06 giugno 2007

Cucinare ad occhio, assaggiare col naso

Una delle maggiori difficoltà che incontro nel tenere un blog (anche) di cucina, è nel comunicare efficacemente le ricette.
Come fare a ricordare gli ingredienti esatti di una preparazione inventata sul momento, aggiungendo un pizzico di questo, un goccio di quest'altro, una spolverata o una grattugiata di quell'altro ancora? Spesso, le proporzioni le aggiusto in corso d'opera, oppure decido di "infilare" in pentola una spezia, un'erba, una verdura solitaria rinvenuta in frigorifero che potrebbe azzeccarci... quante variazioni da tenere a mente!
A volte, fornire le quantità esatte mi è quasi impossibile: una fetta di seitan resta tale qualunque sia il suo peso, e sta all'appetito del cuoco stabilire la giusta misura. Un cucchiaino di pepe può solleticarmi la gola o mandarla in fiamme a chi non apprezza i sapori forti...

La mia cucina nasce per caso, anzi, per naso. Gli ingredienti li misuro a occhio, e li mescolo basandomi sul loro odore: annuso una zuppa e verso un'erbetta, respiro gli effluvi di un risotto e so se serve ancora un pizzico di sale... Se l'impasto di un dolce è troppo asciutto, improvviso versando un po' di questo o quello per ristabilire l'equilibrio (sarà questa la spiegazione dei miei clamorosi flop? ), salvo poi dimenticarmene mentre stendo la bozza di un post.

Sì, è il naso a guidarmi, a dirmi cosa mescolare e cosa tenere separato; e l'occhio collabora, suggerendomi accostamenti cromatici e rassicurandomi sul corretto evolversi della preparazione... La bocca si tiene da parte: non assaggio quasi mai mentre cucino, mi sciupa l'appetito; mi fido dell'odore e se accosto le labbra alla forchetta o al mestolo c'è da preoccuparsi, probabilmente qualcosa sta andando storto.

L'occhio regna sovrano nella mia cucina, non perché mi piacciano le "artistiche composizioni" della nouvelle cuisine (anzi, come testimoniato dalle fotografie, i miei piatti spesso sembranoaver appena subito un incidente stradale), bensì perché è la mia guida in tutta la preparazione: nella scelta degli ingredienti, nel loro accostamento, nella cottura.

Anche il contatto con gli alimenti mi ha insegnato molto; è così che ho imparato come sbucciare, pelare, tagliare, e quanto a fondo spingere la lama del coltello, e i movimenti del polso per eseguire l'operazione più agevolmente...

Insomma, possiedo poca esperienza e molta inventiva, seguo intuito e creatività piuttosto che regole... Qualcuno di mia conoscenza mi sgriderebbe, ma a volte non riesco proprio a cucinare pesando tutto, seguendo le istruzioni, registrando fedelmente le dosi. E credo non dovreste farlo neanche voi.
Perché può risultare triste e frustrante, può farvi avvertire un distacco, rispetto a quanto state facendo, che non dovrebbe esistere. Cucinare non è un dovere, non è un lavoro, o almeno non è solo questo... è divertimento, è gioia.
Lasciate spazio all'inventiva, alla creatività, all'improvvisazione; usate i vostri sensi fidandovi di loro, affidandovi all'ispirazione del momento. Non importa se non siete precisissimi, non importa se non fate tutto a puntino, sentitevi liberi di osare... il cibo è un piacere, quasi un gioco, ed è bellissimo "mettercene del proprio" in un piatto, assecondare le idee bislacche che vi vengono in mente... a volte non sempre funzionano, ma danno buon umore e possono portare a deliziose, riuscite scoperte.

Potreste capire di avere del "talento" in voi, o semplicemente che pasticciare con gli ingredienti vi piace assai. Potreste prenderci gusto al punto tale da trovare una nuova passione. Potreste accorgervi che cucinare vi rilassa e vi stimola, collegando pensieri e idee in modo impensato.
Potrebbe migliorare aspetti della vostra vita che non avreste mai immaginato fossero connessi con la cucina... e probabilmente non lo sono, ma sono connessi con quanto questo modo di esplorare e manipolare può portare alla luce: energie e sensibilità nascoste, in attesa che le troviate.

5 commenti:

  1. Tutto vero! E neanch'io assaggio mai quando cucino, mi fido del mio tocco. Di solito però, per postare le ricette, mi segno le quantità una volta che ho terminato, e poi ormai so più o meno a che grammatura corrisponde una tazza di miglio o un panetto di tofu. In ogni caso è una sensibilità che si acquisisce con l'esperienza, le prime volte che si cucina forse è meglio essere più rigorosi nelle quantità (anche se a volte anche quelle indicate nei ricettari sono spesso sbagliate...). Comunque concordo sul piacere di variare e di sperimentare, in modo da dare un tocco veramente personale alle proprie preparazioni.

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  2. Confermo anche io faccio così è raro trovare nel mio blog delle dosi ben definite... siamo artisti ;) Bacioni

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  3. Cara Vera, anche per me è lo stesso.
    Cucino a occhio e a naso perchè mi viene più facile. Bè, poi assaggio per vedere l'effetto ottenuto, e correggo qualora ci sia da correggere.
    Condivido la sperimentazione per dare un tocco presonale a ciò che si prepara.
    Ciauz
    Morrigan

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  4. Va beh, non lo volevo dire, la verità è che mi scoccio a segnarmi le dosi mentre cucino... :D
    ;-)

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  5. ciao vera, anche io ho lo stesso identico problema, ho paura che le mie ricette risultino impossibili da realizzare perchè imprecise... ma è inevitabile per me fare tutto a occhio, non viene quasi mai la stessa cosa ... E comunque non vedo come potrebbe essere diversamente.... Cucinare seguendo per filo e per segno da un ricettario con una bilancia sempre a mano? Che noia!, un piatto frutto della precisione... non fa per me... meglio così; è molto più bello sperimentare!

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