Il mio pacchetto di alghe (Baule Volante, 5 euro e 40 per 25g) è in fogli... vanno tostati prima dell'utilizzo, passandoli su una fiamma ma senza bruciarli, finché diventano di questo bel colore verde brillante.
Hanno un loro odore, ma molto delicato, che non si attacca alle mani, e non è penetrante come per le kombu. Non ho provato a metterle a bagno, e spero di non doverlo fare mai!
Comunque sia, non ho trovato molte ricette con la nori. C'è il sushi, il sushi vegetariano e il sushi vegano, ma poco altro. Non avendo ancora abbastanza coraggio per mangiarle crude, mi sono orientata verso una preparazione più consona alle mie abitudini... le pizzette di alghe.
Sono venute buonissime e ne ho mangiate davvero tante (tranne quelle che Tarty mi ha rubato dal piatto mentre friggevo!! >_<), anche la mia famiglia ha apprezzato. L'impasto me lo sono inventata sul momento, ho mescolato 5 cucchiai di farina bianca, 2 cucchiai di farina di ceci, un pizzico di zenzero (non so perchè, ma mi andava di metterlo ), un pizzico di sale, acqua q.b., la punta di un cucchiaino di lievito in polvere per torte salate (lievito secco attivo); poi vi ho spezzettato dentro una striscetta di alga abbrustolita (7x12 cm). Dopo aver lasciato lievitare per un'ora, ho scaldato bene l'olio di semi di arachidi ed ho fritto le pizzette.
E sono molto contenta che lukino mi abbia spinta a riprovarci.
Veruccia,
RispondiEliminama io quando ho preso l'alga kombu mi aveva ricordato le alghe dell'Adriatico, verdi. Era rinsecchita e aveva un forte odore di mare... ma non puzzava!
Ah! Ricordati di postare un messaggio al giorno, anche di più! :-D Questo blog è rassicurante!
anto
Io proprio oggi ho comprato una confezione di kombu per vedere se i legumi cuociono prima... ed hai perfettamente ragione: puzzaaaaano! Infatti la tentazione di levare il pezzo di alga gelatinosa dall'insalatiera con i fagioli in ammollo è forte!!
RispondiEliminaMa quindi se le kombu le hai tenute per 3 anni senza usarle... vuol dire che nel tuo seitan decantato da tutti :) non ce la metti??
Ciao!
@Anto: quando le metti a bagno infatti diventano verdi, e le mie avevano un odore fortissimo! Sarà che l'odore di mare non mi è mai piaciuto molto ma faceva impressione...
RispondiElimina:D uffa e io che speravo che il sondaggio mi imponesse u nritmo più rilassato, invece vedo che avete proprio intenzione di sfruttarmi, eh? ;)
Ciao bella!
@Hinikko: sì, nel mio seitan non c'è e non ci sarà mai traccia di alga kombu!! :D
Esclusivamente glutine, shoyu, acqua e zenzero. :)
E sono soddisfatta così!
Un bacio!
Ciao Vera, in tema di alghe ti giro una mia ricetta per gli spaghetti di mare. Io li trovo ottimi, se non fosse che le hiziki costano un capitale me li farei tutti i giorni.
RispondiEliminaEcco qua:
SPAGHETTI DI MARE (che lasciano in pace pesciolini e crostacei :-)
ingredienti x 2 persone
200 gr spaghetti
1 manciata di alghe hijiki (sembrano degli spaghettoni neri)
1 piccola cipolla di Tropea
1 piccolo scalogno
olio extravergine d’oliva
1 peperoncino oppure poche gocce di olio al peperoncino
salsa di soia
Sciacquare velocemente le alghe sotto l'acqua corrente e metterle a bagno in poca acqua fredda per mezz'ora.
In un wok o in una padella andiaderente far sfufare in 4 cucchiai d'olio la cipolla e lo scalogno tritati con il peperoncino o l'olio al peperoncino finché le verdure diventano tenere. Aggiungere poi le alghe scolate e tagliate a striscioline di 3 cm, far insaporire qualche minuto a fuoco vivo quindi aggiungere l'acqua dell'ammollo delle alghe e proseguire la cottura per una decina di minuti. Spruzzare con la salsa di soia e far restringere il sughetto a fuoco vivo.
Nel frattempo cuocere gli spaghetti al dente, scolarli e trasferirli nel wok facendoli insaporire per 1 minuto.
Baci,
Marina
:)
RispondiEliminaGrazie Marina, se riuscirò a vincere il mio terrore per la combinazione alghe+acqua metterò senz'altro in pratica questa ricetta!