31 agosto 2007

Riepilogo Luglio/Agosto

Riepilogo degli inserimenti notevoli di luglio e agosto.

Ricette mie: crema di carrube, zucchine tonde ripiene, salsa di melanzane, cous cous di verdure, prestofatto al cacao, dado vegetale.

Ricette vostre: riso gratinato ai ceci e pomodorini (di Laura), gratin di frutta (di Laura).

Compost: ammutinamento, bye bye compost.

Segnalazioni: uno, pronto fido, in vacanza con cane e gatto, due.

Cura della persona e dintorni: latte solare alla carota, mooncup, cristallo di potassio.

Sul comodino: La rivoluzione dei dettagli.

Storie pelose: Pallino e Tarty.

Riepilogo del mese scorso, riepilogo di luglio/agosto 2006.

Ah... detesto la fine di agosto.

30 agosto 2007

Deodorante ecologico: l'allume di potassio

L'allume di potassio, o cristallo di potassio, si presenta come un "coso" molto somigliante a un pezzo di vetro.

Ci interessa perché è un antibatterico naturale: contrasta la proliferazione dei batteri responsabili del cattivo odore del sudore, ma senza impedire la sudorazione stessa. Non ostruisce i pori, quindi, il che è una gran bella cosa.

Non ha alcuna profumazione, dura per l'intera giornata e su di me sta funzionando, anche se purtroppo l'efficacia non è garantita per tutti: su alcune persone non fa effetto, oppure causa irritazione... dovrete provarlo, per saperlo!

Va utilizzato dopo averlo inumidito, passandolo sulle zone da deodorare; tra le altre cose, ha fama di curare herpes labiale, foruncoletti e micosi, e di aiutare la cicatrizzazione di piccoli tagli (è "imparentato" con l'allume di rocca). Dopo l'uso va accuratamente asciugato e riposto su una superficie che non sia di marmo.
Costa poco (io l'ho comprato su una bancarella pagandolo 5 euro), dovrebbe durare a lungo prima di consumarsi (si parla di 3 - 5 anni); l'ho preso in versione grezza, ma c'era anche quello sagomato a forma di stick (e sarebbe stato sicuramente più comodo, uffa...).
Si dovrebbe trovare in erboristeria.

Su sai cosa ti spalmi viene specificato che l'alluminio della pietra non è come quello dei deodoranti (antitraspirante e probabilmente dannoso per la salute): la molecola è più grande e quindi non penetra attraverso la pelle. E' vero, tuttavia, che anche l'allume di potassio ha una leggera azione astringente, quindi su una persona molto sensibile può irritare. Se irrita immediatamente, bisogna sospendere l'uso: non è il deodorante adatto; se invece la pelle si irrita dopo qualche settimana, basta alternare la pietra a un altro prodotto (cremino fai da te, deodoranti fai da te); ma potrebbe anche non dare mai irritazione e continuare a funzionare benissimo.

Come vedete dalla fotografia, esiste anche una versione spray, che è inoltre riproducibile in casa (la ricetta è sempre da sai cosa ti spalmi): bisogna fare a pezzi una pallina di cristallo di potassio delle dimensioni di una nocciola, scioglierla in 200 cc d'acqua, aggiungere 2 cucchiaini di bicarbonato e qualche goccia di o.e. alla lavanda e nebulizzare.

Ecco la valutazione fatta da Lola a proposito di questo prodotto:
Antitraspiranti deboli (allume di rocca, detto anche allume di potassio). Sempre alluminio è, in questo caso è un sale formato da alluminio e potassio. E’ molto meno antitraspirante del cloroidrato, infatti chi lo usa riferisce di sudare tranquillamente, ma probabilmente lo fa un po’ di meno che se fosse senza niente. Funziona ma non è profumato, quindi chi cerca qualcosa che sappia “di buono” magari non si sentirà tanto sicuro con questo. E’ comunque completamente naturale, non inquinante, non particolarmante aggressivo. Brucia un po’ se applicato sull’ascella appena depilata.

Io lo trovo un'ottima scelta!
Questo è quanto riportato sul foglietto "illustrativo".

MODO D'USO
Passare la pietra dopo una doccia sul corpo bagnato, oppure bagnare la pietra e massaggiare sui punti critici della sudorazione quali ascelle, piedi, inguine.

Inoltre:
Passato sopra e sotto le piante del piede rallenta la formazione dei duroni e insistendo il massaggio tra le dita dei piedi cicatrizza tagli e micosi ed è particolarmente indicato per gli adolescenti che presentano di solito problemi legati all'uso di scarpe da tennis;
Passato sull'herpes labiale lo fa regredire velocemente;
Passato dopo la barba elimina le cause delle irritazioni cutanee;
Se si frequentano ambienti sportivi previene dal prendere funghi o verruche;
Passato sulle punture di insetti evita il gonfiore e il prurito;
Dopo l'uso asciugarlo e riporlo su un portasapone.


Sul forum di Lola è stato riferito, inoltre, un fenomeno di sfaldamento del cristallo a seguito dell'utilizzo; purtroppo non c'è molto da fare in questo caso. Come spiega Vittorio, infatti, "l'allume di rocca è un minerale che, come ogni minerale, cristallizza secondo un determinato 'abito' cristallochimico, per cui tende a sfaldarsi lungo i piani di quella struttura cristallina"; l'unico rimedio se questo fenomeno vi causa fastidio è preparare il suddetto deodorante spray, grattugiando il cristallo.

In effetti anche la mia pietra sta iniziando a diventare un po' abrasiva, vedrò come evolve la situazione, ma ciò non intacca per nulla la soddisfazione dell'acquisto!

29 agosto 2007

Gratin di frutta (di Laura)

Ricetta mandatami da Laura... faccio giusto in tempo a pubblicarla prima che si debba dire addio alle pesche!

Ingredienti: pesche gialle, qualche amaretto, pinoli. Tagliate a pezzi non troppo piccoli 5 pesche gialle. Mettetele in una pirofilina, cospargetele con qualche amaretto sbriciolato e i pinoli sgusciati. Infornate per 15 minuti, facendo gratinare in superficie. E' un dessert veramente buonissimo, senza zucchero né grassi! La ricetta si può variare cambiando la frutta (a seconda della stagione) oppure la copertura (si possono usare mandorle a lamelle, granella di nocciole, eccetera).

Yum!

28 agosto 2007

Dado vegetale

Sto cercando di arricchire poco a poco il mio repertorio delle conserve; l'esperimento più recente è il dado vegetale, che desideravo provare da parecchio tempo. Non so ancora quale sarà il risultato, ma inizio a postare la ricetta perché è tempo di mettersi al lavoro.

So che sembrerà ridicolo, ma nel frigorifero di casa mia raramente si trovano prezzemolo, sedano o carote fresche, quindi questa preparazione mi sarà molto utile, soprattutto nei mesi invernali... speriamo si conservi a lungo e bene!

Ingredienti per un vaso da 500 ml: 200 g di cipolle (ne ho messa una bianca e una rossa), 150 g di carote belle e sane, 100 g di sedano, 5 g di pepe nero macinato, 280 g di sale marino integrale, 50 g di prezzemolo fresco, 25 g di basilico fresco, 25 g di foglie di salvia, e ancora timo, maggiorana, erba cipollina, e qualsiasi altra erbetta vi piaccia (io, come mio solito, ci ho messo un pizzico di quasi tutto, compresi origano e rosmarino in minima quantità).

Lavate e sbucciate le cipolle e le carote e tritatele finemente con la mezzaluna. Lavate le erbe fresche e lasciatele asciugare, poi tritate anch'esse finemente. Mescolate accuratamente tutti gli ingredienti e attendete che l'acqua emessa dalle verdure venga riassorbita dal sale; riponete il dado in uno o più vasi puliti e asciugati alla perfezione. Premete bene con un cucchiaio per eliminare ogni bolla d'aria, chiudete e conservate in un luogo fresco e asciutto.
Si dovrebbe conservare per 6 mesi.

Un dado più semplice è proposto da Daniela del blog Senza panna, mentre la Cuoca petulante lo realizza con aggiunta di miso. Il fatto che entrambe queste ricette, a differenza della mia, prevedano la cottura del trito mi preoccupa.

Comunque, il vasetto emana un odore buonissimo. Avrei voluto aggiungere il miso ma non l'ho ancora comprato... e avrei anche voluto inondarlo di spezie; non so perché, ma mi è venuto il folle impulso di preparare un dado di verdure pieno di curry e masala vari.
Commenti?

27 agosto 2007

Mooncup anch'io

Non l'avessi mai detto, che non faceva per me.

Dopo aver usato per 8 mesi gli assorbenti di stoffa, a forza di incappare mio malgrado nell'argomento mooncup, ho deciso di ordinarla, nonostante lo scetticismo.
Non l'ho fatto perché sono rimasta scontenta degli assorbenti di stoffa, affatto; semplicemente, mi sono sentita pronta - o almeno disposta - a tentare quello che ritenevo fosse il passo successivo, per i suoi numerosi vantaggi in termini di comodità, economia ed ecologia.

Arriva il pacco. Grazie ad un improvvisato gruppo d'acquisto su forumetici, compro la mia mooncup dalla Bottega della luna al costo (spedizione inclusa) di 28 euro.
Suggestionata dai racconti sull'enormità dell'oggetto mi aspettavo una sorta di imbuto di dimensioni spropositate; pertanto, al primo sguardo, esclamo "così piccola?". L'impressione è positiva, la coppa è flessibile e morbida, e mi crogiolo nell'idea che usarla sarà un gioco da ragazze.

Il giorno seguente la guardo di nuovo e mi rendo conto che è ENORME. Trascorro il mese successivo tra disperazione e un vacuo ottimismo, leggendo il libretto di istruzioni accluso fino ad impararlo a memoria (cullo la speranza che possa proteggermi, come un mantra).

Giorno prima delle mestruazioni. Decido di ignorare il libretto (che per impratichirsi suggerisce un primo utilizzo negli ultimi due giorni del ciclo) dando invece credito alle esperienze di altre donne, che l'hanno provata anche senza avere le mestruazioni (la mooncup, a differenza dei tamponi interni, non ha potere assorbente, quindi non crea problemi di attrito). Mi tuffo in una serie di tentativi per prepararmi all'evento.

Risultati: nulli.
Morale: a terra.

Non ce la farò mai.

Giorno 1. Le mestruazioni mi arrivano mentre sono in spiaggia a leggere Kathy Reichs, avvolta nel telo da mare per arginare l'ipotermia (il sole è offuscato da una ragnatela di nuvole bizzarre. Penso a pasionario e alle scie chimiche e sento acutamente la mancanza di casa). Trotterello verso la tenda, invasa da una gioiosa angoscia: comunque vada, è giunto il momento della verità.

La mooncup è stata sterilizzata, il gambo accorciato dopo le prove del giorno precedente, ho il bagno tutto per me: posso avviare le operazioni in gran segreto.

Cercando di respirare come se stessi contemplando il cielo stellato (con ritmo placido e regolare: inspirare... espirare... inspirare... espirare...), lotto per 15 minuti con la coppetta. Accanitamente.

Provo la tecnica di piegatura numero 1, poi la numero 2 (indicata solo nel libretto di istruzioni, non c'è sul sito; strano, perché si è rivelata quella vincente!); mi metto in piedi, mi accovaccio, mi siedo, spingo, giro, tiro, sposto, mi sforzo di rilassare i muscoli mentre il respiro mi si strozza in gola (niente da fare!, penso, mentre la mia vagina protesta: "non penserai di infilare quel coso qui dentro, vero?"), il sudore mi cola a rivoletti ovunque, ma poi accade il miracolo.

Non so come, la coppetta è entrata.

Mi alzo in piedi incredula e in effetti non sono sicura che la coppa sia dentro. Dove diavolo è finita? Non riesco né a sentirla né a toccarla e non ho idea di come farò a toglierla. L'esultanza iniziale si affievolisce quando mi visualizzo al pronto soccorso, con una lampada puntata negli occhi, mentre l'intero reparto ginecologico mi fruga allegramente tra le gambe, bloccate sulle staffe di un lettino. Sopprimo l'idea e mi mantengo ottimista: il mio corpo, nella sua spontanea e meravigliosa saggezza, saprà di certo aiutarmi al momento giusto.

Mentre aspetto quel momento, mi distraggo cercando di convincermi che i capogiri avvertiti durante il posizionamento non indicano sindrome da shock tossico, ma solo grande emotività. Mi lavo le mani, e non riesco a credere di avercela fatta. Sono stremata e felice.

Quattro ore dopo. Sono le 23, casco dal sonno e i dolori mestruali sono giunti alla loro intensità media (bollino arancione). Vado in bagno cercando di ignorare il parentando che gioca a carte 2 metri più in là; mi siedo sulla tazza (è la posizione più comoda) e cerco di afferrare il gambo della mooncup.
Mi pento in un lampo della costanza con cui da 12 anni mi faccio crescere le unghie: le cure continue le hanno trasformare in artigli d'acciaio... Cambio strategia, e tento non di afferrare, ma almeno di toccare la sporgenza della coppetta. Riesco appena a sfiorarne la superficie, ma nulla più, e mi domando se è il caso di chiamare il soccorso speleologico. Mi rimbalzano nella testa echi di voci di corridoio sul tema "preservativi smarriti in vagina" e "tampax col filo spezzato mai più ritrovati"; il panico minaccia di assalirmi, mentre mi domando per quanto tempo potrei tenermi dentro la mooncup, simulando indifferenza, prima di andare in setticemia.

Cinque minuti dopo. Invoco tutta la potenza repressa dei miei muscoli vaginali. Ringrazio Jacopo Fo per avermeli fatti scoprire (detto così suona ambiguo?), e il signor Kegel per avermi aiutato a svilupparli. Capisco finalmente cosa intendono le ostetriche quando nei film incitano a "spingere", e sento spuntare tra le dita non solo il gambo, ma addirittura la base della coppa.
Sono troppo sollevata per fare qualcosa di più che stringerla convulsamente e tirare, tirare, tirare; per caso, schiaccio la base abbastanza da allentare l'aderenza, e la mooncup scivola fuori, facendomi però più male del dovuto (non l'avevo schiacciata sufficientemente in alto e il bordo esce completamente aperto).

Il cono traslucido sporco di sangue mi sembra la "creatura" più bella del mondo; accendo la luce per rimirarla meglio e mi congratulo per l'ottimo lavoro: circa un cucchiaino di sangue rosso vivo giace nell'alveo di silicone, mentre il mio assorbente di stoffa, messo per sicurezza, si rivela immacolato. Rovescio la coppa nel lavandino, rimpiangendo di non essere a casa per innaffiarvi le piante, e un dubbio mi assale: il desiderio di correre coi lupi mi sta trasformando in una feticista del mestruo?
Considerando lo sforzo volutoci per non fotografare la scena, devo ammettere di sì.

E adesso? Lavo mani e coppa e intavolo trattative con me stessa: reggendo la mooncup come se fossi Amleto mi domando se reinserirla o meno. Mi torna in mente un ritratto di Ofelia morta nel lago (forse per sindrome da shock tossico?) e mi rispondo che tutto sommato la gloria può attendere: per questa notte voglio dormire tranquilla. Non riesco a scacciare dalla testa l’idea che il sangue, trovandosi l’uscita sbarrata, risalirà le tube di Falloppio mandandomi in setticemia (il sonno gioca brutti scherzi). Cerco di convincermi che questo non può realmente accadere, ma il cervello, già addormentato, non mi ascolta.

Mezzanotte. Io e il mio assorbente di stoffa andiamo a letto. Sento di essere tornata sul pianeta Terra (e neanche mi ero accorta di averlo abbandonato), mi rilasso e mi addormento sperando che Tarty stia relativamente buona, lei e il suo innamorato, ma questa è un’altra storia…

Giorno 2. Mi sveglio con una sgradevole quanto nota sensazione di appiccicaticcio intorno alle cosce, alla quale in poche ore mi ero già disabituata.
Nel cuore della notte ho provato ripetutamente a inserire mooncup, ma il mio corpo ha opposto una tale resistenza da farmi pensare a un improvviso "attacco" di vaginismo; pertanto sono molto sfiduciata: inizio a credere che finora sia stata solo fortuna, e l’esperienza sia irripetibile.
Invece, bastano 5 minuti per beccare l’angolazione giusta; la coppetta entra dolcemente e si dispiega subito, lasciandomi a bocca aperta. Il meccanismo resta avvolto da un velo di mistero, e mi domando scoraggiata dove sia il manuale di istruzioni della mia vagina…

Ore 14. Primo cambio della giornata. Corono finalmente il mio sogno di sempre: sapere con esattezza l’ammontare delle mie perdite mensili (risulteranno, secondo la graduazione della coppa, 65 ml in tutto, anche se mi sembra troppo poco!). Ancora una volta l’estrazione risulta un po’ dolorosa, a causa delle unghie; il reinserimento richiede tempo, ma procede bene. Taglio un altro pezzo di gambo e la vestibilità si avvicina alla perfezione; mi sento così comoda da desiderare ardentemente di andare a mare… Se solo la si potesse portare per 7 giorni di seguito, senza mai toglierla!
Non registro nulla di insolito, nessun fastidio, tranne un frequente bisogno di fare pipì: è la coppa che preme sulla vescica, o finalmente riesco a bere tanto quanto dovrei?

Giorno 3. Dopo aver accorciato il gambo, le cose vanno molto meglio. Scopro che davvero non è necessario toglierla per espletare i propri bisogni corporali… e meno male, perché continuo a fare pipì più spesso del solito. La tenuta è stata perfetta, tranne di notte: al risveglio mi ritrovo leggermente macchiata e non capisco il motivo. Tuttavia, riposiziono la mooncup e l’incidente non si ripeterà più.

Ormai le operazioni di estrazione e inserimento non sono più un incubo e mi riescono con sufficiente scioltezza e velocità. Il desiderio di fare il bagno in mare viene frenato solo dall’idea che potrei diventare facilmente un bocconcino per pescecani…
Per il resto, mooncup sembra essere diventata parte di me e non mi da più alcun pensiero, me la dimentico quasi; i giorni seguenti scivolano via e al termine delle mestruazioni non mi sono proprio accorta di aver avuto perdite di sangue. Ho dovuto cambiarmi solo 3 volte al giorno e senza mai sporcarmi (a parte quella notte in cui forse avevo spinto troppo in su la coppa, facendole perdere aderenza).

Ho speso 28 euro per uno strumento che potrebbe durare, se ben tenuto, fino a dieci anni.
Calcolo rapidamente…

Pagavo un pacco dei miei assorbenti (Lines seta ultra con ali, da 16 pezzi) circa 2 euro (comprandoli "all’ingrosso"; altrove il loro prezzo oscilla tra i 2.50 e i 2.90 euro), e ogni due cicli consumavo tre pacchi. In un anno buttavo quindi quasi 40 euro di assorbenti (se ho contato bene ), ma avrei potuto arrivare a più di 50 comprandoli altrove.

Il risparmio economico, dunque, è notevole; le considerazioni ecologiche fatte passando agli assorbenti di stoffa valgono anche per mooncup: niente più abbattimento continuo di alberi per imbottire gli assorbenti, niente più problema continuo di smaltimento del rifiuto.
[L´impatto ambientale degli assorbenti igienici da donna è enorme. In Europa occidentale ogni giorno se ne producono 24 miliardi: l´equivalente di un grattacielo alto 200 metri e con una base grande come un campo da calcio.
Ogni donna durante la sua vita consuma almeno diecimila assorbenti igienici, costituiti da strati di cellulosa, cotone, fibra di legno, ma anche materiale sintetico. La biodegradazione di un assorbente richiede dai 100 ai 500 anni!]

Ne sono entusiasta, una volta indossata è davvero comodissima, non si sente affatto; la consiglio anche a chi non ha molta confidenza col proprio corpo; se ci sono riuscita io, ci può riuscire qualunque donna.

Leggete le istruzioni (troverete un libretto nella scatolina; ci sono anche tradotte in italiano, cercatele bene), state rilassate e andrà tutto liscio!

Ps: non ho potuto resistere, devo segnalarlo. Andate a guardare questo video su youtube. E' troppo carino!
Inoltre, trovo molto interessanti le istruzioni per mettere e togliere mooncup (utili per comprendere i movimenti da eseguire) e la video panoramica delle alternative ai tamponi (peccato che non sia tradotta); e poi, la pagina di wikipedia dedicata alle coppette mestruali, in inglese e in italiano. Occhio ai collegamenti esterni.

Per concludere... proprio prima di comprare mooncup, ho realizzato diversi assorbenti di stoffa che non ho avuto occasione di indossare. A questo punto, probabilmente, non li userò mai. Sono nuovissimi; quindi, nel caso voleste assicurarvi una protezione comoda ed ecologica contro eventuali gocciolamenti di mooncup, specie di notte, sono disposta a spedire gli assorbenti che mi sono avanzati. Ormai non mi servono più e, come ho detto, sono nuovi: io guadagnerei spazio, voi evitereste di doverli ordinare on line pagando spese di spedizione e minimi d'ordine...
Si tratta di questi qui, realizzati in flanella di cotone e spugna di cotone; sono sottili, ma assorbiranno efficacemente le piccole perdite della coppetta, se dovessero essercene. Se siete interessate, scrivetemi una e-mail attraverso il profilo.
Se volete realizzarli da sole, oltre alle istruzioni fornite in precedenza potete consultare questo blog (...sono molto più belli dei miei!). Comunque sia, buone mestruazioni a tutte voi!


EDIT (31/08/08): L'autorevole studioso di fama mondiale Hinikko, dopo avermi tartassata di domande su durata dei giorni di mestruazione, frequenza annua del ciclo, numero di assorbenti per ciclo eccetera, contesta il dato secondo cui ogni giorno in Europa occidentale si produrrebbero 24 miliardi di assorbenti, giudicandolo decisamente eccessivo. Dopo lunghe discussioni siamo giunti alla conclusione che probabilmente il dato reale sia 24 milioni, ma essendomi venuto il mal di testa dopo i primi 2 minuti di calcolo, non ci giurerei e devo fidarmi di lui.

22 agosto 2007

Casa, dolce casa...

Mai come quest'anno ho provato un desiderio così forte e impellente di mollare il campeggio (dove solitamente sguazzo come un pesce nell'acqua) e tornarmene a casuccia mia a fare gli affari miei.
Sarà che dopo venti anni nello stesso luogo di villeggiatura mi sono un po' rotta? Sarò che più passano i giorni meno tollero i miei genitori (e la cosa sembra reciproca)? Sarà che non sono riuscita a reggere la solitudine e mi sono sentita, più del solito, un'estranea infelice in mezzo a un branco di giovani spensierati?

La mia vita non va né come né dove vorrei; sono dipendente dai miei genitori materialmente e psicologicamente; la mia sensibilità veg-animalista mi sta allontanando dalle altre persone, isolandomi; in generale queste vacanze non sono state vere vacanze.

Appena tornata a casa mi sono sentita sollevata, come se avessi ripreso un po' il controllo, ma neanche quest'anno sono sfuggita alla mia solita febbre d'estate, quella frenesia di cambiare le carte in tavola, di mollare tutto, quell'ansia di rinnovamento, quell'insoddisfazione interiore che mi prende quando mi accorgo che dopo 365 giorni tutto è come prima, a volte peggio, a volte un po' meglio.

Uff, sono stufa anche di lamentarmi, devo riprendere in mano la mia vita, devo trovare il centro dentro di me e cercare di non mollarlo... non è nulla di nuovo, devo soltanto farlo un'altra volta, tutto qui.

C'è sempre un'altra volta; ma la vita è entropia, no?


Novità su Pallino: è stato adottato da Marcello, il quale sostiene che ci sono troppi casi più urgenti e disperati del suo per cercare una casa a lui, che tutto sommato sembra essersi quasi inserito nel nuovo contesto "familiare".

Io rispetto la sua scelta, e ne sono felicissima, ma ho un'opinione un po' diversa dalla sua. Eccola.

Pallino è un cane splendido. Esteticamente non gli manca nulla, è proporzionato e bello, con quegli occhioni neri e il pelo lucido.
E' un cane forte e vitale, di quelli che ti fanno correre e saltare e giocare e se ti stanchi non c'è problema, ci pensano loro a tirarti.
E' simpatico e accattivante, a volte sembra un attore, con le sue espressioni plateali che vogliono dire "guardami, sto facendo quello che volevi, non sono un bravo cane? Eh?", con la sua buffa ingenuità mentre obbedisce a un ordine che non può comprendere, mentre ti guarda con lo sguardo liquefatto dell'innamorato.
E' affettuoso, si è affezionato subito a me, a Marcello; salta addosso a chiunque gli regali una carezza; non ricevevo delle feste così gioiose da quando ero bambina, è incontenibile nel manifestare la sua contentezza.
E' giovane ed è sano, la ferita è guarita e non ha altri problemi; in più ha il vantaggio di essere di taglia medio-piccola, col pelo abbastanza corto.

Ci sono casi più urgenti del suo, è vero, ma molte persone non vogliono accogliere nelle loro vite un animale malato, o vecchio, bisognoso di cure "particolari". Già è tanto se si lasciano convincere ad adottare, piuttosto che comprare un essere vivente in quelle catene di sfruttamento che sono i negozi di animali.
Ecco, io penso solo che per una famiglia che voglia un bel cane, un cane allegro e socievole, Pallino possa essere l'ideale. Non so se Marcello è d'accordo, ma magari potremmo far girare l'appello ancora per un po'. Avevamo pensato, inizialmente, di non circoscrivere geograficamente le possibilità di adozione; eravamo disposti a portarlo anche lontano, purché trovasse una buona casa.

Aspettiamo di sentire la sua opinione, forse non è tutto qui quel che possiamo fare per Pallino...


Tarty si è innamorata. Da quasi 25 giorni non mi faccio una dormita come si deve; quando sono tornata in campeggio ho trovato la mia gatta impazzita, dedita a fughe giornaliere e smanie notturne causate da un signor gatto che alle 5 esatte veniva a miagolarle la corte proprio sotto alla mia finestra.
Niente da fare, non c'era modo di trattenere Tarty in roulotte; alle 5 la mettevo fuori e cercavo con un occhio di riaddormentarmi (invano) e con l'altro di sorvegliare i due felini.
Miagolii di ogni sorta, soffi, fughe e zampatine, finché... scocca la scintilla. Tarty e Pasha vengono ripetutamente avvistati mentre crocchiano Amì dalla stessa ciotola.

Si scoprirà poi che Pasha non è un gatto randagio, ma di una signora che pensa bene tutte le estati di liberarli appena arriva in campeggio, per riprenderselo solo al momento di tornare a casa. Per evitare che io strozzi la suddetta signora, una delegazione di campeggiatori insonni (le serenate feline, si sa, sono molto rumorose) sfodera la propria diplomazia e Pasha non si farà più vedere, spezzando il cuore di Tatina.

Per il resto, basta leggere gli appunti di viaggio dello scorso anno (uno, due, tre, quattro) e aggiungere diversi chili e un anno di esperienza alla bestiaccia, il che significa meno fili ingarbugliati e più pigrizia diurna, ma anche più forze, cosa che ha generato scene come questa a destra: Tarty giunta a tre metri e mezzo di altezza, perfettamente convinta di essere un koala, cerca di raggiungere la cima dell'eucalipto.

Inoltre, nel giro di poche ore la gatta ha perfettamente ingranato il meccanismo felino di sonno/veglia, cioè dormire 16-18 ore al giorno, e svegliarsi soltanto tra le 5 e le 8 del mattino, e le 9 e le 24 della sera, più o meno. Al 15esimo giorno di insonnia, ho iniziato a odiarla profondamente e rimpiangere i latrati di Pallino.



Personalmente, nulla da segnalare, ho vissuto vacanze atipiche perfino per i miei standard, ho letto molto ma non quanto avrei voluto; non ho fatto neanche metà delle cose che mi ero ripromessa; ho dovuto adattarmi ai ritmi di Tarty col risultato di dormire per gran parte della giornata.

Adesso cercherò di incastrare l'operazione di scrittura dei post nell'insieme caotico della mia vita, quindi non so quando tornerò a farmi sentire.

Prima però ringrazio tutti coloro che mi hanno augurato buone vacanze, chiunque abbia risposto al messaggio su Pallino (e ancor più chiunque l'abbia fatto girare) e rispondo alla richiesta di hooverine (felice di rivederti qui, Flo; scrivimi, se ne hai voglia! Mi spiace sentire che per te non è stato un bel periodo...) riguardante l'autocostruzione di un germogliatore: è assolutamente possibile, facilmente e a poco prezzo, crearselo in casa. Qui le istruzioni di erbaviola.


Detto questo, mi dileguo, sprizzando bacetti a destra e a manca, sperando di tornare presto e trovarvi tutti ad aspettarmi.

11 agosto 2007

Pallino

Tempo fa, mentre mi accostavo per la prima volta all'animalismo (come scelta di vita personale) e all'attivismo all'interno di un'associazione, una persona che stimo molto mi disse di pensarci due volte, prima di invischiarmi in una simile faccenda.
Mi disse che quando ci entri poi è impossibile tirarti indietro, e rischi di finire per trascurare la tua stessa esistenza per portare avanti la causa, per aiutare animali in difficoltà, bisognosi di cure o di una famiglia.


Non ci ho voluto credere, ma ho scoperto a mie spese la veridicità di quel consiglio.

Col passare del tempo, scopro di riuscire sempre meno ad essere impermeabile alle brutture, alle torture che vengono inflitte agli animali.
Soprattutto riesco ad essere sempre meno indifferente agli sguardi randagi che capto in strada. Mi sento impotente quando guardo a tutto quello che ci sarebbe da fare, ma cerco di non farmi travolgere dallo scoramento e di agire per quanto mi è possibile... e quindi, quella previsione sta iniziando ad avverarsi.




Prima sera del campo scout nell'area pic-nic "il capanno" a Bardiglia (comune di Acerno).
Tanta stanchezza per aver tirato su tutte le strutture, un po' di nervosismo perché come sempre c'è qualcosa da aggiustare e risistemare, io mi accingo a prendere possesso del mio dominio (la cambusa) quando... dalla tenda-dormitorio dei maschietti si levano urla altissime: c'è un intruso!
Parapiglia generale, grida di qua, tira di là, spingi, urla e agita le mani, salta fuori dalla tenda, addirittura, un cane.

Quando sarò tornata dalle vacanze, dovrò dire due paroline sul modo strano in cui il gruppo con cui ero interpreta il punto 6 della legge Scout, "Amano e rispettano la natura"; non nascondo la mia forte delusione, dalle molteplici cause, ma ne riparlerò con calma.

Allontanare il cane diventa un'esigenza prioritaria, mi faccio avanti io, lo prendo per il collarino e cerco di portarlo via... lui subito di sdraia sulla schiena, spianando il collo e guaendo disperatamente. E' solo un cucciolone, spaventatissimo, e tutto quel trambusto lo confonde ancora di più.
Insomma, tenendolo per il collare mi faccio il giro della struttura chiedendo a tutti i presenti (pochi, visto che sono già le 21) se il cane è loro. Ovviamente non risulta che il proprietario sia lì.
Provo a lasciarlo in un angolo, ma lui torna nella tenda dei ragazzi, si nasconde in un cantuccio e cerca di non farsi vedere; lo ritiro fuori e allora si decide di legarlo ad un albero per la notte... così non darà fastidio e l'indomani si vedrà.

Ancora una volta sono io a dovermene occupare, col cuore straziato dai lamenti disperati di questa bestiola... che mi sembra, a naso, non essere del tutto a posto. Mi accorgo che continua a leccarsi l'attaccatura della coda; lo porto sotto la luce per vedere bene e il cuore mi si spacca in due.

Scopro un buco enorme nella schiena di questo povero cane, una voragine profonda quasi tre centimetri, larga due e lunga quattro. Vedo la carne viva, intravedo qualcosa di bianco che potrebbe essere la colonna vertebrale, vedo anche due puntolini che mi sembrano subito larve.
Vedo tutto ciò prima di poter distogliere lo sguardo, ma non guardo a lungo perchè i lacrimoni che mi riempiono gli occhi mi fanno da scudo all'orrore che stringo tra le braccia.

Non posso fermarmi, la rabbia verso chi gli ha fatto questo mi assale, mi invade la tristezza per questa creatura sofferente, mi chiedo come diavolo ho potuto non accorgermene prima, come possa scodinzolare ancora con una simile ferita.

Piango, piango, e non so che fare, sento il freddo pungermi la pelle e penso al cucciolo che sto lasciando legato, senza un riparo, perché non può starci mica tra i piedi, perchè è un cane.
Mi sento devastata dentro, ma devo lasciarlo lì, dormo malissimo col pensiero della creatura martoriata che, chissà perché, mi è capitata tra le mani.

Per fortuna al mattino lo ritrovo, con i suoi occhietti dolci, ad aspettarmi; lo porto al fiume a bere, facciamo una passeggiata per i bisognini, lui mi guarda sempre e i suoi occhi sono fissi su di me...

Mi faccio coraggio, supero il ribrezzo, mi armo di guanti e osservo la ferita. Sì, è brutta, è grandissima e mi fa piangere ancora, ma almeno non sanguina, non puzza, dentro sembra pulita e il cane ha una voglia matta di correre, tirare il guinzaglio, saltare...
Lo battezzo Pallino e cerco di capire cosa fare con lui.

Sono praticamente isolata: il mio telefono è l'unico che riceve il segnale (ma solo a sprazzi), non ho l'automobile, il veterinario più vicino è a un'ora di viaggio ma nessuno mi ci può portare e in generale la presenza del cane è mal vista dai capi, non devo tirare troppo la corda.

Mi attivo telefonando alla mia consigliera più fidata; mentre lei cerca di trovarmi dei contatti locali io farò del mio meglio per tenere sotto controllo la ferita. Mi si prospettano dieci giorni molto lunghi...
Ben presto iniziano a cascarmi le braccia, finalmente capisco perché i cani ben tenuti che ho visto in città si contano sulle dita di una mano: il supermercato vende solo scatolette Miglior cane, l'unica farmacia del posto non tiene prodotti a uso veterinario e non li prende neanche su ordinazione, e in generale la disponibilità e la competenza che riscontro nei miei pellegrinaggi si avvicina allo zero.

Ritorno al campo con una confezione di Cicatrene polvere dalla quale non mi separerò mai e cospargo abbondantemente Pallino, inondandolo anche di pensieri positivi, speranze e preghiere, mentre prometto che contatterò al più presto l'ASL competente perché vengano a prendere il cucciolo.

Altro giro di telefonate e scopro che il canile più vicino è quello di Cicerale. Il nome mi ricorda qualcosa, e soprattutto mi puzza; la mia consigliera mi conferma che piuttosto che mandarlo a Cicerale sarebbe meglio piantargli una pallottola in testa, così abbandono l'idea. Preferisco tenermelo lì e cercare aiuto in altro modo.


Pallino mi guarda con piena fiducia, non sa che sono piena di dubbi, che mi domando da dove sia venuto, cosa gli sia successo di preciso, perché aveva un collare e il pelo lucido e fosse poi invece coperto, ricoperto di zecche, e andasse in giro con una tale ferita. Non sa che mi sto tormentando perché quel posto non è sicuro per lui, ma non so come portarlo via; non so come curarlo, temo che la ferita degeneri, temo per la sua vita e il tempo che posso dedicargli non è molto. Non sa che oscillo continuamente tra idee diverse senza riuscire a capire quale sia la più sensata: cercare aiuto dagli animalisti locali (che però non rispondono al telefono), dalle autorità competenti (che però potrebbero portarmelo via...), mobilitare le mie conoscenze (chiedendo però un favore enorme), prenderlo semplicemente con me (lasciando poi la responsabilità di tutto ai miei genitori, dato che spesso non sono in casa).

Sto male, e col passare del tempo mi accorgo che Pallino si affeziona a me. Abbaia appena mi allontano e diventa difficilissimo conciliare i miei impegni con la sua presenza.

Sono stati dieci giorni di paura, e di stress. Ho visto qualche spiraglio di luce quando mi accorgevo che la ferita si andava rimarginando, che le zecche che cospargevo tutte le sere di olio morivano e cadevano, che ferite vecchie passate inosservate perdevano la crosticina lasciando il posto alla pelle nuova tutta bianca; ma ho brancolato molto più spesso in un buio profondo, quando calava la notte e Pallino si infilava nel suo cartone per proteggersi dal freddo intenso, quando abbaiava a lungo e disturbava le attività del campo, quando riusciva a liberarsi della corda e correvo a riprenderlo in tenda per sottrarlo alla violenza di uno dei ragazzi, quando mi chiedevo che ne sarebbe stato di lui.


Chissà se sono stata un'eroina oppure una pazza, a fare quel che ho fatto. Forse soltando non mi sono preoccupata troppo, ho vissuto giorno per giorno e ci è andata, tutto sommato, bene.


Ho giocato le carte che potevo, quelle che mi sembravano valide, ma alla fine non ce l'ho fatta da sola e ho dovuto chiedere aiuto.
Pallino attualmente è in Umbria, da una persona di cui mi fido ciecamente, ma alla quale so di aver causato una grande difficoltà affidandole la sua custodia.
Per favore, aiutatemi a cercargli una casa.



Presto Pallino andrà dal veterinario e saprò dirvi qualcosa di più sul suo stato di salute, la sua età eccetera. A me sembra che si sia ripreso molto bene.
E' un maschietto di taglia medio-piccola, col pelo corto; è molto dolce e direi anche piuttosto sveglio.
E' un gran curiosone e fa un po' lo spaccone con gli altri cani, ma sembra tutta scena e spero che gli passerà crescendo.

Forse nei prossimi giorni troverete qui degli aggiornamenti, nel frattempo vi prego di far girare il più possibile la voce.
Io l'avrei tenuto volentieri, ma la vita che faccio attualmente non si concilia con la presenza di un cane, per quanto educato come lui.
So che ormai, con la ferita già quasi guarita, Pallino ha perso un po' della priorità che poteva avere su altre adozioni, ma credo che il trauma ricevuto sia stato molto forte per lui.

Ha molto da dare, a chi saprà dargli una nuova vita.