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09 gennaio 2011

Autoprodurre un proteggislip

Barbara di Tre topini ha pubblicato oggi un tutorial su come autoprodurre un proteggislip di stoffa, molto più "pulito" delle confuse istruzioni che vi ho fornito tempo fa. L'esecuzione è molto semplice, mi sento di dare solo un suggerimento: usate un tessuto impermeabile (tipo PUL) per la base, eviterete passaggi di sangue dal salvaslip agli slip, cosa che a volte capita usando solo flanella di cotone.

Un salvaslip di stoffa è un'ottima soluzione per contenere le perdite della mooncup, che a volte avvengono nel primo o secondo giorno del ciclo, quando il flusso è più intenso. In questo caso gli assorbenti risultano fastidiosi, a causa dello spessore eccessivo e della loro dimensione, mentre un salvaslip fa il suo dovere con molta più comodità, visto che di solito si tratta di fermare appena qualche sgocciolamento.
Tirate fuori la vostra macchina per cucire!

23 gennaio 2009

Un blog sugli assorbenti di stoffa

Oggi vi segnalo un nuovo blog, per ora dedicato solo agli assorbenti di stoffa, con istruzioni dettagliate sull'autoproduzione degli stessi.
Si chiama agofollia e lo scrive Simona, la quale si cuce gli assorbenti di stoffa da 2 anni e li confeziona anche per le amiche. Dice di aver iniziato guardando il mio blog... ma a giudicare dalle fotografie, ha fatto molta più strada di me!

Un consiglio per tutte coloro che hanno intenzione di comprarli, invece, già fatti: se potete, sceglieteli in fibra di bambù, me ne hanno regalato uno ed è incredibilmente morbido; inoltre non si irrigidisce con i ripetuti lavaggi. Non so quale sia il grado di assorbenza, perché lo uso solo come proteggislip abbinato alla mooncup, quindi ho pochissime perdite e non lo metto seriamente alla prova... ma è comodissimo!

08 ottobre 2007

Il PUL

Vi ricordate quando parlando degli assorbenti di stoffa mi lamentavo di non avere idea del nome di quella stoffa impermeabile da usare come base? Finalmente l'ho scoperto.
Trattasi, a quanto pare, di laminato di poliuretano.

L'ho scoperto grazie a un messaggio di Sonya del novello forum Creattività, e le buone notizie non finiscono qui.

Scrive infatti Sonya: "Il PUL, sigla che indica un tessuto laminato di poliuretano, può avere varie applicazioni. Tutte ovviamente richiedono un progetto che presuppone impermeabilità, perchè questa è la specifica qualità di questo tessuto e il motivo per cui viene ricercato.
I progetti più frequenti sono la produzione fai da te di pannolini lavabili per bimbi, in modo da non avere la necessità di mettere sul pannolino lavabile anche la mutandina impermeabile.
Io ho avuto una serie di difficoltà per reperirlo a prezzi ragionevoli, tenendo conto che è un prodotto che si può reperire esclusivamente all'estero. Ora attraverso i miei contatti so che c'è la possibilità di trovarlo, comprandolo attraverso cooperative d'acquisto internazionali, e questo permette di contenere molto i prezzi, a patto di fare acquisti di entità rilevanti. Se qualcuno fosse interessato ad aggiungersi a me, magari mi contatti in privato."

Quindi, se siete interessate, iscrivetevi al forum, e dopo aver superato le 12 fatiche di Ercole scrivete a Sonya per accordarvi. Ma attenzione! Dato che questo NON è il suo mestiere (lei infatti compra il PUL per sé, e ne prende di più per dare una mano a chi non sa come trovarlo) affrettatevi, altrimenti potrebbe terminarlo.

E buon taglio e cucito a tutti!

13 settembre 2007

Proteggi slip di stoffa

Da quando sono passata a Mooncup, ho messo da parte gli assorbenti di stoffa, troppo ingombranti per servirmene contro le eventuali perdite della coppetta (salvo posizionamento errato, infatti, mooncup non perde); tuttavia, per avere in ogni caso una garanzia sicura e comoda mi sono cucita dei piccoli proteggi slip di stoffa (spessore 1 cm, larghezza 6 cm, lunghezza 14 cm).


Ho deciso, stavolta, di realizzare un modello "sfoderabile" seguendo le indicazioni di questo blog, e di utilizzare per il confezionamento soltanto materiali di recupero.

Per calcolare le dimensioni, mi sono servita di un comune proteggi slip usa e getta; ne ho ricalcato la sagoma su carta e l'ho usata per tagliare la stoffa. Ho anche aggiunto delle "alucce", necessarie a tenerlo fermo e bene in posizione.

Per la parte inferiore dei proteggi slip, ali comprese, ho utilizzato il tessuto impermeabile delle vecchie tasche Imse Vimse (non so purtroppo come si chiami; non è esattamente un telo di "plastica", è un tessuto impermeabilizzato molto sottile, cucito alla flanella di cotone).

Per la parte superiore, ho recuperato la stoffa dalle "pezze" ripiegabili di flanella abbinate alle tasche (ne avevo in abbondanza e una volta scucite si ricava il doppio della stoffa).

Per "imbottirli" bisogna realizzare delle pezze "mini", più sottili e più piccole, da infilare ripiegate all'interno dell'assorbente (credo che questo tipo di modello faciliti di molto il lavaggio dei tessuti; infatti, analogamente, si possono realizzare assorbenti di stoffa seguendo questo genere di istruzioni - a pensarci prima!).

Anche per le ali ho usato materiali di recupero: in un caso le ho cucite tali e quali, staccandole dalla tasca Imse Vimse ormai smembrata; nell'altro le ho assemblate con la stoffa applicandovi un piccolo quadratino di velcro robusto, che sembra funzionare a meraviglia.

Non vi nascondo che aspetto con ansia di provarli!

PS: E' da molto che non pubblico ricette, qui, ma sto ancora smaltendo gli arretrati abbozzati durante l'estate... c'è ancora tanto di cui parlare!
E con l'esame di storia medievale sul groppone la mia attitudine alla cucina sembra essere andata in letargo...

27 agosto 2007

Mooncup anch'io

Non l'avessi mai detto, che non faceva per me.

Dopo aver usato per 8 mesi gli assorbenti di stoffa, a forza di incappare mio malgrado nell'argomento mooncup, ho deciso di ordinarla, nonostante lo scetticismo.
Non l'ho fatto perché sono rimasta scontenta degli assorbenti di stoffa, affatto; semplicemente, mi sono sentita pronta - o almeno disposta - a tentare quello che ritenevo fosse il passo successivo, per i suoi numerosi vantaggi in termini di comodità, economia ed ecologia.

Arriva il pacco. Grazie ad un improvvisato gruppo d'acquisto su forumetici, compro la mia mooncup dalla Bottega della luna al costo (spedizione inclusa) di 28 euro.
Suggestionata dai racconti sull'enormità dell'oggetto mi aspettavo una sorta di imbuto di dimensioni spropositate; pertanto, al primo sguardo, esclamo "così piccola?". L'impressione è positiva, la coppa è flessibile e morbida, e mi crogiolo nell'idea che usarla sarà un gioco da ragazze.

Il giorno seguente la guardo di nuovo e mi rendo conto che è ENORME. Trascorro il mese successivo tra disperazione e un vacuo ottimismo, leggendo il libretto di istruzioni accluso fino ad impararlo a memoria (cullo la speranza che possa proteggermi, come un mantra).

Giorno prima delle mestruazioni. Decido di ignorare il libretto (che per impratichirsi suggerisce un primo utilizzo negli ultimi due giorni del ciclo) dando invece credito alle esperienze di altre donne, che l'hanno provata anche senza avere le mestruazioni (la mooncup, a differenza dei tamponi interni, non ha potere assorbente, quindi non crea problemi di attrito). Mi tuffo in una serie di tentativi per prepararmi all'evento.

Risultati: nulli.
Morale: a terra.

Non ce la farò mai.

Giorno 1. Le mestruazioni mi arrivano mentre sono in spiaggia a leggere Kathy Reichs, avvolta nel telo da mare per arginare l'ipotermia (il sole è offuscato da una ragnatela di nuvole bizzarre. Penso a pasionario e alle scie chimiche e sento acutamente la mancanza di casa). Trotterello verso la tenda, invasa da una gioiosa angoscia: comunque vada, è giunto il momento della verità.

La mooncup è stata sterilizzata, il gambo accorciato dopo le prove del giorno precedente, ho il bagno tutto per me: posso avviare le operazioni in gran segreto.

Cercando di respirare come se stessi contemplando il cielo stellato (con ritmo placido e regolare: inspirare... espirare... inspirare... espirare...), lotto per 15 minuti con la coppetta. Accanitamente.

Provo la tecnica di piegatura numero 1, poi la numero 2 (indicata solo nel libretto di istruzioni, non c'è sul sito; strano, perché si è rivelata quella vincente!); mi metto in piedi, mi accovaccio, mi siedo, spingo, giro, tiro, sposto, mi sforzo di rilassare i muscoli mentre il respiro mi si strozza in gola (niente da fare!, penso, mentre la mia vagina protesta: "non penserai di infilare quel coso qui dentro, vero?"), il sudore mi cola a rivoletti ovunque, ma poi accade il miracolo.

Non so come, la coppetta è entrata.

Mi alzo in piedi incredula e in effetti non sono sicura che la coppa sia dentro. Dove diavolo è finita? Non riesco né a sentirla né a toccarla e non ho idea di come farò a toglierla. L'esultanza iniziale si affievolisce quando mi visualizzo al pronto soccorso, con una lampada puntata negli occhi, mentre l'intero reparto ginecologico mi fruga allegramente tra le gambe, bloccate sulle staffe di un lettino. Sopprimo l'idea e mi mantengo ottimista: il mio corpo, nella sua spontanea e meravigliosa saggezza, saprà di certo aiutarmi al momento giusto.

Mentre aspetto quel momento, mi distraggo cercando di convincermi che i capogiri avvertiti durante il posizionamento non indicano sindrome da shock tossico, ma solo grande emotività. Mi lavo le mani, e non riesco a credere di avercela fatta. Sono stremata e felice.

Quattro ore dopo. Sono le 23, casco dal sonno e i dolori mestruali sono giunti alla loro intensità media (bollino arancione). Vado in bagno cercando di ignorare il parentando che gioca a carte 2 metri più in là; mi siedo sulla tazza (è la posizione più comoda) e cerco di afferrare il gambo della mooncup.
Mi pento in un lampo della costanza con cui da 12 anni mi faccio crescere le unghie: le cure continue le hanno trasformare in artigli d'acciaio... Cambio strategia, e tento non di afferrare, ma almeno di toccare la sporgenza della coppetta. Riesco appena a sfiorarne la superficie, ma nulla più, e mi domando se è il caso di chiamare il soccorso speleologico. Mi rimbalzano nella testa echi di voci di corridoio sul tema "preservativi smarriti in vagina" e "tampax col filo spezzato mai più ritrovati"; il panico minaccia di assalirmi, mentre mi domando per quanto tempo potrei tenermi dentro la mooncup, simulando indifferenza, prima di andare in setticemia.

Cinque minuti dopo. Invoco tutta la potenza repressa dei miei muscoli vaginali. Ringrazio Jacopo Fo per avermeli fatti scoprire (detto così suona ambiguo?), e il signor Kegel per avermi aiutato a svilupparli. Capisco finalmente cosa intendono le ostetriche quando nei film incitano a "spingere", e sento spuntare tra le dita non solo il gambo, ma addirittura la base della coppa.
Sono troppo sollevata per fare qualcosa di più che stringerla convulsamente e tirare, tirare, tirare; per caso, schiaccio la base abbastanza da allentare l'aderenza, e la mooncup scivola fuori, facendomi però più male del dovuto (non l'avevo schiacciata sufficientemente in alto e il bordo esce completamente aperto).

Il cono traslucido sporco di sangue mi sembra la "creatura" più bella del mondo; accendo la luce per rimirarla meglio e mi congratulo per l'ottimo lavoro: circa un cucchiaino di sangue rosso vivo giace nell'alveo di silicone, mentre il mio assorbente di stoffa, messo per sicurezza, si rivela immacolato. Rovescio la coppa nel lavandino, rimpiangendo di non essere a casa per innaffiarvi le piante, e un dubbio mi assale: il desiderio di correre coi lupi mi sta trasformando in una feticista del mestruo?
Considerando lo sforzo volutoci per non fotografare la scena, devo ammettere di sì.

E adesso? Lavo mani e coppa e intavolo trattative con me stessa: reggendo la mooncup come se fossi Amleto mi domando se reinserirla o meno. Mi torna in mente un ritratto di Ofelia morta nel lago (forse per sindrome da shock tossico?) e mi rispondo che tutto sommato la gloria può attendere: per questa notte voglio dormire tranquilla. Non riesco a scacciare dalla testa l’idea che il sangue, trovandosi l’uscita sbarrata, risalirà le tube di Falloppio mandandomi in setticemia (il sonno gioca brutti scherzi). Cerco di convincermi che questo non può realmente accadere, ma il cervello, già addormentato, non mi ascolta.

Mezzanotte. Io e il mio assorbente di stoffa andiamo a letto. Sento di essere tornata sul pianeta Terra (e neanche mi ero accorta di averlo abbandonato), mi rilasso e mi addormento sperando che Tarty stia relativamente buona, lei e il suo innamorato, ma questa è un’altra storia…

Giorno 2. Mi sveglio con una sgradevole quanto nota sensazione di appiccicaticcio intorno alle cosce, alla quale in poche ore mi ero già disabituata.
Nel cuore della notte ho provato ripetutamente a inserire mooncup, ma il mio corpo ha opposto una tale resistenza da farmi pensare a un improvviso "attacco" di vaginismo; pertanto sono molto sfiduciata: inizio a credere che finora sia stata solo fortuna, e l’esperienza sia irripetibile.
Invece, bastano 5 minuti per beccare l’angolazione giusta; la coppetta entra dolcemente e si dispiega subito, lasciandomi a bocca aperta. Il meccanismo resta avvolto da un velo di mistero, e mi domando scoraggiata dove sia il manuale di istruzioni della mia vagina…

Ore 14. Primo cambio della giornata. Corono finalmente il mio sogno di sempre: sapere con esattezza l’ammontare delle mie perdite mensili (risulteranno, secondo la graduazione della coppa, 65 ml in tutto, anche se mi sembra troppo poco!). Ancora una volta l’estrazione risulta un po’ dolorosa, a causa delle unghie; il reinserimento richiede tempo, ma procede bene. Taglio un altro pezzo di gambo e la vestibilità si avvicina alla perfezione; mi sento così comoda da desiderare ardentemente di andare a mare… Se solo la si potesse portare per 7 giorni di seguito, senza mai toglierla!
Non registro nulla di insolito, nessun fastidio, tranne un frequente bisogno di fare pipì: è la coppa che preme sulla vescica, o finalmente riesco a bere tanto quanto dovrei?

Giorno 3. Dopo aver accorciato il gambo, le cose vanno molto meglio. Scopro che davvero non è necessario toglierla per espletare i propri bisogni corporali… e meno male, perché continuo a fare pipì più spesso del solito. La tenuta è stata perfetta, tranne di notte: al risveglio mi ritrovo leggermente macchiata e non capisco il motivo. Tuttavia, riposiziono la mooncup e l’incidente non si ripeterà più.

Ormai le operazioni di estrazione e inserimento non sono più un incubo e mi riescono con sufficiente scioltezza e velocità. Il desiderio di fare il bagno in mare viene frenato solo dall’idea che potrei diventare facilmente un bocconcino per pescecani…
Per il resto, mooncup sembra essere diventata parte di me e non mi da più alcun pensiero, me la dimentico quasi; i giorni seguenti scivolano via e al termine delle mestruazioni non mi sono proprio accorta di aver avuto perdite di sangue. Ho dovuto cambiarmi solo 3 volte al giorno e senza mai sporcarmi (a parte quella notte in cui forse avevo spinto troppo in su la coppa, facendole perdere aderenza).

Ho speso 28 euro per uno strumento che potrebbe durare, se ben tenuto, fino a dieci anni.
Calcolo rapidamente…

Pagavo un pacco dei miei assorbenti (Lines seta ultra con ali, da 16 pezzi) circa 2 euro (comprandoli "all’ingrosso"; altrove il loro prezzo oscilla tra i 2.50 e i 2.90 euro), e ogni due cicli consumavo tre pacchi. In un anno buttavo quindi quasi 40 euro di assorbenti (se ho contato bene ), ma avrei potuto arrivare a più di 50 comprandoli altrove.

Il risparmio economico, dunque, è notevole; le considerazioni ecologiche fatte passando agli assorbenti di stoffa valgono anche per mooncup: niente più abbattimento continuo di alberi per imbottire gli assorbenti, niente più problema continuo di smaltimento del rifiuto.
[L´impatto ambientale degli assorbenti igienici da donna è enorme. In Europa occidentale ogni giorno se ne producono 24 miliardi: l´equivalente di un grattacielo alto 200 metri e con una base grande come un campo da calcio.
Ogni donna durante la sua vita consuma almeno diecimila assorbenti igienici, costituiti da strati di cellulosa, cotone, fibra di legno, ma anche materiale sintetico. La biodegradazione di un assorbente richiede dai 100 ai 500 anni!]

Ne sono entusiasta, una volta indossata è davvero comodissima, non si sente affatto; la consiglio anche a chi non ha molta confidenza col proprio corpo; se ci sono riuscita io, ci può riuscire qualunque donna.

Leggete le istruzioni (troverete un libretto nella scatolina; ci sono anche tradotte in italiano, cercatele bene), state rilassate e andrà tutto liscio!

Ps: non ho potuto resistere, devo segnalarlo. Andate a guardare questo video su youtube. E' troppo carino!
Inoltre, trovo molto interessanti le istruzioni per mettere e togliere mooncup (utili per comprendere i movimenti da eseguire) e la video panoramica delle alternative ai tamponi (peccato che non sia tradotta); e poi, la pagina di wikipedia dedicata alle coppette mestruali, in inglese e in italiano. Occhio ai collegamenti esterni.

Per concludere... proprio prima di comprare mooncup, ho realizzato diversi assorbenti di stoffa che non ho avuto occasione di indossare. A questo punto, probabilmente, non li userò mai. Sono nuovissimi; quindi, nel caso voleste assicurarvi una protezione comoda ed ecologica contro eventuali gocciolamenti di mooncup, specie di notte, sono disposta a spedire gli assorbenti che mi sono avanzati. Ormai non mi servono più e, come ho detto, sono nuovi: io guadagnerei spazio, voi evitereste di doverli ordinare on line pagando spese di spedizione e minimi d'ordine...
Si tratta di questi qui, realizzati in flanella di cotone e spugna di cotone; sono sottili, ma assorbiranno efficacemente le piccole perdite della coppetta, se dovessero essercene. Se siete interessate, scrivetemi una e-mail attraverso il profilo.
Se volete realizzarli da sole, oltre alle istruzioni fornite in precedenza potete consultare questo blog (...sono molto più belli dei miei!). Comunque sia, buone mestruazioni a tutte voi!


EDIT (31/08/08): L'autorevole studioso di fama mondiale Hinikko, dopo avermi tartassata di domande su durata dei giorni di mestruazione, frequenza annua del ciclo, numero di assorbenti per ciclo eccetera, contesta il dato secondo cui ogni giorno in Europa occidentale si produrrebbero 24 miliardi di assorbenti, giudicandolo decisamente eccessivo. Dopo lunghe discussioni siamo giunti alla conclusione che probabilmente il dato reale sia 24 milioni, ma essendomi venuto il mal di testa dopo i primi 2 minuti di calcolo, non ci giurerei e devo fidarmi di lui.

22 maggio 2007

Assorbenti di stoffa e coppette mestruali

Aaaaaaaaaaaaaaaaaallora!
Oggi ho bisogno di un po' di scambio di opinioni, ma prima...

...dato che ogni qual volta nomino gli assorbenti di stoffa mi salta su qualcuno a consigliare moon cup, tanto vale affrontare direttamente l'argomento una volta per tutte.
Non posso parlare per esperienza diretta, non uso mooncup e non ho intenzione di usarla nell'immediato, ma si trovano informazioni in abbondanza. Cercherò di suggerirvi qualche pista.
Innanzitutto se andiamo su wikipedia ci viene spiegato cosa sia una coppetta mestruale; scorrendo la pagina vengo a conoscenza di altri tipi di coppette esistenti, oltre alle ormai note Keeper e Mooncup.

Personalmente, in Italia ho sentito parlare sempre e solo di questi due oggetti; le opinioni in merito si sprecano (basta leggere questa discussione per averne un'idea) e generalmente sono positive. Per altri riscontri basta usare un motore di ricerca e troverete di tutto di più (negozi on line compresi). I prezzi possono variare a seconda dei distributori, quindi fate i confronti del caso!

Per sciogliere dubbi e perplessità, vi consiglio di fare riferimento alla discussione cui prima accennavo. Di mooncup parla anche ecomamma (sono quasi certa di conoscerla, ma non ricordo chi sia ), c'è un accenno su camminare lento e una bella discussione sul forum di Lola. In giro se ne sono dette di cotte e di crude, molte persone hanno ragliato "che schifo" senza averla provata, qualcuna non ci s'è trovata bene ma pare che in generale la maggioranza dei commenti sia positiva. Mi sembra abbastanza scontato avvertirvi che è più difficile accostarsi a questo strumento se non si usano abitualmente gli assorbenti interni; ma nel caso tampax&co siano vostri fidati alleati, il passo dovrebbe essere breve.

Insomma, gli strumenti per valutare ci sono, a voi la riflessione e la scelta!


Detto questo, torniamo all'argomento di oggi: gli assorbenti di stoffa fatti in casa. Li ho provati e in linea di massima è andata bene, ma ho qualche considerazione da fare...

Tanto per cominciare, voglio sperare che nessuno di voi abbia in casa la candeggina, vero?? Per me la candeggina dovrebbe essere bandita dal commercio e di sicuro nessuna persona interessata all'ambiente la userebbe mai... Al momento non ho sottomano dati sui danni che questo prodotto arreca quando si disperde nell'ambiente, ne avevo letto nel libro di Julia Hill e non ricordo bene; comunque sia, non la uso mai e gradirei che anche mamma non lo facesse.
E invece lei continua a gingillarcisi, facendo diventare rosa i miei top, azzurri gli slip, versandola amabilmente sulle t-shirt preferite e distruggendoci gli assorbenti di stoffa.
La candeggina ha la simpatica capacità di logorare i tessuti e i miei Imse vimse blu, adesso, somigliano a un cielo azzurrognolo con nuvole bianche. E si sono completamente sfibrati.
Tenete lontana la candeggina dai vostri assorbenti!!

Per quanto riguarda gli aggeggi: due strati di spugna vanno bene per garantire assorbenza e comodità, ma purtroppo "qualcosa" supera sempre la barriera, col risultato che più di una volta mi si sono sporcati gli slip di sangue.
Purtroppo non c'entra nulla con il numero di strati: la spugna, semplicemente, lo assorbe, si impregna e lo mette a contatto con lo slip.

Urge trovare qualcosa che faccia da isolante, mi è bastato usare una tasca impermeabile Imse vimse, posizionata sotto all'assorbente, per risolvere il problema.
Quindi: conoscete qualche tessuno che sia leggero, sottile, morbido e impermeabile e potrebbe fungere? Sapete esattamente di cosa siano fatte queste tasche impermeabili?
Mia madre mi ha suggerito di usare gli slip igienici, che hanno una fodera di plastica... ma l'idea non mi ispira!

Suggerimenti?

Un'altra annotazione: andateci abbondante col filo di cotone, e poi tagliate tutti i rimasugli che penzolano. In caso contrario rischiano di scucirsi e rovinarsi in lavatrice.
Mi sta poi sorgendo il dubbio che per renderli più robusti sia meglio cucire anche la flanella in doppio strato (due sopra, due sotto), ma ho bisogno di ulteriori verifiche.

Sono graditissimi commenti, scambi di idee e quant'altro, specialmente dalle fanciulle che usano assorbenti di stoffa (se ne esistono) e dalle mamme che usano pannolini lavabili (il campo è lo stesso). Tirate fuori qualsiasi follia vi venga in mente: la follia è parente del genio, lo sapevate?

08 maggio 2007

Assorbenti di stoffa fatti in casa

Missione compiuta!
Ho finalmente portato a termine l'assemblaggio di 6 assorbenti di stoffa home made, e presto ne realizzerò altri. Devo solo valutare l'efficacia nell'assorbenza e quindi decidere quanta spugna inserire in ciascun pezzo, dopodiché potrò iniziare la produzione in serie e dimenticarmi della macchina per cucire per il resto dei miei anni.

Ma andiamo con ordine: in principio fu Imse Vimse con i suoi assorbenti di stoffa (quelli a forma di assorbente e non di "pezza").



Poi, grazie anche agli incoraggiamenti delle bloodsisters, ho deciso che li avrei fatti in casa, così risparmio ed evito di farmeli arrivare dalla Finlandia...

Occorrente: flanella di cotone, spugna di cotone, cotone per cucire, spilli, carta per cartamodelli, forbici da cucito ben affilate, un gatto.
La realizzazione non è difficile, quello che probabilmente vi manderà al manicomio sarà trovare e acquistare i materiali.

Sia la flanella che la spugna vengono vendute in pezze e purtroppo la larghezza non è standard: dipende dalla pezza ed è prestabilita, mentre sta a voi precisare la lunghezza che vi occorre.
Cosa fare quindi?
Calcolate approssimativamente le dimensioni dell'assorbente: i miei sono risultati, ali escluse, di 26 x 9 cm. Calcolate il numero di assorbenti che intendete realizzare. Il base alla larghezza della pezza, calcolate la lunghezza necessaria per ottenere tutti gli assorbenti di cui avete bisogno: dovrete acquistare il doppio di questa lunghezza per realizzare sia la facciata superiore che quella inferiore (è più facile a farsi che a dirsi).
Ripetete lo stesso procedimento per la spugna (probabilmente la pezza di spugna avrà una larghezza diversa e dovrete rifare tutto). Anche in questo caso dovrete acquistare il doppio della quantità calcolata, perché con uno strato solo di spugna l'assorbente viene sottile (a me è riuscito come un proteggi slip) e sicuramente per un ciclo mestruale medio è troppo leggero.
In tutto ciò la spesa è stata di 8 euro e a conti fatti dovrei ritrovarmi circa 15 assorbenti.
Ovviamente i prezzi possono variare; se riuscite a trovare in vendita del tessuto di cotone biologico tanto meglio, il prezzo salirà ma ci guadagnerà l'ambiente e forse anche la vostra pelle.
Per quanto riguarda il colore: la spugna l'ho trovata bianca, la flanella color panna; evitate i colori troppo forti, col tempo sbiadiscono, e poi sarebbe preferibile usare un materiale il meno "trattato" possibile. "Bianco" significa che la stoffa, probabilmente, è stata sbiancata; meglio sarebbe se il cotone venisse da coltivazione biologica e non tinto né sbiancato... Comunque, tendenzialmente, mi fiderei maggiormente del cotone bianco che di quello colorato.

Appena potete, immergete in acqua fredda il tessuto, lasciatelo a bagno per la notte e poi stendetelo ad asciugare (potrebbe restringersi, e l'operazione serve a togliere eventuali sostanze presenti sulla stoffa).

Adesso, bisogna disegnare il cartamodello. Io come punto di partenza ho usato un assorbente Imse vimse, ma va bene anche un usa-e-getta: stendetelo sulla carta e tracciatene il profilo con una matita, cercando di essere precise.
E qui viene il bello: nulla vi vincola a questa forma. Se li volete più stretti, corti, lunghi o larghi potete modificare il cartamodello a piacimento; se volete farvi gli assorbenti per tanga potete disegnarli a forma di tanga; se vi servono i proteggi slip, potete farli piccoli e sottili quanto volete, o al contrario extralunghi e superimbottiti per la notte; insomma, potete sagomarli assecondando perfettamente le vostre esigenze. E in fondo hanno ragione le bloodsisters: li volete bianchi coi cuoricini, leopardati oppure neri? Potete scegliere la stoffa che preferite, purché sia morbida a contatto con la pelle (la flanella di cotone è una carezza, devo ammetterlo).

Una volta stabilite le dimensioni e il profilo, dovete decidere come tagliare il cartamodello (e quindi, poi, gli assorbenti).
Mi spiego meglio.
Inizialmente, li avevo tagliati già sagomati, con le ali comprese, in un pezzo unico (gli Imse Vimse sono fatti così). Tuttavia in tal modo si spreca più stoffa (inutilizzabile, tra una sagoma e l'altra) e le ali risultano meno flessibili; pertanto ho deciso di cambiare metodo.

Ho disegnato un assorbente "anatomico" delle stesse dimensioni di quello con le ali, e le ali a parte, lasciando un paio di centimetri in più alla loro base perché poi andranno cucite sotto all'assorbente. In questo modo, dato che sia gli assorbenti che le ali possono essere tagliati quasi perfettamente affiancati (ve ne renderete conto subito), avanza solo qualche millimetro di stoffa: risparmio economico e di risorse.


Ecco i due cartamodelli. Se vi interessa posso passarli allo scanner e cercare di inserirli in qualche modo, così li vedete meglio, ma in definitiva sono molto facili da realizzare, e anche da correggere se ci andate troppo abbondanti.

A questo punto, fissate con gli spilli il cartamodello sulla stoffa e procedete al taglio.
Per quanto riguarda la flanella, che è sottilissima, l'ho tagliata direttamente "a doppio", così la parte superiore e quella inferiore combaciano perfettamente, mentre questo con la spugna non si può fare, perché è troppo spessa.
Vi consiglio di tagliare la sagoma in spugna di qualche millimetro più piccola (o viceversa la flanella più grande) per agevolare la successiva cucitura evitando eccessi di tessuto.


A questo punto è necessario il gatto.
Mi spiace, ma è un passaggio indispensabile.

E' necessario che un grosso gatto, molto peloso e con gli artigli molto lunghi e affilati, salga sul tavolo dove state lavorando, e in sequenza tenti di inghiottire gli spilli sparsi in giro, inizi a tirare i fili di cotone svolazzanti, dia la caccia alle forbici mentre tagliate la stoffa (infilando le zampe tra le lame) e poi cominci a "farsi le unghie" sulla stoffa, per scoprire infine che... uau, com'è morbida questa flanella... mi piace...


...e poi plof, il gatto deve addormentarsi nel centro della pezza, costringendovi a tagliare tutto intorno (e in perfetto silenzio, altrimenti non dorme bene e mugola).


Ovviamente gli assorbenti saranno pieni di peli di gatto, ma come vi ho detto è un passaggio indispensabile; quindi, se qualcuno volesse fittare Tarty allo scopo (è preferibile che il gatto abbia il mantello scuro, altrimenti non è la stessa cosa), mi dia un colpo di telefono, me ne separo davvero a malincuore, ma capisco che la necessità è reale... quindi per il bene dell'assorbenza ecologica possiamo accordarci per un prestito felino.

Al termine delle operazioni, dovreste trovarvi in possesso di un numero imprecisato di sagome anatomiche in flanella, perfettamente sovrapposte, e un numero imprecisato di sagome identiche di spugna (se ve ne trovate giusto il doppio rispetto a quelle di flanella, complimenti!).

Bisogna poi pensare alle ali. Diciamo che prima di tagliare tutta la stoffa, quando mancano ancora una trentina di cm per esaurire la pezza, conviene fermarsi, contare gli assorbenti ottenuti, e valutare il da farsi.
Se si taglia ancora una fila di assorbenti, la stoffa rimanente sarà sufficiente a preparare ali per tutti gli assorbenti tagliati? Regolatevi di conseguenza, ricordando che anche le ali vanno tagliate nella flanella "a doppio" e un po' più grandi della spugna, di cui invece non è indispensabile il doppio strato: uno solo dovrebbe bastare.

Comunque niente drammi: se per qualche motivo la stoffa non vi bastasse, potete sempre comprarne altra!


La fatica, a questo punto, sta per avere termine, concedetevi una pausa.
Ricordate che non dovete necessariamente fare tutto di seguito: il lavoro può essere suddiviso in diverse giornate, oppure svolto in compagnia spartendosi i ruoli! Il tutto potrebbe trasformarsi in una sessione di scambio e condivisione di saperi e poteri femminili tra voi, vostra madre o sua madre, la zia zitella, le cugine strette o le vostre migliori amiche. E' poco probabile che succeda, ma si può tentare!


Adesso bisogna cucire gli assorbenti.

Infilate il cotone nella macchina per cucire (sopra e sotto), fate un po' di scongiuri e iniziamo con la parte più delicata. Non sono per nulla esperta di cucito, quindi se avete più esperienza di me usate il punto e la tecnica che preferite; e scusatemi per il linguaggio poco tecnico!
Per le imbranate come me, si fa così.


Innanzitutto ponete la spugna (almeno due strati) tra le due superfici di flanella. Fate attenzione, siate precise nel sovrapporre le stoffe: se gli assorbenti sono asimmetrici non confondete avanti e dietro; lasciate fuori la parte più soffice della flanella, perché vada a contatto con la pelle.

Cucite l'assorbente per il lungo, nella parte centrale, col punto dritto; servirà a tenerlo fermo mentre cucite il resto (basta qualche centimetro).
Cucite col punto a zigzag, piuttosto piccolo, il contorno dell'assorbente (con calma, non dovete avere fretta).
Cucite, sempre col punto piccolo a zigzag, la parte arrotondata delle ali.
Non vi dimenticate di tagliare il filo di cotone tra una fase e l'altra!
Posizionate le ali sul bordo inferiore dell'assorbente, alla giusta altezza e distanza dal bordo, e cucitele col punto dritto.

Fermatevi per ammirare la vostra creazione, dovrebbe essere già abbastanza simile agli assorbenti della Imse Vimse.
Adesso, dedichiamoci alle rifiniture: può essere utile ripassare tutto l'assorbente con gli stessi punti utilizzati sopra; tagliate gli eccessi di filo, eventuale spugna fuoriuscita (ecco l'importanza di un'imbottitura più piccola) e via discorrendo.

Quando avrete ammonticchiato la vostra pila di assorbenti di stoffa, dovrete portarli in merceria e farvi applicare dei bottoni a pressione sulle ali, per poterle agganciare al di sotto degli slip. Dovreste aver fatto in precedenza delle prove, col cartamodello, per stabilire lunghezza e larghezza ottimali delle ali (e margini di sovrapposizione).


State certe che tutti i presenti in merceria vi chiederanno cosa sono, a cosa servono e perché usate quei cosi; io ho candidamente spiegato che sono assorbenti, e che li utilizzo perché gli usa-e-getta mi irritano, mentre il cotone mi fa sentire divinamente; ho riscosso l'approvazione generale (avessi detto che sono un'ecologista sfegatata mi avrebbero riso in faccia, buffa la vita!).


Tra squilli di trombe e cori angelici, dovrebbero restituirvi qualcosa del genere:





Sorridete, pagate, tornate a casa, date fuoco alla macchina per cucire e gettate tutti gli scampoli di tessuto, i cartamodelli, gli spilli e i peli di gatto in un rogo propiziatorio e purificatore.
Se avete condiviso la fatica con altre streghette, condividete anche i fiammiferi, equamente.


Idee, varianti, suggerimenti.
E' utile cucire, con i materiali che avete a disposizione (anche vecchie t-shirt vanno bene), un piccolo sacchetto con una stringa per riporre gli assorbenti.

Due strati di spugna potrebbero non bastare per garantirvi una buona assorbenza: vi consiglio di approntare un campione di prova e procedere con una verifica sul campo, prima di realizzare altri esemplari.

Se la merceria a voi più vicina cerca di rubarvi qualcosa come un euro per ogni bottone a pressione applicato, potrebbe essere un'idea l'utilizzo di un bottone normale che potete cucirvi da sole (senza buttar via metà del vostro stipendio). Per il capitolo su "come realizzare le asole" bisogna aspettare che papà, il sarto provetto, mi tenga una lezione sull'argomento.
Potreste provare a utilizzare qualsiasi altro genere di gancetto o marchingegno di chiusura vi troviate in casa.

Se avete paura che l'assorbente si sposti, forse si può cucire uno strato di velcro sulla parte inferiore dell'assorbente, e un'altra su uno dei vostri slip: neanche un tornado lo staccherebbe. Immagino che sia una cosa piuttosto originale, ma so di ragazze che nei giorni del ciclo indossano solo gli slip di paperino, oppure una versione un po' più moderna della "mutanda della nonna", o chissà che altro, quindi, perché non questo?
Lo stesso accorgimento, sempre se non volete farvi derubare in merceria, potrebbe essere usato per fissare le ali, attaccandole tra loro o allo slip.

Se conoscete o riuscite a trovare un tessuto impermeabile ma traspirante (come quello con cui Imse Vimse fabbrica le tasche per gli assorbenti ripiegati), un'ottima idea sarebbe usarlo per foderare la parte inferiore degli assorbenti, o quella superiore degli slip, escludendo completamente il rischio di perdite e macchie.

Con lo stesso tessuto, o con un tessuto completamente impermeabile, si potrebbe realizzare qualche astuccio, quadrato e chiuso da un bottone, in cui riporre gli assorbenti (sia quelli puliti che quelli sporchi) quando ci si trova fuori casa. Avete presente gli assorbenti ripiegati con il loro involucro? Il concetto è esattamente lo stesso.
Idea pendant: se tagliate in tre segmenti, nel senso della larghezza, la spugna per imbottire (più o meno poco sopra e poco sotto le ali), e la appoggiate sulla flanella lasciando un solco di un paio di millimetri tra i vari pezzi, e poi assemblate l'assorbente e cucite in quel solco col punto dritto, bene, avrete ottenuto esattamente un assorbente tripartito ripiegabile.


Tuttavia nessuna di queste idee è stata sperimentata personalmente, quindi, se ci provate, fatemi sapere i risultati.


E dopo questo post di duemilaecentonuo parole, vado a mettere i bulbi oculari sotto ghiaccio.

15 febbraio 2007

Autoprodurre gli assorbenti di stoffa

Traggo spunto da un commento di Chiara sugli assorbenti di stoffa per aggiungere un ulteriore tassello sull'argomento.

"Qualche tempo anno fa ero in Messico e conobbi un'americana o candese, non ricordo, che faceva gli assorbenti da sola e li vendeva. Aveva imparato su un sito in inglese che ha la silhouette dell'assorbente da tagliare, poi lei ci faceva anche l'astuccio con la clip. Erano fatti di flanella, e cotone o spugna, molto colorati.
Il sito da cui si può scaricare il modello dell'assorbente è sistersinblood, provate con com o org, non mi ricordo."

Ovviamente mi sono subito messa in cerca del sito e credo che sia questo: bloodsisters. Non ho ancora avuto il tempo di visitarlo da cima a fondo ma sembra molto interessante; la sagoma dell'assorbente si può scaricare da qui (è un pdf e il download mi ha richiesto un sacco di tempo, portate pazienza!).

ATTENZIONE! Tutte le volte che cliccherete sul collegamento a "Urban armor" (dove si possono acquistare assorbenti, keeper e altre cosette), comparirà l'avviso "pagina non trovata". Non so perché, ma il collegamento è sbagliato. L'indirizzo del sito è un altro e potete visitarlo qui.
Non sono riuscita a capire le condizioni di vendita (il "negozio" è a Montreal), ma sbirciarlo è stato divertente: ci sono ottimi spunti per realizzare assorbenti colorati.
Mi sono innamorata di quelli leopardati.

Chi si fa avanti per rodare il progetto?


PS. A proposito, sia che abbiate acquistato assorbenti di stoffa già fatti, sia che abbiate intenzione di autoprodurli, volevo condividere con voi un'idea.
Vi avevo detto che tendono a girarsi e spostarsi un po'... ebbene, mi è venuta in mente una soluzione: cucire una striscia di velcro all'assorbente e un'altra allo slip, in modo da immobilizzarlo perfettamente. Allo stesso modo, si può usare il velcro anche per fermare le ali: si adatteranno più facilmente alla diversa larghezza dello slip.

PPS. [Segue riflessione scabrosa]

Immagino che forse, se gli assorbenti usa e getta hanno tanto successo, è anche perché mettono una distanza tra noi e il nostro corpo di donna - o meglio, le sue secrezioni.
Non ci faremmo problemi a strofinare col sapone ogni genere di macchia di cibo o grasso o erba dai vestiti, ma se si tratta di sangue, la cosa cambia. Perchè?

Qualche anno fa detestavo l'odore del mio sangue mestruale. Appallottolavo il mio lines in fretta e furia e senza respirare e se soltanto captavo una minuscola traccia odorosa diventavo letteralmente frenetica
.

Poi mi sono chiesta perché dovesse essere così. Perchè dovessi provare ribrezzo per qualcosa prodotto dal mio corpo (il mio stesso sangue), e necessariamente, di riflesso, per il corpo che produceva quel sangue. Mi sono chiesta se c'era qualche buon motivo per considerare il sangue tabù e, non avendone trovato alcuno, decisi di familiarizzarci.

Guardando le sfumature di rosso e di porpora e vermiglio e tutte le loro gradazioni, e la consistenza più o meno fluida e vischiosa, e il diverso modo di riflettere la luce. E trovandolo tutto sommato stranamente poetico.
Toccandolo, o se non altro, abbandonando il terrore di
essere toccata da quel rivoletto. Annusando in profondità, fino a farci l'abitudine e poter, infine, riconoscere come mio quell'odore. Intimo, personale, unico. Potente e inebriante e ancestrale, e senza dubbio degno di rispetto.

Non mi va più di gettarlo via come un rifiuto, neanche avessi deciso di rinnegarlo. E' la mia identità. Una parte di essa, una parte di me.
Sembrerà assurdo, ma usare assorbenti di stoffa mi sta costringendo ad entrare - tornare - in contatto con luoghi e funzioni del mio corpo che un po' tutte noi tendiamo a rimuovere, ma che probabilmente non dovremmo sottovalutare.[Fine riflessione scabrosa]

22 gennaio 2007

Sugli assorbenti di stoffa

In uno dei post relativi agli assorbenti di stoffa, mi è stata chiesta la motivazione della mia singolare scelta... è comprensibilissimo.
Mia madre mi ha ripetuto a lungo che la sua generazione accolse come una liberazione l'avvento degli assorbenti usa e getta, cercando di convincermi che li avrei trovati scomodi e di difficile manutenzione, ma ho dovuto provare sulla mia pelle prima di crederle: per me, c'era troppo in gioco.

Sto cercando di rendere il mio passo su questa Terra il più leggero possibile, e l'utilizzo di prodotti "usa e getta" non rientra nella strategia. Vero, questa dove abito non è la mia casa, e non posso influire su molte delle scelte che vi vengono compiute, sui prodotti acquistati; ma posso aggiungere qualche tassello per quel che riguarda la mia vita privata, e intendo continuare a farlo: perché è necessario agire fin da subito, dal momento che facciamo le differenza in ogni istante, e per tenermi sempre allenata alle sperimentazioni e ai cambiamenti, come un investimento per il futuro.

Ho deciso di provare gli assorbenti di stoffa legittimando così l'esperimento ai miei stessi occhi: "quelli usa e getta mi irritano, sperimentiamo il cotone. Alla peggio, avremo sprecato un po' di soldi: non è un grande dramma!"
In realtà, devo ammettere la forte influenza esercitata su di me dalla lettura del libro di Julia Hill Ognuno può fare la differenza. Riportava il seguente dato: "gli americani gettano via ogni anno pannolini in quantità tale da coprire almeno sette volte la distanza tra la Terra e la Luna". Un'immagine piuttosto scabrosa!
Si riferisce ai pannolini per bambini, vero, ma i nostri assorbenti igienici non sono poi molto diversi.

Gettare via i pannolini usati dei bambini è uno dei gesti che, in assoluto, inquina di più l´ambiente. Per produrre un pannolino usa e getta, infatti, c´è bisogno di polpa di legno, plastica e di processi chimici per garantire il massimo assorbimento. E il loro consumo costa moltissimo all´ambiente. Secondo recenti dati ogni bambino italiano utilizza, nei primi tre anni di vita, circa 4500 pannolini, che corrispondono a 20 alberi di grandi dimensioni. In Italia, ogni giorno vengono utilizzati circa sei milioni di pannolini.
L´impatto ambientale degli assorbenti igienici da donna è simile e il loro consumo enorme. In Europa occidentale ogni giorno se ne producono 24 miliardi per circa 90 milioni di donne: l´equivalente di un grattacielo alto 200 metri e con una base grande come un campo da calcio.

(Fonte)

Ogni donna durante la sua vita consuma almeno diecimila assorbenti igienici. E questo consumo va spesso a discapito dell’ambiente. Vediamo perché. Assorbenti esterni e tamponi sono costituiti da strati di cellulosa, cotone e fibra di legno. Ma accanto alle fibre biodegradabili nei primi ritroviamo strati sottili di materiale sintetico, che servono a proteggere le mutandine.
Proprio questi fogli impermeabili in materiale plastico, oltre a facilitare la proliferazione dei batteri, irritando le pelli più delicate, risultano difficili da smaltire e quindi altamente inquinanti.
Gli assorbenti interni come gli “Ob” e i “Tampax” hanno un impatto ambientale certamente minore, essendo composti di cellulosa e cotone, ma è bene gettare anche questi nella spazzatura piuttosto che nel water.

(Fonte)

Da notare inoltre che per la biodegradazione dei pannolini sono necessari dai 100 ai 500 anni!

Comunque sia, non mi sentivo di cercare un compromesso. Avrei potuto insistere con gli assorbenti biodegradabili al 100%, ma questo mi avrebbe riportata comunque al problema del rifiuto.
Acquistare un oggetto che già in partenza risulta spacciato e destinato alla distruzione, mi sembra... beh, non so usare altro termine se non "follia". Forse succede perché vivo in una città costante preda della "emergenza rifiuti", ma questa parola assume un significato particolare e molto immediato per me. Quando ti ritrovi - finestre sbarrate - asserragliata per un'intera settimana estiva nel tuo liceo circondato da cassonetti straripanti di immondizia marcia, ti rendi conto in modo prepotente che lo smaltimento dei rifiuto è un problema, di cui anche tu sei concausa.
Lo so che esiste la raccolta differenziata, lo so che il materiale organico si decompone facilmente all'aria; ma credo che questo non basti. La raccolta differenziata funziona davvero in tutta Italia? I rifiuti organici riescono sempre a trasformarsi in fertile terriccio, schiacciati in cumuli mal areati? E se anche fosse così, se pure tutto funzionasse a dovere... è uno sforzo così insopportabile, per il singolo, contribuire a risolvere un problema, non incrementare ulteriormente un sistema che prevede produzione e distruzione, produzione e distruzione, all'infinito... in una parola, spreco continuo di risorse?

Non mi interessano i dati numerici... gettar via un assorbente al mese, o dieci, o cento... la differenza è minima, vuol dire sempre spreco, uno spreco a cui non mi sentivo più di partecipare.
Ogni volta che mi accingo a buttare qualcosa, mi invade un senso di impotenza. Io, che ho speso i miei soldi in quell'acquisto, non posso fare nulla per evitare che il suo destino sia la discarica? La responsabilità che ho di quel prodotto finisce davvero quando la cassa sputa fuori il suo scontrino? E chi se l'assume, dopo?
Nessuno, pare. In realtà, tutti.

A dicembre mi è diventata chiara l'alternativa al tornare al supermercato e infilare nel carrello un altro pacco di assorbenti; semplicemente ho deciso che avrei premiato il prodotto riutilizzabile invece di quello di cui avrei potuto, e dovuto, disfarmi facilmente.

E' un tema che richiederebbe e meriterebbe ulteriori analisi e riflessioni... ma per oggi vi ho annoiati a sufficienza.
Spero di aver risposto in maniera esauriente, per quanto molto personale, alle vostre curiosità... aggiungo solo che l'acquisto di un prodotto riutilizzabile, per quanto più costoso di uno usa-e-getta, può sul lungo termine risultare più economico del continuo rinnovo dell'oggetto stesso. Non sottovalutate questo fattore e trattate bene la merce che acquistate, avete tutto l'interesse a farvela durare.

PS: se volete saperne di più sugli assorbenti della Bottega della luna, leggete il blog di Marzia.

13 gennaio 2007

Assorbenti (parte 2)

Più di un mese è passato dal mio primo post sugli assorbenti di stoffa e le cicliche leggi della natura mi consentono di affrontare nuovamente l'argomento...

Parlerò nel modo più chiaro e diretto possibile, quindi se siete schifiltose/i saltate a pié pari questo post!








E veniamo a noi!

Credo sia fondamentale, affinché comprendiate i miei suggerimenti, descrivervi brevemente il mio ciclo. Sostanzialmente, si divide in due parti: i primi due giorni (ovvero 48 ore) sono caratterizzati da perdite di sangue estremamente abbondanti... non sono sicura di poterlo definire un "ciclo emorragico", ma ci siamo quasi. Supponiamo che mi vengano le mestruazioni a mezzanotte... alle 6 del mattino inizio ad entrare nella fase più intensa delle perdite, arrivando nell'arco di 24 ore a cambiare 6 assorbenti Lines seta ultra lungo con ali; mentre di notte usavo i Lines seta ultra notte con ali. Vi racconto tutto questo perché vi facciate un'idea dell'assorbenza che mi è necessaria, e possiate regolarvi sulle esigenze del vostro ciclo...
La seconda fase del mio ciclo è praticamente inesistente. Diciamo che tra le 48 e le 60 ore dall'inizio del ciclo, le perdite inspiegabilmente cominciano a scomparire e mi posso accontentare di cambiare in un giorno solo 4 assorbenti Lines seta con ali (non quelli lunghi).

Insomma, per farla breve, mentre i giorni finali delle mestruazioni non mi danno alcun tipo di problema, in quelli iniziali ho sempre la sensazione di sgocciolare o "perdere" come un rubinetto; l'immagine mentale che mi accompagna più di frequente è quella di un fiume che rompe gli argini mentre la protezione civile, dominando il panico, ammonticchia sacchi di sabbia a formare una rudimentale muraglia.

Dopo queste scabrose, ma credo doverose, precisazioni, veniamo al sodo.
Ho comprato i miei assorbenti di stoffa sul sito New Baby. Ho preso un kit completo di 11 pezzi, che sarebbe quello in alto, più un kit "regular" formato da tre pezzi.
Non sono sicura che le foto siano chiarissime: il kit è formato da alcune tasche impermeabili nelle quali si infila un rettangolo di flanella ripiegato; mentre gli altri hanno proprio la forma sagomata di un classico assorbente. Ebbene, appena ho provato il mio kit (quello da 11 pezzi) mi sono accorta di aver commesso un grave errore: ho comprato 11 assorbenti senza ali. Inutile dire il macello che succede con un ciclo come il mio...
Pertando sto utilizzando i due tipi di assorbente in abbinamento: quello sagomato con ali sopra (che mi protegge dalle perdite esterne), e quello ripiegato di flanella sotto (per evitare macchie sugli slip). Così mi trovo molto bene.
Il problema è che avendo solo 3 assorbenti sagomati, mi bastano a stento per i primi due giorni, che sono quelli più tragici... dovrò fare presto un nuovo ordine! Comunque sia, sappiate che non è necessario comprare il kit da 11 pezzi: se avete un ciclo molto abbondante potete semplicemente sovrapporre due assorbenti "sagomati" ed avere la sicurezza totale che non vi macchierete (ho provato anche questa combinazione).
Se dovessi fare il mio primo ordine adesso, credo che comprerei un kit notte (tre di questi assorbenti sono senz'altro sufficienti) e due o tre kit regular, lasciando perdere del tutto il kit da 11 pezzi (essendo privo di ali mi risulta inutile ).

Adesso, stabilite le necessità di assorbenza, passiamo ad un altro genere di considerazioni.
Prima di tutto, la vestibilità. Questi assorbenti non sono sottilissimi, ma a me non danno fastidio, li indosso senza problemi con i jeans senza sentirmi a disagio.
Per quanto riguarda il "comfort", non mi irritano, neanche quando il ciclo sta per terminare e le perdite non sono così abbondanti... situazione che in precedenza, coi lines, si rivelava problematica.
Praticità... Un piccolo neo è dato dal fatto che, non avendo strisce adesive sotto e chiudendosi esclusivamente al centro con un bottone a pressione, questo assorbente può tendere a girarsi e spostarsi. Vi consiglio di posizionarlo bene e usare slip elasticizzati che "stringano" un po'... con questo accorgimento l'allarme, personalmente, è rientrato.
Non ho ancora avuto modo di usarli fuori casa, ma credo che quando succederà, semplicemente, portereò con me assorbenti puliti e un sacchetto di plastica per quelli sporchi (magari non trasparente!).
Efficienza: assorbono bene; usando strati sufficienti non ci si macchia; non irritano; non danno una sensazione di bagnato, e vanno cambiati meno spesso di quelli usa e getta (secondo la mia esperienza). Direi che tre cambi al giorno nei primi due giorni del ciclo mi sono stati sufficienti (ovviamente escludendo la notte); i cambi scendono a due nei giorni successivi.

E con questo, credo di aver esaurito l'argomento. Sono soddisfatta dell'acquisto (un po' meno della frettolosità con cui l'ho concluso: non aver riflettuto sulla drammaticità della mancanza di ali è stato un grosso errore!), il passo successivo potrebbe essere realizzare gli assorbenti in casa, e l'ipotesi di un tentativo non è del tutto esclusa! Ricordatevi di lavare i vostri assorbenti con un sapone ecologico: io ho comprato con questo scopo il Marsiglia di casa gaia. Se subito dopo esservi cambiate li immergete in acqua calda e sapone, pretrattando a mano, lavarli in lavatrice sarà molto facile.

Se avete domande da porre, riflessioni o altro... fatevi avanti.