Per fortuna Miss Piperita mi ha ricordato che il blog action day 2007 è domani! (Ehm, questo ovviamente lo scrivevo ieri ). Quest'anno l'evento è dedicato al tema "ambiente" e capita proprio a fagiolo, perchè già da un po' volevo scrivere un post sulle implicazioni ambientali dei regimi alimentari, ma visti gli ultimi sviluppi del mio rapporto con la blogsfera avevo accantonato l'idea. Però adesso mi metto sotto e vediamo cosa riesco a tirare fuori dal mio magico cappello a cilindro. Sostanzialmente non potrò dirvi nulla di nuovo, riciclerò informazioni già presenti in rete, ma cercherò almeno di dirlo con parole mie e non farvi annoiare...
Comincio con una considerazione: perché la gente non mi crede, quando illustro le molteplici ricadute che l'essere vegan ha non solo sulla mia salute, ma anche sull'ambiente? Perché non mi ascolta, quando cerco di parlare di fame nel mondo e distribuzione non equa delle risorse? Perché pensa che siano tutte fandonie per cercare di "convertire nuovi adepti", e non ipotesi, teorie (per non dire verità dimostrate) basate sull'osservazione della realtà?
Perché la persona media non vuole credere di avere potere, che le sue stesse azioni abbiano delle conseguenze, che la massa è fatta di singoli e quindi le scelte del singolo possono influenzare la direzione presa dalla massa?
Allevare animali per l'alimentazione umana ha un impatto ambientale "pesante" e il consumo di carne allarga l'impronta ecologica dell'individuo che la consuma. Se ci si pensa su per qualche minuto, mi sembra anche un dato di fatto piuttosto evidente.
Probabilmente, se questo aspetto della crisi ambientale viene sottaciuto e sottovalutato, è perché la maggior parte delle persone non ha ancora rovesciato il paradigma che senza carne non si può vivere: se si è convintissimi di dover mangiare carne e derivati animali per restare in piedi, a che pro dibattere del disastro ecologico causato dagli animali d'allevamento? E' una pratica indispensabile, no?
Ma se si riesce a mettere da parte questa convinzione, forse si può osservare la questione con più onestà, e si capirà allora che mantenere un regime alimentare onnivoro non è un diritto, ma un privilegio; non è una scelta, ma un sopruso verso i più deboli. Animali umani e non umani.
Gli animali presenti negli allevamenti, finché restano in vita, mangiano (è piuttosto ovvio!). Ma probabilmente molti non si rendono conto di quanto mangino, prima di essere macellati.
Un vitello necessita di 13 kg di mangime per metter su 1 kg di carne; un vitellone ne mangia 11, un agnello 24, un pollo 3 - per ogni chilo di peso corporeo guadagnato (ho letto che un vitello, quando viene macellato, può pesare dai 240 ai 300 chili. Moltiplicate per 13...). Se è vero che attualmente in tutto il mondo sono allevati un miliardo e mezzo di bovini, un miliardo di suini, 13 miliardi di polli, un miliardo di pecore e capre, ci rendiamo conto della enorme quantità di cibi vegetali consumati da questi animali.
(C'è da dire che l'indice di conversione di questo procedimento è disastroso: nel 1979, 145 milioni di tonnellate di cereali e soia furono utilizzate negli USA come mangime per gli animali. Solo 21 milioni furono rese nuovamente disponibili per l'alimentazione umana in forma di carne, latte e uova. Gli altri 124 milioni di tonnellate di vegetali - sprecati - avrebbero fornito una porzione di cibo per tutti gli esseri umani della Terra, ogni giorno, per un anno - e sappiamo che un'alimentazione interamente composta di cibi vegetali può essere adeguata sotto il profilo nutrizionale).
Ma tornando all'impatto ecologico... abbiamo detto che questi animali mangiano, e abbiamo verificato che mangiano molto. Abbiamo anche scoperto che il numero di animali allevati è davvero alto, ma allora dove si trova lo spazio per farli pascolare e per coltivare i vegetali destinati alla loro alimentazione? Semplice: la si sottrae a chi non la può difendere. La si ruba alla foresta pluviale, per esempio (ogni anno ne scompaiono a questo scopo 17 milioni di ettari; l'88% dei terreni disboscati della foresta Amazzonica è adibito a pascolo. Ogni hamburger importato dall'America Centrale comporta l'abbattimento di sei metri quadrati di foresta).
Nelle zone semiaride dell'Africa lo sfruttamento dei suoli per l'allevamento estensivo (destinato all'esportazione nei paesi ricchi) porta alla desertificazione completa delle terre, impossibilitate a rigenerare la propria fertilità. Secondo le Nazioni Unite, in tutto il mondo il 70% dei terreni attualmente adibiti a pascolo è in via di desertificazione; e lo stesso sta accadendo nelle Grandi Pianure del "West" americano.
Gli animali d'allevamento stanno mangiandosi il polmone verde del pianeta, ma si stanno anche bevendo la nostra acqua: la bevono direttamente (una vacca da latte beve 200 litri di acqua al giorno, 50 litri un bovino o un cavallo, 20 litri un maiale e circa 10 una pecora), e indirettamente (il 70% dell'acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e dall'agricoltura, i cui prodotti, come abbiamo visto, servono per la maggior parte a nutrire gli animali d'allevamento; all'acqua impiegata nelle coltivazioni si aggiunge quella necessaria, per esempio, per pulire le stalle - e i macelli).
Oltre allo spreco di cibo ed acqua necessari per il funzionamento dell'organismo degli animali, va calcolata l'energia necessaria per la coltivazione del loro cibo e per il funzionamento degli allevamenti stessi: per "produrre" ciascuna caloria di carne bovina si bruciano 78 calorie di combustibile fossile, per ogni caloria di latte ne servono 36.
E non sono questi gli unici prodotti di sintesi coinvolti nell'allevamento di animali "da carne": l'abuso di prodotti chimici per l'agricoltura, comprendenti fertilizzanti, pesticidi ed erbicidi (altamente inquinanti) nei paesi più "sviluppati" è evidente (Germania, Giappone e Gran Bretagna, ne usano più di 300 kg per ettaro; l'Italia 104), ed è un fenomeno correlato strettamente alla pratica dell'allevamento.
L'agricoltura finalizzata al consumo animale implica spesso il ricorso alla monocoltura, che consente la standardizzazione massima del lavoro, ma come ben sappiamo espone il terreno agli attacchi di insetti ed erbe infestanti e lo impoverisce di alcuni elementi, a scapito della fertilità. Se i suoli fossero destinati a coltivazioni a rotazione per uso diretto umano, il suolo rimarrebbe spontaneamente fecondo. L'80% dei prodotti chimici utilizzati in agricoltura negli USA è impiegato nell'agricoltura destinata al consumo animale.
Ma i problemi non finiscono qui: ci sono le deiezioni (perché si sa, dopo aver mangiato e bevuto...). In Italia gli animali da allevamento producono ogni anno 19 milioni di tonnellate di deiezioni a scarso contenuto organico, non adatte come fertilizzante. Attualmente, lo smaltimento dei liquami avviene per spandimento sul terreno: l'eccesso di sostanze azotate inquina le falde acquifere, i corsi d'acqua e i mari (con gravi fenomeni di eutrofizzazione).
Le deiezioni animali producono inoltre una tale quantità di metano (per ogni kg di carne, 3 etti di metano emessi durante la ruminazione) da contribuire per il 15%-20% all'effetto serra globale. L'80%-90% dell'ammoniaca immessa nell'atmosfera (causa delle piogge acide) proviene dagli animali.
Oltre alle deiezioni, occorre poi smaltire tutte le parti di "scarto" degli animali uccisi: testa, visceri, zoccoli, il contenuto dell'intestino, cartilagini, piume, ghiandole (quando non vengono infilate nelle scatolette di pet food!), sono parti delle quali bisogna disfarsi. Dopo il caso "mucca pazza" non è più possibile aggiungerli ai mangimi degli animali d'allevamento, e quindi vengono stoccate in attesa di un imprecisato destino...
La pelle viene riutilizzata nell'industria conciaria, una delle più inquinanti che esistano: le concerie acidificano i territori agricoli e rendono non potabili le acque della zona in cui sorgono.
Tutti questi aspetti potete approfondirli visitando la sezione "Scelta ecologica" del sito Sai cosa mangi, scaricando o acquistando l'opuscolo Ecologia della nutrizione su Agire Ora Edizioni, visitando il sito del NEIC (Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione) e leggendo l'articolo pubblicato su Repubblica lo stesso mese in cui sono diventata vegetariana, Carne amara di Daniela Condorelli.
Adesso, vogliamo fare invece qualche paragone con un'alimentazione basata sui vegetali?
Progetto Gaia ci fornisce qualche cifra.
Un italiano medio consuma annualmente 11,31 kg di carni.
Per produrre 11,31 kg di carne, sono necessari 96,7 kg fra cereali e soia.
Con lo stesso terreno necessario a produrre 11,31 kg di carne (400 m2) si possono coltivare, ad esempio, 1.360,7 kg di carote, 1.814,3 kg di patate, 2.267,9 kg di pomodori...
Per produrre 11,31 kg di carne sono necessari 581.509 litri d’acqua; con la stessa quantità d’acqua, si possono irrigare campi per avere 1.356 kg di pomodori, 1.308 kg di patate, 1.258 kg di frumento, 945 kg di carote.
L’energia necessaria per produrre 11,31 kg di carne (da animali nutriti con grano) è quella fornita da 85,5 litri di carburante. La percentuale di ritorno energetico (come energia alimentare per energia fossile consumata) del più efficiente allevamento per la produzione di carne è 34.5%. La percentuale di ritorno energetico (come energia alimentare per energia fossile consumata) della meno efficiente coltivazione di vegetali è 328%.
Sono dati piuttosto sconvolgenti per me... non trovate anche voi?
Io non posso garantire dell'esattezza di queste cifre, ma ho un metodo molto più semplice per vedere il problema: lo visualizzo letteralmente.
Mi immagino un campo, un bel campo di spighe dorate, oppure un terreno ricco di colture dai molti colori, forme e dimensioni: pomodori, melanzane, peperoni, fagiolini e fagioli, e carote, e molto altro a seconda della stagione. Mi immagino le piante cariche di frutti e vedo che ogni metro quadro di terreno ospita ortaggi in quantità tali da riempire intere casse. Questo terreno può sfamare decine di persone, con una varietà di prodotti, di sapori. A volte mi immagino zone coltivate a soia, e penso al tofu autoprodotto; altre invece vedo il grano, che immediatamente si trasforma in seitan; altre ancora, semplicemente immagino una grandissima grigliata di verdure estive, cotte sul barbecue.
Poi il paesaggio cambia, tutto il mio bel campo si trasforma in un prato, una distesa erbosa, sulla quale pascola una mucca, a volte due o tre, quasi mai di più. Una mucca in mezzo al prato, che rumina assorta la sua erba. E' inevitabile confrontare la massa ingombrante della mucca, che resta però isolata nel campo, con quella ben più grande degli ortaggi di prima; inevitabile pensare che quella mucca "servirà" a poco, dopo la sua triste morte, perché ci vorrebbero tanti altri campi, molto più campi di quelli esistenti sulla Terra, di quelli che la Terra potrebbe sostenere, per allevare tutte le mucche di cui sembra che oggi ci sia un così gran bisogno.
Mi mette tristezza, sapete? Per lei, per quella mucca assorta dagli occhi gentili. Per chi non ha nulla di cui vivere, e se non ha nulla è solo perché in questo modo qualcun altro può avere di più. Per quel povero terreno compattato dagli zoccoli, eroso dalle intemperie, calpestato fino a diventare una sola zolla pesta. Mi viene una grande tristezza, per tutto questo e per molto altro.
E allora so che ho il potere di cambiare, so che le mie azioni hanno delle conseguenze, so che posso influenzare la realtà, semplicemente chiedendo più campi colorati e meno distese erbose. Ho rinunciato volentieri al mio privilegio, e so che, a mio modo, anche se non posso vederlo, sto facendo la differenza.
Altri siti da visitare: la sezione di Progetto Gaia dedicata all'alimentazione vegetariana, il sito alimentazione sostenibile e il sito della Campagna Io faccio la mia parte.
Comincio con una considerazione: perché la gente non mi crede, quando illustro le molteplici ricadute che l'essere vegan ha non solo sulla mia salute, ma anche sull'ambiente? Perché non mi ascolta, quando cerco di parlare di fame nel mondo e distribuzione non equa delle risorse? Perché pensa che siano tutte fandonie per cercare di "convertire nuovi adepti", e non ipotesi, teorie (per non dire verità dimostrate) basate sull'osservazione della realtà?
Perché la persona media non vuole credere di avere potere, che le sue stesse azioni abbiano delle conseguenze, che la massa è fatta di singoli e quindi le scelte del singolo possono influenzare la direzione presa dalla massa?
Allevare animali per l'alimentazione umana ha un impatto ambientale "pesante" e il consumo di carne allarga l'impronta ecologica dell'individuo che la consuma. Se ci si pensa su per qualche minuto, mi sembra anche un dato di fatto piuttosto evidente.
Probabilmente, se questo aspetto della crisi ambientale viene sottaciuto e sottovalutato, è perché la maggior parte delle persone non ha ancora rovesciato il paradigma che senza carne non si può vivere: se si è convintissimi di dover mangiare carne e derivati animali per restare in piedi, a che pro dibattere del disastro ecologico causato dagli animali d'allevamento? E' una pratica indispensabile, no?
Ma se si riesce a mettere da parte questa convinzione, forse si può osservare la questione con più onestà, e si capirà allora che mantenere un regime alimentare onnivoro non è un diritto, ma un privilegio; non è una scelta, ma un sopruso verso i più deboli. Animali umani e non umani.
Gli animali presenti negli allevamenti, finché restano in vita, mangiano (è piuttosto ovvio!). Ma probabilmente molti non si rendono conto di quanto mangino, prima di essere macellati.
Un vitello necessita di 13 kg di mangime per metter su 1 kg di carne; un vitellone ne mangia 11, un agnello 24, un pollo 3 - per ogni chilo di peso corporeo guadagnato (ho letto che un vitello, quando viene macellato, può pesare dai 240 ai 300 chili. Moltiplicate per 13...). Se è vero che attualmente in tutto il mondo sono allevati un miliardo e mezzo di bovini, un miliardo di suini, 13 miliardi di polli, un miliardo di pecore e capre, ci rendiamo conto della enorme quantità di cibi vegetali consumati da questi animali.
(C'è da dire che l'indice di conversione di questo procedimento è disastroso: nel 1979, 145 milioni di tonnellate di cereali e soia furono utilizzate negli USA come mangime per gli animali. Solo 21 milioni furono rese nuovamente disponibili per l'alimentazione umana in forma di carne, latte e uova. Gli altri 124 milioni di tonnellate di vegetali - sprecati - avrebbero fornito una porzione di cibo per tutti gli esseri umani della Terra, ogni giorno, per un anno - e sappiamo che un'alimentazione interamente composta di cibi vegetali può essere adeguata sotto il profilo nutrizionale).
Ma tornando all'impatto ecologico... abbiamo detto che questi animali mangiano, e abbiamo verificato che mangiano molto. Abbiamo anche scoperto che il numero di animali allevati è davvero alto, ma allora dove si trova lo spazio per farli pascolare e per coltivare i vegetali destinati alla loro alimentazione? Semplice: la si sottrae a chi non la può difendere. La si ruba alla foresta pluviale, per esempio (ogni anno ne scompaiono a questo scopo 17 milioni di ettari; l'88% dei terreni disboscati della foresta Amazzonica è adibito a pascolo. Ogni hamburger importato dall'America Centrale comporta l'abbattimento di sei metri quadrati di foresta).
Nelle zone semiaride dell'Africa lo sfruttamento dei suoli per l'allevamento estensivo (destinato all'esportazione nei paesi ricchi) porta alla desertificazione completa delle terre, impossibilitate a rigenerare la propria fertilità. Secondo le Nazioni Unite, in tutto il mondo il 70% dei terreni attualmente adibiti a pascolo è in via di desertificazione; e lo stesso sta accadendo nelle Grandi Pianure del "West" americano.
Gli animali d'allevamento stanno mangiandosi il polmone verde del pianeta, ma si stanno anche bevendo la nostra acqua: la bevono direttamente (una vacca da latte beve 200 litri di acqua al giorno, 50 litri un bovino o un cavallo, 20 litri un maiale e circa 10 una pecora), e indirettamente (il 70% dell'acqua utilizzata sul pianeta è consumato dalla zootecnia e dall'agricoltura, i cui prodotti, come abbiamo visto, servono per la maggior parte a nutrire gli animali d'allevamento; all'acqua impiegata nelle coltivazioni si aggiunge quella necessaria, per esempio, per pulire le stalle - e i macelli).
Oltre allo spreco di cibo ed acqua necessari per il funzionamento dell'organismo degli animali, va calcolata l'energia necessaria per la coltivazione del loro cibo e per il funzionamento degli allevamenti stessi: per "produrre" ciascuna caloria di carne bovina si bruciano 78 calorie di combustibile fossile, per ogni caloria di latte ne servono 36.
E non sono questi gli unici prodotti di sintesi coinvolti nell'allevamento di animali "da carne": l'abuso di prodotti chimici per l'agricoltura, comprendenti fertilizzanti, pesticidi ed erbicidi (altamente inquinanti) nei paesi più "sviluppati" è evidente (Germania, Giappone e Gran Bretagna, ne usano più di 300 kg per ettaro; l'Italia 104), ed è un fenomeno correlato strettamente alla pratica dell'allevamento.
L'agricoltura finalizzata al consumo animale implica spesso il ricorso alla monocoltura, che consente la standardizzazione massima del lavoro, ma come ben sappiamo espone il terreno agli attacchi di insetti ed erbe infestanti e lo impoverisce di alcuni elementi, a scapito della fertilità. Se i suoli fossero destinati a coltivazioni a rotazione per uso diretto umano, il suolo rimarrebbe spontaneamente fecondo. L'80% dei prodotti chimici utilizzati in agricoltura negli USA è impiegato nell'agricoltura destinata al consumo animale.
Ma i problemi non finiscono qui: ci sono le deiezioni (perché si sa, dopo aver mangiato e bevuto...). In Italia gli animali da allevamento producono ogni anno 19 milioni di tonnellate di deiezioni a scarso contenuto organico, non adatte come fertilizzante. Attualmente, lo smaltimento dei liquami avviene per spandimento sul terreno: l'eccesso di sostanze azotate inquina le falde acquifere, i corsi d'acqua e i mari (con gravi fenomeni di eutrofizzazione).
Le deiezioni animali producono inoltre una tale quantità di metano (per ogni kg di carne, 3 etti di metano emessi durante la ruminazione) da contribuire per il 15%-20% all'effetto serra globale. L'80%-90% dell'ammoniaca immessa nell'atmosfera (causa delle piogge acide) proviene dagli animali.
Oltre alle deiezioni, occorre poi smaltire tutte le parti di "scarto" degli animali uccisi: testa, visceri, zoccoli, il contenuto dell'intestino, cartilagini, piume, ghiandole (quando non vengono infilate nelle scatolette di pet food!), sono parti delle quali bisogna disfarsi. Dopo il caso "mucca pazza" non è più possibile aggiungerli ai mangimi degli animali d'allevamento, e quindi vengono stoccate in attesa di un imprecisato destino...
La pelle viene riutilizzata nell'industria conciaria, una delle più inquinanti che esistano: le concerie acidificano i territori agricoli e rendono non potabili le acque della zona in cui sorgono.
Tutti questi aspetti potete approfondirli visitando la sezione "Scelta ecologica" del sito Sai cosa mangi, scaricando o acquistando l'opuscolo Ecologia della nutrizione su Agire Ora Edizioni, visitando il sito del NEIC (Centro Internazionale di Ecologia della Nutrizione) e leggendo l'articolo pubblicato su Repubblica lo stesso mese in cui sono diventata vegetariana, Carne amara di Daniela Condorelli.
Adesso, vogliamo fare invece qualche paragone con un'alimentazione basata sui vegetali?
Progetto Gaia ci fornisce qualche cifra.
Un italiano medio consuma annualmente 11,31 kg di carni.
Per produrre 11,31 kg di carne, sono necessari 96,7 kg fra cereali e soia.
Con lo stesso terreno necessario a produrre 11,31 kg di carne (400 m2) si possono coltivare, ad esempio, 1.360,7 kg di carote, 1.814,3 kg di patate, 2.267,9 kg di pomodori...
Per produrre 11,31 kg di carne sono necessari 581.509 litri d’acqua; con la stessa quantità d’acqua, si possono irrigare campi per avere 1.356 kg di pomodori, 1.308 kg di patate, 1.258 kg di frumento, 945 kg di carote.
L’energia necessaria per produrre 11,31 kg di carne (da animali nutriti con grano) è quella fornita da 85,5 litri di carburante. La percentuale di ritorno energetico (come energia alimentare per energia fossile consumata) del più efficiente allevamento per la produzione di carne è 34.5%. La percentuale di ritorno energetico (come energia alimentare per energia fossile consumata) della meno efficiente coltivazione di vegetali è 328%.
Sono dati piuttosto sconvolgenti per me... non trovate anche voi?
Io non posso garantire dell'esattezza di queste cifre, ma ho un metodo molto più semplice per vedere il problema: lo visualizzo letteralmente.
Mi immagino un campo, un bel campo di spighe dorate, oppure un terreno ricco di colture dai molti colori, forme e dimensioni: pomodori, melanzane, peperoni, fagiolini e fagioli, e carote, e molto altro a seconda della stagione. Mi immagino le piante cariche di frutti e vedo che ogni metro quadro di terreno ospita ortaggi in quantità tali da riempire intere casse. Questo terreno può sfamare decine di persone, con una varietà di prodotti, di sapori. A volte mi immagino zone coltivate a soia, e penso al tofu autoprodotto; altre invece vedo il grano, che immediatamente si trasforma in seitan; altre ancora, semplicemente immagino una grandissima grigliata di verdure estive, cotte sul barbecue.
Poi il paesaggio cambia, tutto il mio bel campo si trasforma in un prato, una distesa erbosa, sulla quale pascola una mucca, a volte due o tre, quasi mai di più. Una mucca in mezzo al prato, che rumina assorta la sua erba. E' inevitabile confrontare la massa ingombrante della mucca, che resta però isolata nel campo, con quella ben più grande degli ortaggi di prima; inevitabile pensare che quella mucca "servirà" a poco, dopo la sua triste morte, perché ci vorrebbero tanti altri campi, molto più campi di quelli esistenti sulla Terra, di quelli che la Terra potrebbe sostenere, per allevare tutte le mucche di cui sembra che oggi ci sia un così gran bisogno.
Mi mette tristezza, sapete? Per lei, per quella mucca assorta dagli occhi gentili. Per chi non ha nulla di cui vivere, e se non ha nulla è solo perché in questo modo qualcun altro può avere di più. Per quel povero terreno compattato dagli zoccoli, eroso dalle intemperie, calpestato fino a diventare una sola zolla pesta. Mi viene una grande tristezza, per tutto questo e per molto altro.
E allora so che ho il potere di cambiare, so che le mie azioni hanno delle conseguenze, so che posso influenzare la realtà, semplicemente chiedendo più campi colorati e meno distese erbose. Ho rinunciato volentieri al mio privilegio, e so che, a mio modo, anche se non posso vederlo, sto facendo la differenza.
Altri siti da visitare: la sezione di Progetto Gaia dedicata all'alimentazione vegetariana, il sito alimentazione sostenibile e il sito della Campagna Io faccio la mia parte.
Un intervento con i fiocchi e i controfiocchi direi... grazie per aver partecipato!
RispondiEliminaUhm.. spero che venga apprezzato. ;-)
RispondiEliminaBrava!!!
RispondiEliminaSenti questa:
un click qui http://maloti.un-clic-x-la-foresta.com/
per ogni accesso viene aggiunta una "foglia", al raggiungimento del target di 100 milioni di foglie
pare che ePrize.com donerà 10.000 euro all'associazione acquaverde http://aquaverde.org/
cliccate gente cliccate.. e speriamo sia vero
vera, al solito, sei grande :)
RispondiEliminal'ho stampato in diverse copie da tenere in borsa ;)
Passo per un saluto.
RispondiEliminaVolevo dirti anceh di leggere l'ultimo articolo del mio blog, potrebbe interessarti visto che sei napoletana :)
Ti ho aggiunto nei blog amici, non badare molto al resto, è tutto ancora in progress.
Un bacio
Anna
Ahm, ehm, uhm... grazie!
RispondiEliminaAnnika, quel post capita a fagiolo, grazie mille! :)
Appena ho il tempo devo anch'io aggiornare i miei links...
dovrei segnalare questo post a un po' di persone che con arroganza si sono messe a commentare il mio blog dicendomi che sono un'ignorante piena di intolleranza!
RispondiEliminaMi hai tolto le parole di bocca
RispondiElimina( ma l'hai detto moltoooo moltooo meglio di quanto avrei mai potuto fare io)!!!
Devo farmene un bel po' di copie per sensibilizzare un po' di persone intorno a me su queste tematiche ora che grazie a te ho trovato le parole giuste!!
Ottimo lavoro su tutta la linea. Seguo sempre con interesse il tuo blog ( ho anche provato alcune tue ricette, con grande gioia di mio marito!!) ; ti faccio tanti complimenti e continua così, non lasciarti mai scoraggiare!!! Abbiamo tanto bisogno di persone che sappiano dire con efficacia le cose come stanno!! Un affettuoso saluto
Uhm.. beh... grazie dell'apprezzamento! sinceramente non ero sicura che questo post vi sarebbe piaciuto, ne sono contenta! ^-^
RispondiEliminagrazissime per questo illuminante post buona epifania
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