19 maggio 2007

Solidarietà o decrescita?

A volte, oserei dire spesso, è difficile compiere delle scelte, nella propria vita.

Partiamo dal presupposto che "non scegliere" è comunque una scelta: non si scivola passivi in questo mondo, si agisce sempre, anche con la propria inazione.
Impossibile calcolare il peso che i nostri gesti mancati possono avere a lungo termine. Non ci credete mai, quando vi dicono "chi te lo fa fare, tanto non cambia niente": rimanere indifferenti significa decidere di lasciar fare, di stare a guardare, di rinunciare a cambiare lo stato delle cose lasciando che restino come sono.
Ed è una scelta anche questa, non dimenticatelo.


Parlavo di decisioni, decisioni difficili o quantomeno importanti. Ultimamente mi sono interrogata spesso su un dilemma particolare; cercherò di illustrarvelo in breve.

Sono vegan, e il veganismo è una parte importantissima della mia vita; ma non è tutto.
E' stato un punto di partenza che mi ha dischiuso molti orizzonti, mettendomi a conoscenza di altre realtà ad esso non strettamente legate, ma che, a voler ben guardare, non potevano da esso essere scisse. "Vegan", per me, non significa più soltanto "chi non utilizza alcun prodotto implicante la morte o lo sfruttamento di animali". Senz'altro non significa solo questo quando penso a me stessa.

"Uomo, natura, animali, o si salvano o si perdono insieme", è uno slogan piuttosto noto, da me condiviso pienamente.
La dicotomia tra animale-uomo e animale-e-basta si spiega ai miei occhi perché, purtroppo, noi siamo i soli responsabili dello sfacelo o della conservazione del pianeta Terra.
Ma nonostante questa opposizione, non considero l'uomo come un nemico, anzi. Mi duole che l'umanità sia fatta anche di esseri oppressi, sfruttati, torturati, in miseria, affamati, malati... deboli, resi deboli, mantenuti deboli perché conviene a chi, invece, ha saputo rendersi più forte.

Per me la protezione del debole non si ferma all'animale. Non faccio gerarchie, né l'esso viene prima dell'uomo né l'uomo ha la priorità sull'animale.
Domanda classica dei sostenitori della vivisezione: tu chi salveresti, il topo o il bambino? Io continuo a pensare che debba esistere un modo per salvare entrambi. A chi mi dicesse che esistono problemi più importanti, relativi agli umani, a cui pensare, piuttosto che preoccuparsi degli animali, rispondo che ho tutto il tempo di gestire le due questioni.

Ma come potrebbe essere diversamente? E' una battaglia combattuta su tutto il fronte, dove la priorità è dettata soltanto dall'immediatezza dell'azione. Ecco perché innanzitutto sono diventata vegan: era semplice, e avrebbe avuto effetto all'istante.
Ecco perché poi sono passata all'uso di prodotti riciclati, biodegradabili, ecologici: era facile, e avrebbe fatto effetto subito.

Penso che queste battaglie si possano, si debbano, portare avanti tutte insieme, ma a volte, beh, a volte forse non è così.
A volte è talmente difficile riuscire a fare del bene, senza compromessi!


Il problema sul quale mi sto interrogando di recente è questo: cosa scegliere, solidarietà e giustizia, o decrescita in nome dell'ecologia?
Sul piano pratico: acquisto o no i prodotti del commercio equo, che fanno bene a chi li produce, ma non tanto all'ambiente, dato che non provengono proprio da paesi dietro l'angolo?

Ho provato a immaginare pro e contro.
Sì, sono prodotti che hanno sulle spalle chilometri di viaggi. Ma sono prodotti che in Italia non sono disponibili, essendo esotici, quindi non c'è alternativa, si tratta di rinunciarci. Se non li compro io, che almeno mi interesso dei boicottaggi, dei diritti dei lavoratori, chi lo farà? Poche persone, e ciò significa che i progetti in loco non potranno svilupparsi per carenza di fondi. Molti non capiscono che c'è un motivo se il cioccolato alla bottega lo paghi un euro e mezzo, e al supermercato 50 cent. Non è certo per generosità! E se di questo io sono consapevole, che fare?

Gira e rigira, i miei due neuroni si sono incontrati e hanno stabilito delle regole di condotta.
Acquistare solo prodotti insostituibili. Non ha senso comprare i funghi andini perché crescono anche in Italia (non quelli andini, certo, dicevo i funghi in generale), mentre può avere senso comprare lo zucchero di canna (anche se si può quasi sempre sostituire col malto italiano - il caffé col malto però non so come verrebbe!). Ha sicuramente senso comprare caffé e derivati del cacao perché altre forme di distribuzione non danno garanzie sul trattamento dei lavoratori. E via discorrendo.
Acquistare prodotti di base e con imballaggi ridotti, riciclati, riciclabili. Così come preferisco acquistare separatamente farina, malto e latte per preparare un budino, invece di prenderlo confezionato, quando vado in bottega faccio scorta di cacao e cioccolato e cereali, ma allo stato meno lavorato, così risultano più versatili, e possono essere usati in più preparazioni. Meglio se non sono confezionati nella plastica...
Privilegiare le varianti biologiche. Esistono linee di alimenti derivati da agricoltura convenzionale e altre da coltivazione biologica, e preferisco logicamente acquistare queste ultime (non tutti i prodotti più elaborati sono vegan, tra l'altro).
Sobrietà. Come in tutti gli acquisti, cerco di non farmi ingannare da desideri passeggeri e di prendere solo cose davvero utili. Lo ammetto, è difficile: trovo che l'artigianato del commercio equo sia splendido, quasi sempre di una finezza rara, specie a confronto col genere "etnico da bancarella". Mi fermo ad ascoltare il canto da sirena di un set di tazzine da caffé color cioccolato (e io non lo bevo il caffé!!) e per resistere all'impulso compro un nuovo bruciatore per gli incensi... tutto sommato mi mantengo sull'utile, anche se non propriamente indispensabile.

E poi faccio pubblicità spudorata alle botteghe, così mentre io continuo pacificamente a decrescere, qualcuno può prendere il mio posto!

8 commenti:

  1. ...menomale che ci sono persone come te che scrivono quello che penso anch'io!!! (vista la mia negazione per lo scrivere! ^__^")

    un abbraccio
    Bea

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  2. Ciao Vera, ma tu eri a Torino alla manifestazione oggi?! io ci sono stata! non sono rimasta molto perchè avevo il treno che incombeva...però era eletrizzante, avrei voluto aver dietro uno striscione pure io :P

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  3. Un bacione, Bea! ^-^

    Ery, non penso proprio! La Burundia... ehm, la provincia di Napoli (dove vivo) non è proprio lì dietro l'angolo.. @_@

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  4. aaaah scusa avevo capito che eri andata :) Mi aspettavo di trovare anche il tuo cd di ricette nello stand invece non l'ho visto!Comunque bisogna fare di più, erano un pò pochini...impegnamoci! ;)

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  5. Vera, non ci crederai... ieri alla festa vegetariana ho comperato una borsa per la spesa proprio con la frase da te citata!

    "Uomo, natura, animali, o si salvano o si perdono insieme"

    L'ho presa da tenere sempre in borsa... e per fissare bene nella mente questo concetto!

    Hai scritto un post bellissimo, mi verrebbe da stamparlo e affiggerlo per ogni dove... grazie!

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  6. Noooo ery ero a casa come sempre a fare la calzetta. :D

    Celidonia, se è una borsina di tela con una tartaruga che bacia una rana ce l'avevo anch'io... poi l'ho persa!! Bellina, eh? :)

    Grazie per le tue parole, ma non mi sembra di aver scritto nulla di speciale... ^-^

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  7. Sei speciale, dolce Vera....

    :)

    Missvanilla

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  8. Sono circondata da persone speciali, più che altro...

    :)

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