Non l'avessi mai detto, che non faceva per me.
Dopo aver usato per 8 mesi gli
assorbenti di stoffa, a forza di incappare mio malgrado nell'argomento mooncup, ho deciso di ordinarla, nonostante lo scetticismo.
Non l'ho fatto perché sono rimasta scontenta degli assorbenti di stoffa, affatto; semplicemente, mi sono sentita pronta - o almeno disposta - a tentare quello che ritenevo fosse il passo successivo, per i suoi numerosi vantaggi in termini di comodità, economia ed
ecologia.
Arriva il pacco. Grazie ad un improvvisato gruppo d'acquisto su forumetici, compro la mia mooncup dalla
Bottega della luna al costo (spedizione inclusa) di 28 euro.
Suggestionata dai racconti sull'enormità dell'oggetto mi aspettavo una sorta di imbuto di dimensioni spropositate; pertanto, al primo sguardo, esclamo "così piccola?". L'impressione è positiva, la coppa è flessibile e morbida, e mi crogiolo nell'idea che usarla sarà un gioco da ragazze.
Il giorno seguente la guardo di nuovo e mi rendo conto che è ENORME. Trascorro il mese successivo tra disperazione e un vacuo ottimismo, leggendo il libretto di istruzioni accluso fino ad impararlo a memoria (cullo la speranza che possa proteggermi, come un mantra).
Giorno prima delle mestruazioni. Decido di ignorare il libretto (che per impratichirsi suggerisce un primo utilizzo negli
ultimi due giorni del ciclo) dando invece credito alle esperienze di altre donne, che l'hanno provata anche senza avere le mestruazioni (la mooncup, a differenza dei tamponi interni, non ha potere assorbente, quindi non crea problemi di attrito). Mi tuffo in una serie di tentativi per prepararmi all'evento.
Risultati: nulli.
Morale: a terra.
Non ce la farò mai.
Giorno 1. Le mestruazioni mi arrivano mentre sono in spiaggia a leggere Kathy Reichs, avvolta nel telo da mare per arginare l'ipotermia (il sole è offuscato da una ragnatela di nuvole bizzarre. Penso a pasionario e alle scie chimiche e sento acutamente la mancanza di casa). Trotterello verso la tenda, invasa da una gioiosa angoscia: comunque vada, è giunto il momento della verità.
La mooncup è stata sterilizzata, il gambo accorciato dopo le prove del giorno precedente, ho il bagno tutto per me: posso avviare le operazioni in gran segreto.
Cercando di respirare come se stessi contemplando il cielo stellato (con ritmo placido e regolare: inspirare... espirare... inspirare... espirare...), lotto per 15 minuti con la coppetta. Accanitamente.
Provo la tecnica di piegatura numero 1, poi la numero 2 (indicata solo nel libretto di istruzioni, non c'è sul sito; strano, perché si è rivelata quella vincente!); mi metto in piedi, mi accovaccio, mi siedo, spingo, giro, tiro, sposto, mi sforzo di rilassare i muscoli mentre il respiro mi si strozza in gola (niente da fare!, penso, mentre la mia vagina protesta: "non penserai di infilare quel
coso qui dentro, vero?"), il sudore mi cola a rivoletti ovunque, ma poi accade il miracolo.
Non so come, la coppetta è entrata.
Mi alzo in piedi incredula e in effetti non sono sicura che la coppa sia
dentro. Dove diavolo è finita? Non riesco né a sentirla né a toccarla e non ho idea di come farò a toglierla. L'esultanza iniziale si affievolisce quando mi visualizzo al pronto soccorso, con una lampada puntata negli occhi, mentre l'intero reparto ginecologico mi fruga allegramente tra le gambe, bloccate sulle staffe di un lettino. Sopprimo l'idea e mi mantengo ottimista: il mio corpo, nella sua spontanea e meravigliosa saggezza, saprà di certo aiutarmi al momento giusto.
Mentre aspetto quel momento, mi distraggo cercando di convincermi che i capogiri avvertiti durante il posizionamento
non indicano sindrome da shock tossico, ma solo grande emotività. Mi lavo le mani, e non riesco a credere di avercela fatta. Sono stremata e felice.
Quattro ore dopo. Sono le 23, casco dal sonno e i dolori mestruali sono giunti alla loro intensità media (bollino arancione). Vado in bagno cercando di ignorare il parentando che gioca a carte 2 metri più in là; mi siedo sulla tazza (è la posizione più comoda) e cerco di afferrare il gambo della mooncup.
Mi pento in un lampo della costanza con cui da 12 anni mi faccio crescere le unghie: le cure continue le hanno trasformare in artigli d'acciaio... Cambio strategia, e tento non di afferrare, ma almeno di
toccare la sporgenza della coppetta. Riesco appena a sfiorarne la superficie, ma nulla più, e mi domando se è il caso di chiamare il soccorso speleologico. Mi rimbalzano nella testa echi di voci di corridoio sul tema "preservativi smarriti in vagina" e "tampax col filo spezzato mai più ritrovati"; il panico minaccia di assalirmi, mentre mi domando per quanto tempo potrei tenermi dentro la mooncup, simulando indifferenza, prima di andare in setticemia.
Cinque minuti dopo. Invoco tutta la potenza repressa dei miei muscoli vaginali. Ringrazio
Jacopo Fo per avermeli fatti scoprire (detto così suona ambiguo?), e il
signor Kegel per avermi aiutato a svilupparli. Capisco finalmente cosa intendono le ostetriche quando nei film incitano a "spingere", e sento spuntare tra le dita non solo il gambo, ma addirittura la base della coppa.
Sono troppo sollevata per fare qualcosa di più che stringerla convulsamente e tirare, tirare, tirare; per caso, schiaccio la base abbastanza da allentare l'aderenza, e la mooncup scivola fuori, facendomi però più male del dovuto (non l'avevo schiacciata sufficientemente in alto e il bordo esce completamente aperto).
Il cono traslucido sporco di sangue mi sembra la "creatura" più bella del mondo; accendo la luce per rimirarla meglio e mi congratulo per l'ottimo lavoro: circa un cucchiaino di sangue rosso vivo giace nell'alveo di silicone, mentre il mio assorbente di stoffa, messo per sicurezza, si rivela immacolato. Rovescio la coppa nel lavandino, rimpiangendo di non essere a casa per innaffiarvi le piante, e un dubbio mi assale: il desiderio di
correre coi lupi mi sta trasformando in una feticista del mestruo?
Considerando lo sforzo volutoci per non fotografare la scena, devo ammettere di sì.
E adesso? Lavo mani e coppa e intavolo trattative con me stessa: reggendo la mooncup come se fossi
Amleto mi domando se reinserirla o meno. Mi torna in mente un ritratto di
Ofelia morta nel lago (forse per sindrome da shock tossico?) e mi rispondo che tutto sommato la gloria può attendere: per questa notte voglio dormire tranquilla. Non riesco a scacciare dalla testa l’idea che il sangue, trovandosi l’uscita sbarrata, risalirà le tube di Falloppio mandandomi in setticemia (il sonno gioca brutti scherzi). Cerco di convincermi che questo non può realmente accadere, ma il cervello, già addormentato, non mi ascolta.
Mezzanotte. Io e il mio assorbente di stoffa andiamo a letto. Sento di essere tornata sul pianeta Terra (e neanche mi ero accorta di averlo abbandonato), mi rilasso e mi addormento sperando che Tarty stia relativamente buona, lei e il suo innamorato, ma questa è un’altra storia…
Giorno 2. Mi sveglio con una sgradevole quanto nota sensazione di appiccicaticcio intorno alle cosce, alla quale in poche ore mi ero già disabituata.
Nel cuore della notte ho provato ripetutamente a inserire mooncup, ma il mio corpo ha opposto una tale resistenza da farmi pensare a un improvviso "attacco" di
vaginismo; pertanto sono molto sfiduciata: inizio a credere che finora sia stata solo fortuna, e l’esperienza sia irripetibile.
Invece, bastano 5 minuti per beccare l’angolazione giusta; la coppetta entra dolcemente e si dispiega subito, lasciandomi a bocca aperta. Il meccanismo resta avvolto da un velo di mistero, e mi domando scoraggiata dove sia il manuale di istruzioni della mia vagina…
Ore 14. Primo cambio della giornata. Corono finalmente il mio sogno di sempre: sapere con esattezza l’ammontare delle mie perdite mensili (risulteranno, secondo la graduazione della coppa, 65 ml in tutto, anche se mi sembra troppo poco!). Ancora una volta l’estrazione risulta un po’ dolorosa, a causa delle unghie; il reinserimento richiede tempo, ma procede bene. Taglio un altro pezzo di gambo e la vestibilità si avvicina alla perfezione; mi sento così comoda da desiderare ardentemente di andare a mare… Se solo la si potesse portare per 7 giorni di seguito, senza mai toglierla!
Non registro nulla di insolito, nessun fastidio, tranne un frequente bisogno di fare pipì: è la coppa che preme sulla vescica, o finalmente riesco a bere tanto quanto dovrei?
Giorno 3. Dopo aver accorciato il gambo, le cose vanno molto meglio. Scopro che davvero non è necessario toglierla per espletare i propri bisogni corporali… e meno male, perché continuo a fare pipì più spesso del solito. La tenuta è stata perfetta, tranne di notte: al risveglio mi ritrovo leggermente macchiata e non capisco il motivo. Tuttavia, riposiziono la mooncup e l’incidente non si ripeterà più.
Ormai le operazioni di estrazione e inserimento non sono più un incubo e mi riescono con sufficiente scioltezza e velocità. Il desiderio di fare il bagno in mare viene frenato solo dall’idea che potrei diventare facilmente un bocconcino per pescecani…
Per il resto, mooncup sembra essere diventata parte di me e non mi da più alcun pensiero, me la dimentico quasi; i giorni seguenti scivolano via e al termine delle mestruazioni non mi sono proprio accorta di aver avuto perdite di sangue. Ho dovuto cambiarmi solo 3 volte al giorno e senza mai sporcarmi (a parte quella notte in cui forse avevo spinto troppo in su la coppa, facendole perdere aderenza).
Ho speso 28 euro per uno strumento che potrebbe durare, se ben tenuto, fino a dieci anni.
Calcolo rapidamente…
Pagavo un pacco dei miei assorbenti (Lines seta ultra con ali, da 16 pezzi) circa 2 euro (comprandoli "all’ingrosso"; altrove il loro prezzo oscilla tra i 2.50 e i 2.90 euro), e ogni due cicli consumavo tre pacchi. In un anno buttavo quindi quasi 40 euro di assorbenti (se ho contato bene
), ma avrei potuto arrivare a più di 50 comprandoli altrove.
Il risparmio economico, dunque, è notevole; le considerazioni ecologiche fatte passando agli assorbenti di stoffa valgono anche per mooncup: niente più abbattimento continuo di alberi per imbottire gli assorbenti, niente più problema continuo di smaltimento del rifiuto.
[L´impatto ambientale degli assorbenti igienici da donna è enorme. In Europa occidentale ogni giorno se ne producono 24 miliardi: l´equivalente di un grattacielo alto 200 metri e con una base grande come un campo da calcio.
Ogni donna durante la sua vita consuma almeno diecimila assorbenti igienici, costituiti da strati di cellulosa, cotone, fibra di legno, ma anche materiale sintetico. La biodegradazione di un assorbente richiede dai 100 ai 500 anni!]
Ne sono entusiasta, una volta indossata è davvero comodissima, non si sente affatto; la consiglio anche a chi non ha molta confidenza col proprio corpo; se ci sono riuscita io, ci può riuscire qualunque donna.
Leggete le istruzioni (troverete un libretto nella scatolina; ci sono anche tradotte in italiano, cercatele bene), state rilassate e andrà tutto liscio!
Ps: non ho potuto resistere, devo segnalarlo. Andate a guardare
questo video su youtube. E' troppo carino!
Inoltre, trovo molto interessanti le
istruzioni per mettere e togliere mooncup (utili per comprendere i movimenti da eseguire) e la
video panoramica delle alternative ai tamponi (peccato che non sia tradotta); e poi, la pagina di wikipedia dedicata alle coppette mestruali, in
inglese e in
italiano. Occhio ai collegamenti esterni.
Per concludere... proprio prima di comprare mooncup, ho realizzato diversi assorbenti di stoffa che non ho avuto occasione di indossare. A questo punto, probabilmente, non li userò mai. Sono nuovissimi; quindi, nel caso voleste assicurarvi una protezione comoda ed ecologica contro eventuali gocciolamenti di mooncup, specie di notte, sono disposta a spedire gli assorbenti che mi sono avanzati. Ormai non mi servono più e, come ho detto, sono nuovi: io guadagnerei spazio, voi evitereste di doverli ordinare on line pagando spese di spedizione e minimi d'ordine...
Si tratta di questi
qui, realizzati in flanella di cotone e spugna di cotone; sono sottili, ma assorbiranno efficacemente le piccole perdite della coppetta, se dovessero essercene. Se siete interessate, scrivetemi una e-mail attraverso il profilo.
Se volete realizzarli da sole, oltre alle istruzioni fornite in precedenza potete consultare
questo blog (...sono molto più belli dei miei!). Comunque sia, buone mestruazioni a tutte voi!
EDIT (31/08/08): L'autorevole studioso
di fama mondiale
Hinikko, dopo avermi tartassata di domande su durata dei giorni di mestruazione, frequenza annua del ciclo, numero di assorbenti per ciclo eccetera, contesta il dato secondo cui ogni giorno in Europa occidentale si produrrebbero 24 miliardi di assorbenti, giudicandolo decisamente eccessivo. Dopo lunghe discussioni siamo giunti alla conclusione che probabilmente il dato reale sia 24 milioni, ma essendomi venuto il mal di testa dopo i primi 2 minuti di calcolo, non ci giurerei e devo fidarmi di lui.